"(...) le tenute a giardino, fra edificio ed edificio, con le viti che formano arcate verdi, coi boschetti di aranci e con gli oleandri fioriti, a venti, trenta e quaranta piedi al di sopra della strada (...)." (Charles Dickens, Pictures from Italy, 1846)
"Una caratteristica sono i dipinti di architettura invece che della realtà. Ogni sorta di elaborata architettura è rappresentata negli affreschi." (Herman Melville, 1857)
Uno dei segreti più affascinanti da svelare dei vicoli di Genova è la bellezza inaspettata racchiusa in molti edifici privati.
Spesso, passando distrattamente nelle caruggi e notando vecchi portoni, non ci accorgiamo che basterebbe superare quella soglia per essere catapultati in splendidi cortili, ninfei, scaloni e saloni nobiliari affrescati dai migliori artisti chiamati a Genova per decorare le dimore dei Patrizi.
Tramonto estivo in Strada Nuova (foto di Antonio Figari) |
2. Palazzo Cereseto
3. Palazzo in Via San Bernardo n. 25
4. Palazzo De Marini
5. Palazzo in Piazza San Bernardo n. 25
17. Palazzo Fulco De Castro
25. Palazzo in Via Giustiniani n. 8
32. Palazzo Acquarone Pieri
34. Palazzo Giovanni Bernardo Veneroso
39. Casa Massuccone
40. Palazzo in Via di Porta Soprana n. 5
51. Palazzo in Vico Caprettari n. 3
54. Palazzo Senarega-Zoagli
56. Palazzo in Via San Lorenzo n. 15
64. Palazzo Filippo Sauli
68. Palazzo in Vico Scudai n. 1
73. Palazzo Bafico (Piazza delle Cinque Lampadi n. 17)
74. Palazzo in Vico delle Cinque Lampadi n. 1
77. Palazzo Adorno
80. Palazzo in Via San Luca n. 1
83. Palazzo Lercari (Via Orefici n. 2)
84. Palazzo in Campetto n. 3-5
85. Palazzo Gio. Battista Imperiale
87. Palazzo Gio. Giacomo Imperiale in Via Scurreria n. 14-18 r
88. Palazzo Gio. Giacomo Imperiale in Via Scurreria n. 3
89. Palazzo Gio. Giacomo Imperiale in Via Scurreria n. 2
90. Palazzo in Via di Scurreria la Vecchia n. 5
91. Palazzo Nicolò Imperiale
93. Palazzo Piazza Soziglia n. 1
99. Palazzo in Piazza De Franchi n. 8
100. Palazzo in Via delle Vigne n. 7
103. Palazzo in Vico della Lepre n. 7
105. Palazzo Spinola Balestrino (Via della Maddalena n. 26 e Vico dietro il Coro delle Vigne n. 11)
106. Palazzo in Piazza della Posta Vecchia n. 1
109. Palazzo Antonio De Franchi
110. Palazzo De Franchi - Rebisso - Piaggio
115. Palazzo in Vico Superiore del Ferro n. 1
116. Palazzo De Mari
118. Palazzo in Via Luccoli n. 21
119. Palazzo Tomaso Franzone
120. Palazzo Nicolò Spinola di Luccoli (Palazzo Franzone Spinola)
121. Palazzo Ansaldo De Mari e fratelli
122. Palazzo Giovanni Garibaldi
123. Palazzo Stefano Doria (Palazzo Doria Serra)
124. Palazzo in Via Chiossone n. 7
125. Palazzo Doria Carcassi (Fondazione Carige)
126. Palazzo Doria Marana
127. Palazzo Antonio Grimaldi Cebà
128. Palazzo Gio Batta e Gio Stefano Doria
129. Palazzo Domenico Doria
130. Palazzo Giorgio Doria (Palazzo Doria Quartara)
131. Palazzo Lamba Doria
132. Palazzo Lazzaro Doria (poi di Andrea Doria)
133. Palazzo Doria Danovaro
134. Palazzo Giulio Pallavicini
135. Palazzo Doria De Ferrari Galliera
136. Palazzo Doria De Fornari
137. Palazzo Orsini
138. Palazzo Gerolamo Pallavicini
139. Palazzo in Vico dei Parmigiani n. 1
140. Palazzo Giacomo Spinola
141. Palazzo Agostino Spinola (Palazzo Spinola di Luccoli - Cervetto)
142. Palazzo Luciano Spinola di Luccoli
143. Palazzo Tomaso Spinola (Palazzo Spinola Pessagno)
144. Palazzo Giorgio Spinola
145. Palazzo Oberto Spinola (Palazzo Spinola Celesia)
147. Palazzo Antonio Doria (Palazzo Doria Spinola)
148. Palazzo Spinola di Luccoli – Balestrino
149. Palazzo Ayrolo Negrone
150. Palazzo Paolo Battista e Niccolò Interiano (Palazzo Interiano Pallavicini)
152. Palazzo Agostino Pallavicino
153. Palazzo Pantaleo Spinola
154. Palazzo Franco Lercari
167. Palazzo in Vico di Portanuova n. 5
168. Edificio in Vico dei Droghieri n. 1, 3, 5
169. Palazzo Gentile (Vico delle Fasciuole n. 14)
170. Palazzo in Via San Siro n. 2
171. Palazzo in Via San Siro n. 1
172. Palazzo in Vico San Siro n. 1
178. Palazzo Gio. Domenico Spinola
179. Palazzo in Salita Carbonara n. 61
181. Palazzo Gregorio ed Egidio Lomellini
183. Palazzo Lomellini Dodero
185. Palazzo in Via Lomellini n. 9
187. Casa Medievale in Vico Adorno n. 6
192. Palazzo Cambiaso (Via al Ponte Calvi n. 6)
195. Palazzo Filippo Spinola
203. Palazzo Pietro Spinola di San Luca
205. Palazzo Spinola in Via della Maddalena n. 34
209. Palazzo Ambrogio Spinola
210. Palazzo Cristoforo Spinola (Piazzetta Jacopo da Varagine n. 2)
214. Palazzo in Vico Superiore di Pellicceria n. 1-1r-3r
217. Palazzo in Via del Campo n. 2
218. Palazzo in Vico San Marcellino n. 3
219. Palazzo in Piazza San Marcellino n. 6
220. Palazzo in Piazza San Marcellino n. 4
222. Palazzo Vico del Campo civico n. 2
1. Palazzo Agostino e Giacomo Salvago
Palazzo Salvago (foto di Antonio Figari) |
Questo palazzo, sito in Piazza San Bernardo al civico 26, fu costruito per volere di Agostino e Giacomo Salvago nel 1532 nella curia medievale degli Streggiaporco.
Nel 1550 la piazza ed il palazzo furono oggetto di un "restyling" e le bande bianco e nere vennero coperte da uno strato di intonaco sul quale Ottavio Semino eseguì i suoi affreschi.
Nel restauro del 1937 si decise di riportare alla luce le antiche bande bianco e nere.
Lo splendido portale marmoreo cinquecentesco è opera di Giacomo della Porta e Nicolò da Corte.
Una curiosità è legata alle due figure sopra al portale: esse rappresentano due uomini selvaggi appoggiati a leoni che alludono al nome della famiglia ("Salvago" da "selvaggio").
Lo stemma della famiglia Salvago, che si trovava sopra il portale in mezzo ai due selvaggi, fu, come molti altri stemmi nobiliari, distrutto nell'ondata rivoluzionaria di fine settecento.
Uno dei due uomini selvaggi sopra il portale di palazzo Salvago (foto di Antonio Figari) |
2. Palazzo Cereseto
Sito in Piazza San Bernardo al civico 24, questo edificio prende il nome dal senatore del Regno d'Italia che ne fu proprietario.
Edificato su preesistenze medievali, di cui si conservano tracce negli archi a sesto acuto ancora presenti, il palazzo raggiunge il suo massimo sviluppo nell'età barocca, momento in cui acquista l'aspetto odierno.
fine settecento.
Conserva un bel portale marmoreo con paraste a bugnato e un timpano con al centro il monogramma di Cristo, e una bella facciata affrescata a quadrature con motivi architettonici recentemente restaurata.
I prospetti su Vico Semino e Archivolto Mongiardino sono stati riedificati dopo i danni subiti nella Seconda Guerra Mondiale.
La facciata di Palazzo Cereseto (foto di Antonio Figari) |
3. Palazzo in Via San Bernardo n. 25
(...continua)
4. Palazzo De Marini
Sito all'angolo tra Piazza San Bernardo e Vico Vegetti, questo palazzo venne demolito a parziale pena di Claudio De Marini, colpevole di congiura.
Sull'area su cui esso insisteva nel 1627 viene edificata la Chiesa di San Bernardo (di cui oggi rimane il campanile, trasformato in appartamenti, una lapide al pian terreno dell'edificio e altre lapidi in facciata nel retro del palazzo), mentre sull'attigua area di Palazzo Paolo De Benedetti (vedi il relativo paragrafo in questa pagina) viene edificato il Monastero.
La Chiesa, espropriata, diviene Scuola di Carità prima del 1846; oggi è sede di una scuola statale, mentre i locali al pian terreno sono occupati da un noto locale dei vicoli, il "Moretti" (vi rimando alla pagina de le CHIESE di GENOVA per approfondire la storia della chiesa di San Bernardo).
5. Palazzo in Piazza San Bernardo n. 25
(...continua)
6. Palazzo Alessandro Giustiniani
Sito in Via San Bernardo al civico 21, prende il nome di Alessandro Giustiniani poichè come palazzo di sua proprietà viene inserito nell'elenco dei Rolli nel 1599.
L'edificio risale al XIV secolo: nonostante le profonde trasformazioni subite è ancora visibile al piano terreno, in un locale alla sinistra del portone (oggi ristorante messicano "Veracruz", i cui proprietari ringrazio per l'ospitalità concessami per scattare alcune foto e per l'ottimo spuntino offertomi) è ancora conservato parte dell'antico cortile interno del piano terreno con due splendide coppie di colonne binate. Dal cortile anticamente partiva lo scalone che conduceva al piano nobile. Oggi lo scalone moderno sale direttamente dal portone e non è più collegato con quello che fu il cortile interno ma la parte alta dell'antico scalone e una loggia balaustrata al piano nobile (in parte purtroppo tamponata), che conserva ancora alte colonne ioniche, ci fanno intuire l'antica bellezza ancora viva in questo edificio.
Il portale esterno è sorretto da due grandi telamoni di gusto vicino alle sculture di Taddeo Carlone.
In questo luogo, Via San Bernardo civico 19, nel Medioevo sorgeva il Palazzo della famiglia degli Zaccaria, nota ai più per il condottiero della battaglia della Meloria, quel Benedetto Zaccaria che con la sua flotta personale fu artefice di questa storica vittoria nel 1284. Gli Zaccaria furono anche coloro che portarono a Genova la cosiddetta "Croce degli Zaccaria", oggi conservata nel Museo del Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo (trovate un approfondimento alla pagina de le CHIESE di GENOVA nel paragrafo dedicato alla Cattedrale di San Lorenzo), sacra reliquia che custodisce due frammenti della croce di Cristo, commissionata nel IX secolo dal fratello dell'Imperatrice Teodolinda e precedentemente conservata a Efeso nella Basilica di San Giovanni Evangelista, e che, come la storia ci racconta, fu a lungo custodita in questo palazzo.
La facciata conserva ancora i tratti medievali nella fasce bianco e nere e in alcuni particolari come la bifora gotica murata al piano terreno.
Superato il portone Vi ritroverete in un ambiente rinascimentale caratterizzato dal cortile, dallo scalone e dalle logge che su questo si affacciano.
Il cortile è abbellito da una seicentesca statua muliebre, entro una nicchia e sormontata da una conchiglia, che viene associata alla figura della dea Venere.
Un lungo scalone a sinistra della nicchia con Venere conduce in Via di Mascherona dove l'edificio ha la sua seconda uscita e alla sinistra dello stesso scalone un altra scala vi conduce in una parte moderna del palazzo dove vi è anche ciò che rimane dell'antico giardino.
Oggi il palazzo, suddiviso in appartamenti, dopo un attento restauro, ha ritrovato parte della sua antica bellezza che si può godere giungendo nel cortile loggiato.
Edificato nel XVI Secolo su preesistenze medievali, questo edificio era di proprietà dei Giustiniani e a loro nome è presente nei Rolli più volte.
Agli inizi dell'Ottocento diventa circolo sotto il nome di "Festone dei Giustiniani": famose le feste di carnevale che qui si svolgevano.
Demolito nel 1850, al suo posto viene edificato un palazzo "da reddito" con ingresso su Piazza Embriaci 4.
Sopra l'attuale ingresso è posta una bella edicola votiva raffigurante il Beato Sebastiano Maggi e non distante in facciata è presente una bella colonna in marmo bianco.
9. Palazzo in Piazza Embriaci n. 2
Esso conserva in facciata magnifici affeschi del XVI secolo, opera di ignoti artisti lombardi e genovesi, simili a quelli ancora presenti in facciata di soli altri sei palazzi nei vicoli di Genova: Palazzo Cattaneo della Volta in Piazza Cattaneo, Palazzo Leonardo Grillo Cattaneo lato Vico del Fumo, Palazzo Sauli in Piazza Sauli al civico 7, Palazzo Giulio Sale lato Salita Santa Maria di Castello, Palazzo Grillo Cattaneo in Piazza delle Vigne, Palazzo Paolo Doria in vico San Matteo al civico 12, tutti descritti in questa pagina. Questa decorazione è muta testimone degli stretti legami intrecciati nel corso del Quattrocento fra il Ducato di Milano e la città di Genova, rapporti tenuti saldi in particolare dalle famiglie Sauli, Cattaneo e Doria.
10. Palazzo Giulio Sale
Medievale "domus" con torre della famiglia De Castro, passa in proprietà prima ai Cattaneo nel XVI secolo e nel 1583 a Giulio Sale che la ristruttura. Sarà Gio Francesco Brignole a donare al palazzo le dimensione attuali, parzialmente alterate da sopraelevazioni novecentesche.
Esso conserva sulla facciata lato Salita Santa Maria di Castello magnifici affeschi del XVI secolo, opera di ignoti artisti lombardi e genovesi, simili a quelli ancora presenti in facciata di soli altri sei palazzi nei vicoli di Genova: Palazzo Cattaneo della Volta in Piazza Cattaneo, Palazzo Leonardo Grillo Cattaneo lato Vico del Fumo, Palazzo Sauli in Piazza Sauli al civico 7, palazzo in Piazza Embriaci al civico 2, Palazzo Grillo Cattaneo in Piazza delle Vigne, Palazzo Paolo Doria in vico San Matteo al civico 12, tutti descritti in questa pagina. Questa decorazione è muta testimone degli stretti legami intrecciati nel corso del Quattrocento fra il Ducato di Milano e la città di Genova, rapporti tenuti saldi in particolare dalle famiglie Sauli, Cattaneo e Doria.
All'interno è sopravvissuta ai secoli la cinquecentesca disposizione dell'atrio e dello scalone con volte a crociera che conduce al piano nobile.
A questo palazzo è unita la splendida Torre De Castro (comunemente ed erroneamente detta "degli Embriaci) di cui trovate la storia al paragrafo 1 nella pagina de le TORRI di GENOVA.
Lo splendido portale marmoreo quattrocentesco, che fa oggi cornice di un negozio di frutta, è senza dubbio uno dei più belli del centro storico genovese.
L'interno del palazzo conserva l'originaria rampa di attacco dello scalone e alcune lapidi in pietra nera di promontorio.
14. Palazzo Leonardo Grillo Cattaneo
Nel 1622 Leonardo Grillo Cattaneo decide di rinnovare l'atrio affidando il compito a Bartolomeo Bianco.
I secoli successivi videro il palazzo pian piano trasformarsi da residenza nobiliare ad appartamenti.
Fu però la Seconda guerra Mondiale a dar il colpo di grazia alle bellezze interne di questo palazzo ed in particolare alla loggia rinascimentale.
Esso conserva in facciata lato Vico del Fumo tracce di magnifici affeschi del XVI secolo, opera di ignoti artisti lombardi e genovesi, simili a quelli ancora presenti in facciata di soli altri sei palazzi nei vicoli di Genova: Palazzo Cattaneo della Volta in Piazza Cattaneo, Palazzo Sauli in Piazza Sauli al civico 7, palazzo in Piazza Embriaci al civico 2, Palazzo Giulio Sale lato Salita Santa Maria di Castello, Palazzo Grillo Cattaneo in Piazza delle Vigne, Palazzo Paolo Doria in vico San Matteo al civico 12, tutti descritti in questa pagina. Questa decorazione è muta testimone degli stretti legami intrecciati nel corso del Quattrocento fra il Ducato di Milano e la città di Genova, rapporti tenuti saldi in particolare dalle famiglie Sauli, Cattaneo e Doria.
Lì sorge Palazzo Cattaneo della Volta: questa nobile famiglia aveva qui i suoi palazzi e la sua cappella gentilizia (la Chiesa di San Torpete che un tempo aveva l'ingresso rivolto verso questo palazzo).
L'edificio sorge in una delle zone più antiche della città di Genova, appena sotto l'oppidum occupato dal Convento di Santa Maria di Castello: tracce di epoca romana sono state scoperte alle fondamenta di questo edificio.
Quello che vediamo oggi è il palazzo voluto dai Cattaneo nel Rinascimento, su preesistente edificio romano e medievale di cui conserva in facciata ancora alcuni particolari.
In facciata è ancora conservato uno splendido bassorilievo quattrocentesco raffigurante San Giorgio e poco distante una colonna che emerge dalla facciata: qui vi era la loggia dei pisani oggi tamponata e di proprietà della Curia (come della Curia è la Chiesa di San Torpete che prende il nome dal Santo originario della città toscana).
Il portale marmoreo del 1623 è opera di Bartolomeo Bianco.
La facciata originariamente affrescata ha purtroppo perso quasi tutta la sua bellezza che non si è potuta recuperare nel recente restauro. Son tuttora presenti, su Via delle Grazie, anche se difficilmente visibili dalla strada, alcuni bellissimi affreschi rinascimentali raffiguranti volti umani inseriti sotto archetti (simili a quelli visibili in facciata di Palazzo Grillo Cattaneo in Piazza delle Vigne, di cui trovate una foto nel paragrafo di questa pagina ad esso dedicato). Sopra gli archetti vi sono poi tracce di magnifici affeschi del XVI secolo, opera di ignoti artisti lombardi e genovesi, simili a quelli ancora presenti in facciata di soli altri sei palazzi nei vicoli di Genova: Palazzo Leonardo Grillo Cattaneo lato Vico del Fumo, Palazzo Sauli in Piazza Sauli al civico 7, palazzo in Piazza Embriaci al civico 2, Palazzo Giulio Sale lato Salita Santa Maria di Castello, Palazzo Grillo Cattaneo in Piazza delle Vigne, Palazzo Paolo Doria in vico San Matteo al civico 12, tutti descritti in questa pagina. Questa decorazione è muta testimone degli stretti legami intrecciati nel corso del Quattrocento fra il Ducato di Milano e la città di Genova, rapporti tenuti saldi in particolare dalle famiglie Sauli, Cattaneo e Doria.
Quello che il tempo ha rubato alla bellezza esteriore non è accaduto all'interno del palazzo che conserva splendidi affreschi nell'androne e lungo lo scalone.
Una curiosità: nell'affresco dell'androne, opera di Tavarone, raffigurante Re Saul che riceve Davide, se notate, quest'ultimo indossa l'ermellino, tipico indumento dei Dogi della Superba.
In Via delle Grazie, all'imbocco dell'Archivolto delle Grazie, una a destra e una a sinistra, vi sono due colonne a strisce bianche e nere con capitelli molto particolari, entro i quali sono scolpiti tralci di uva.
Insieme agli archi che le sovrastano, sono le uniche testimoni superstiti di quello che fu il Palazzo di Fulco De Castro, fatto demolire per punizione dal Podestà Manigoldo del Tettuccio (primo podestà straniero che governò nel biennio 1191-1193 d.C.).
Fulco de Castro si macchiò infatti dell'uccisione del console Lanfranco Pevere e gli venne tagliata la testa.
18. Casa del Boia
Edificato in Piazza San Giorgio su preesistente edificio medievale, di cui conserva ancora tracce in facciate nelle polifore e archetti pensili in pietra nera, questo edificio è di proprietà delle famiglie Vento e Cattaneo della Volta; passerà poi ai Basadonne e per via ereditaria a Gio Andrea De Franchi, figlio di Elianetta Basadonne e senatore della Repubblica.
Sul lato del palazzo che insiste su Via San Giorgio una lapide marmorea ricorda che qui sorgevano le torri dei Volta e dei Vento (per approfondire vi rimando alla pagina de le TORRI di GENOVA).
Sito in Via Giustiniani al civico 3, questo palazzo fu edificato per volere di Gaspare Basadonne su preesistenti edifici medievali.
Il palazzo passa di proprietà a Bartolomeo Filippo Ferretto nel 1664, il quale lo amplia demolendo alcune piccole unità immobiliari adiacenti.
21. Palazzo Antonio Sauli
Antonio Sauli, banchiere, figlio di Bendinello Sauli, colui che volle l'edificazione della Basilica di Carignano, scelse due dimore dei Leccavela sulla quali erigere il suo palazzo. La torre di questi ultimi venne risparmiata e inglobata nel nuovo edificio (trovate la sua storia nella pagina de le le TORRI di GENOVA).
Alla destra di Palazzo Antonio Sauli, in Piazza Sauli al civico 5, sorge questo edificio rinascimentale, sorto su preesistenti case medievali, che conserva una splendida volta decorata con lunette nell'atrio dal quale parte lo scalone marmoreo come di consueto in tanti palazzi genovesi.
Edificato per volere dei Leccavela su preesistente edificio medievale, passa in proprietà ai Sauli nel XVI secolo.
Esso conserva in facciata magnifici affreschi del XVI secolo, opera di ignoti artisti lombardi e genovesi, simili a quelli ancora presenti in facciata di soli altri sei palazzi nei vicoli di Genova: Palazzo Cattaneo della Volta in Piazza Cattaneo, Palazzo Leonardo Grillo Cattaneo lato Vico del Fumo, palazzo in Piazza Embriaci al civico 2, Palazzo Giulio Sale lato Salita Santa Maria di Castello, Palazzo Grillo Cattaneo in Piazza delle Vigne, Palazzo Paolo Doria in vico San Matteo al civico 12, tutti descritti in questa pagina. Questa decorazione è muta testimone degli stretti legami intrecciati nel corso del Quattrocento fra il Ducato di Milano e la città di Genova, rapporti tenuti saldi in particolare dalle famiglie Sauli, Cattaneo e Doria.
Superato lo splendido portale marmoreo sormontato da putti si giunge all'atrio dal quale parte un bello scalone con volte a crociera e colonne in marmo.
Il palazzo ha anche un altro ingresso su Vico Sauli al civico 9 aperto nel Sei-Settecento quando il palazzo venne ristrutturato: da segnalare una bella conchiglia che chiude una nicchia dopo la prima rampa di scale.
(...continua)
26. Palazzo in Via Giustiniani n. 9
L'edificio conserva ancora l'impianto originario composto dal maestoso scalone loggiato (parzialmente tamponato nel XVIII secolo) che si affaccia sul cortile interno, una soluzione architettonica che non trova altri esempi in zona.
Nel cortile interno è ancora presente un montacarichi a manovella costruito nell'Ottocento per la Ditta Valle al fine di trasportare al primo piano del palazzo balle di cotone, una "chicca" ai più sconosciuta e che da sola merita la visita di questo palazzo.
Collocato a ridosso della "Domus Magna" dei Giustiniani, questo edificio viene edificato nel XV secolo su preesistenti case medievali.
Il maestoso atrio colonnato termina nel cortile interno sul quale si affaccia lo scalone marmoreo e le logge sovrapposte dei tre piani.
Nell'atrio è conservata una singolare "pietra parlante": ritrovata nei fondi del palazzo e qui collocata dopo i restauri, essa rappresenta una torre con ai lati due grifoni, con tutta probabilità uno dei primi stemmi della Superba.
Al piano terreno e in quello interrato sono stati rinvenuti resti di un frantoio oleario e di una cordonata per cavalli che univa i due piani (al piano interrato erano collocate le scuderia).
30. Palazzo Marcantonio Giustiniani
Sito in Piazza Giustiniani al civico 6, questo edificio, edificato nel XVII secolo, occupa due lati dell'omonima piazza la quale, davanti al palazzo stesso, conserva un cortile di mattoni sopraelevato rispetto al piano stradale.
Situato in Via Chiabrera al civico 7, questo splendido palazzo prende il nome dal primo proprietario della famiglia a comparire nei rolli, Gio Battista Saluzzo, Governatore di Savona, Ambasciatore presso i Re di Spagna e Francia e Senatore della Repubblica di Genova.
Sui soffitti di questi ultimi sono ancora presenti affreschi di Domenico Piola ("Mercurio con la fama e l'Eternità") e di Gregorio De Ferrari ("Aurora che esce dall'Oceano" e "Nettuno ed Anfitrite").
Sito in Via Giustiniani al civico 18, questo palazzo fu edificato nel XVI Secolo su preesistenze medievali.
Conserva l'originale atrio voltato con colonne in marmo, oltre il quale vi è un piccolo cortile con ninfeo che affaccia su Piazza Veneroso.
33. Palazzo Sopranis poi Peirano
Tra Via Giustiniani e Piazza Valoria sorge Palazzo Sopranis il cui stemma, un leone coronato in maestà su campo erboso, troneggia ancora oggi sul portone che si affaccia su Piazza Valoria. Costruito alla fine del XVI secolo accorpando preesistenti edifici medioevali, conserva una splendida facciata affrescata, opera di artisti genovesi, su tutti e quattro i lati del palazzo. Questo edificio infatti, caso quasi unico nei vicoli, non ha addossato a sé alcun altro palazzo.
L'interno conserva ancora uno splendido scalone loggiato.
Sito in Piazza Veneroso, piccolo slargo tra Via Canneto il Lungo e Via dei Giustiniani, questo edificio cinquecentesco ha subito gravi danni durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale durnate la quale è crollata un'ala del palazzo.
Ristrutturato nel dopoguerra sotto la direzione dell'arch. Luigi Carlo Daneri, conserva ancora un bello scalone marmoreo voltato e con portali e peducci in pietra nera.
35. Palazzo in Piazza San Donato n. 23
Questo edificio, eretto nel XVI Secolo, oggi si presenta nelle forme ottocentesche, secolo nel quale il palazzo fu sopraelevato e perse le sue caratterische rinascimentali.
Sito in Piazza San Donato al civico 21, esso fu edificato per volere di Paolo De Benedetti.
Nel XVII secolo passa di proprietà e diviene, insieme ad alcuni edifici attigui, sede del Convento di San Bernardo (vi rimando alla pagina de "leCHIESEdiGENOVA" per approfondire la storia della chiesa di San Bernardo).
Questo edificio, seppur rimaneggiato nei secoli, presenta ancora molti segni dell'originario impianto cinquecentesco in facciata e negli spazi comuni interni.
In facciata una lapide in pietra nera di promontorio ricorda che qui sorgeva la loggia della "Vicinia" di San Donato.
38. Palazzo del Doge Stefano Onorato Ferretto
Sito in Piazza Ferretto, slargo che collega Salita Pollaiuoli a San Donato, questo palazzo fu edificato per volere di Stefano Onorato Ferretto, Doge della Repubblica, su preesistenti edifici medievali.
Conserva al piano nobile begli affreschi secenteschi tra i quali spicca lo splendido "Concilio degli Dei", opera di Gerolamo Piola, e ricchi stucchi rococò.
La facciata tardosecentesca è stata recentemente restaurata.
39. Casa Massuccone
Sita in Piazza Matteotti, questo palazzo merita di essere citato poichè la facciata è uno dei primi progetto firmati dall'Architetto Carlo Barabino che tante opere lasciò a Genova.
40. Palazzo in Via di Porta Soprana n. 5
Sito in Via di Porta Soprana al civico 5, questo palazzo, edificato nel XVI Secolo su preesistenti case medievali, conserva l'originaria struttura: superato un bel portale marmoreo, si giunge nell'atrio e nel cortile interno sul quale affaccia lo scalone voltato e quattro ordini di logge.
Nel cortile è presente una bella fontata marmorea in asse con il portale d'ingresso.
41. Casa di Cristoforo Colombo
Sito in Salita Pollaiuoli al civico 12, questo palazzo, edificato su preesistenti edifici medievali, viene quasi del tutto ricostruito nel XVI Secolo per volere di Paride Monteborgo.
Relativamente agli elenchi dei Rolli, esso compare tra gli edifici "tralasciati per essere piccoli" come di proprietà di Stefano Torre e Augusto Viale.
46. Palazzo Spinola Serra
Costruito per volere della famiglia Spinola su preesistenze medioevali nella prima metà del Cinquecento, esso si trova in Via Canneto il lungo al civico 31.
Risale al Seicento il ninfeo fitoantropomorfo che si affaccia sul lato del palazzo che dà su Piazza Pollaiuoli angolo Vico Lavezzi.
Varcato il portale marmoreo ad arco con medaglioni imperiali, si giunge al monumentale atrio.
Il palazzo conserva ancora un bel salone stuccato al piano nobile e un piccolo ninfeo di gusto rinascimentale in un bagno.
Sul retro affaccia su Piazza Valoria e un basso avancorpo nasconde il giardino, uno dei pochissimi spazi verdi privati esistenti nei vicoli.
48. Palazzo Saluzzo-Veneroso
Questo palazzo si trova in Via Canneto il Lungo al civico 21.
Già appartenente alla lista dei Rolli e dimora di due illustri dogi della Repubblica di Genova, Gerolamo e Gian Giacomo Veneroso, conserva ancora all'esterno alcuni elementi medievali e all'interno l'atrio, lo scalone ed il primo piano con volte a crociera sorrette da colonne e busti in marmo, alcuni dei quali con teste romane, sopra gli splendidi portali di ardesia: questo purtroppo è tutto ciò che rimane dopo la trasformazione ottocentesca del palazzo da residenza nobiliare in appartamenti.
Nonostante tutto, come vedete dalle foto qui sotto, questo antico palazzo conserva ancora molte tracce della sua struttura originaria e dell'antica bellezza e merita, a parer mio, di esser visitato.
Edificato a partire dal 1618 su progetto dell'architetto Bartolomeo Rosso su preesistenti abitazioni medievali, esso è situato in Via Canneto il Lungo al civico 17.
Conosciuto da più come palazzo Gio. Antonio Donghi, successivo proprietario di questo palazzo, esso conserva, nonostante il frazionamento in appartamenti avvenuto nel XX secolo, un bell'atrio in parte tamponato ed uno scalone marmoreo che conduce ai due piani nobili intervallati da mezzanini.
Nell'atrio è conservato uno splendido ninfeo, che da solo vale la visita al palazzo, decorato con un mosaico polimaterico di conchiglie, pietre, piccoli frammenti di ceramica con animali araldici e motivi ornamentali.
50. Palazzo Antoniotto De Franchi
Sito in Via Canneto il Lungo al civico 6, questo palazzo è il frutto dell'accorpamento di due preesistenti edifici medievali degli Scoti, una casa con portico degli eredi di Cristoforo Scoti e una casa con torre degli eredi di Raffaele. Proprio in uno di questi due edifici Orietta Scoti nel 1376 ospitò santa Caterina da Siena, di ritorno da Avignone, come ricorda una lapide posta in facciata.
Il palazzo viene acquistato nel XVII Secolo dai De Franchi che lo adattano al gusto dell'epoca e viene incluso nell'elenco dei Rolli nel 1664 a nome di Antoniotto De Franchi.
51. Palazzo in Vico Caprettari n. 3
Questo palazzo, sito alle spalle degli antichi portici che un tempo affacciavano sul mare, sostituiti oggi dalla moderna Via Turati, conserva ancora l'antico scalone voltato e bei peducci in pietra nera.
Nel XVII secolo passa in proprietà a Giovanni Battista Centurione e compare nella lista dei Rolli come di proprietà di quest'ultimo.
Con la nascita di Via San Lorenzo viene deciso di aprire sulla nuova strada un ingresso del palazzo ed è così che il palazzo acquista anche la nuova facciata che dà su questo lato.
Nel 1860, per volere di Lorenzo Costa, marito della proprietaria del palazzo Francesca Boggiano, viene costruita una loggia neoclassica abbellita da un fregio marmoreo, opera dello scultore Santo Varni, che narra l'episodio, avvenuto nel 1746, relativo al discorso del doge Giacomo Lomellini al popolo in rivolta durante la guerra di successione austriaca, fregio che ben si vede da Via San Lorenzo.
L'interno conserva ancora il bell'atrio e lo scalone rinascimentali.
Un piccola passerella sulla "croce di Canneto" collega il palazzo ad una terrazza decorata da un ninfeo e una statua di Venere.
53. Palazzo Durazzo-Zoagli
Sito in Via San Lorenzo al civico 8, questo palazzo fu edificato nel XVI Secolo su preesistenti edifici di proprietà De Marini, per volere di Gio Durazzo; esso viene ricostruito nel 1619 da Agostino Durazzo il quale affida il progetto a Bartolomeo Bianco e successivamente viene ampliato a seguito dell'acquisto di palazzi limitrofi di proprietà Sauli.
Nell'Ottocento in questo palazzo era conservata una splendida quadreria di proprietà del Marchese Zoagli, oggi dispersa.
54. Palazzo Senarega-Zoagli
Sito al civico 11 di Largo Sanguineti, slargo lungo Via San Lorenzo, questo palazzo fu edificato nel XVI Secolo su due case di proprietà degli Scoti e dei Calligepali.
Nell'Ottocento venne accorpato ad un vicino palazzo di proprietà Zoagli.
L'edificio conserva ancora la suddivisione in piani nobili e mezzanini ancora visibili nelle facciata ottocentesca.
Il palazzo è "attraversato" nel mezzo da Vico Gesù che viene scavalcato con archivolti.
Sulla facciata è ricordato che qui visse Goffredo Mameli dal 1827 al 1849.
55. Palazzo Bendinelli Sauli
57. Palazzo Sinibaldo Fieschi (Negrone De Ferrari)
Sito in Via San Lorenzo al civico 17, esso fu edificato su progetto di Bartolomeo Massone per Sinibaldo Fieschi ed inaugurato nel 1818. Rimase di loro proprietà fino alla metà del settecento quando il palazzo passa prima ai Negrone ed in seguito dei De Ferrari.
La facciata si caratterizza per le bande bianco e nere e per i bei mascheroni sopra le finestre che richiamano, per forma e dimensione, quelli di Palazzo Nicolò Grimaldi (Palazzo Tursi).
Varcato il portone si giunge in un piccolo atrio che porta al cortile interno e allo scalone loggiato e decorato a stucchi.
Sito in Piazza delle Scuole Pie al civico 3, esso è con tutta probabilità il risultato di accorpamenti di antichi edifici medievali tra i quali una casa torre posta nella parte più a destra dell'attuale edificio.
Proprietà della famiglia Cicala, l'edificio passa prima ai Veneroso e nell'Ottocento a Gio Batta Lasagna.
La decorazione della facciata ha una sua prima fase nel XVI secolo alla quale risale la decorazione a tre ordini di colonne. Risalente invece al XVII secolo è invece la decorazione sottocornicione costituita dall'alternarsi di teste leonine e teste femminili e il finto bugnato del primo piano ammezzato.
La loggia non tamponata risale al Medioevo ed è uno dei rari esempi ancora presenti nei vicoli di portico al piano terreno, passaggio coperto caratteristico di tutti i palazzi nei vicoli sul quale si aprivano le antiche botteghe. La loggia proseguiva lungo tutto il lato sud della piazza fino a Vico del Filo ma nei secoli è stata chiusa e solo un piccolo tratto è rimasto inalterato.
Gli spendidi capitelli corinzi sono uno dei tanti bottini di guerra disseminati sulle facciate dei palazzi della Superba, muti testimoni delle vittorie genovesi nel Mediterraneo.
Questo edificio, sito in Piazza Invrea di fronte a Palazzo Stefano Squarciafico, conserva ancora l'antica facciata con elementi medievali rispistinata dopo la Seconda Guerra Mondiale con la liberazione e l'integrazione degli elementi originari.
Questo palazzo, sito in Piazza Invrea al civico 5, fu edificato nel 1565 su preesistente palazzo medioevale di cui ingloba la torre (di cui Vi parlo nella pagina de le TORRI di GENOVA).
Esso conserva anche in facciata tracce del preesistente palazzo nella pietra bugnata d'angolo e nella colonna a vista.
Ottavia Semino è autore degli spendidi affreschi in facciata (figure inserite tra colonne binate tra le finestre del primo e del secondo piano, e il Ratto delle Sabine al terzo piano) e degli interni (piano terreno e piano nobile).
La proprietà passò dagli Squarciafico ai Doria e poi agli Invrea che danno il nome alla piazza.
Sito in Vico dei Ragazzi al civico 6, il palazzo è edificato nel XVI Secolo su preesistenti edifici medievali dalla famiglia Sauli e compare nell'elenco dei Rolli nel 1588 come palazzo di proprietà di Filippo Sauli.
Nonostante le trasformazioni del XVII e XVIII Secolo che interessano l'eliminazione della prima rampa di scale, lo spostamento dell'ingresso e il collegamento con il vicino palazzo di proprietà dei Padri Scolopi, l'edificio conserva in facciata elementi medievali come gli archetti pensili e all'interno la scala con volte a crociera e balaustre a rocchetto di marmo di epoca rinascimentale.
65. Palazzo Enrico Camilla
66. Palazzo Andriola Camilla
Essa, risalente ai primi del XIII secolo, ha elementi medioevali perfettamente leggibili nella sua facciata.
La facciata, recentemente restaurata, mostra ancora tracce della prima edificazione medievale del XIII Secolo nella loggia con arco a sesto acuto e conci bianco e neri, negli archetti pensili e nei resti di finestre trifore e quadrifore.
Spendido il portale marmoreo opera di Giovanni o Pace Gagini con stipiti a fiorami e fogliami con genietti alati e con un fregio raffigurante San Giorgio che sconfigge il drago.
Nell'atrio vi è un portale in pietra nera, probabilmente l'originario portale di età medievale. Lo scalone, risalente alla ristrutturazione del XV Secolo, conserva colonne marmoree, volte a crociera e peducci in pietra nera.
Superata la seconda rampa si giunge all'antica loggia in parte tamponata dove sono ancora presenti le colonne e la balaustra che affaccia su Vico Indoratori; particolarmente bello il capitello corinzio della colonna sulla destra.
Un bel portale di marmo con stipiti con fregi di girali con foglie di vite e grappoli (molto simili a quelli di Palazzo di Pietro Spinola di San Luca in Piazza di Pellicceria, descritto in questa pagina al paragrafo 159) e sormontato da un fregio con due angeli reggenti una corona di fiori immette al piano nobile, il luogo dove nacque la Santa.
Posizionato dietro al portale marmoreo, vi è un magnifico sovrapporta di matrice gaginiana in pietra nera di promontorio raffigurante il Battesimo di Cristo con ai lati due guerrieri che reggono stemmi abrasi.
Una stretta e ripida scala porta al piano superiore dove vi sono tracce dell'antico soffitto ligneo che mostra ancora magnifici intarsi.
Edificato nella seconda metà del XVI secolo dalla famiglia De Marini su preesistenti case torri medievali appartenenti alla stessa nobile casata, ed inserito nel 1599 nell'elenco dei Rolli, esso si trova in Piazza De Marini al civico 1.
Del preesistente edificio medievale conserva alcuni tratti lungo la facciata su Vico delle Compere e su Sottoripa.
Superato il portone sormontato dalle allegorie delle Pace che sorreggono uno stemma abraso, opera di Gian Giacomo della Porta, si giunge in un cortile sul quale affaccia lo splendido scalone con tre ordini di logge, la vera meraviglia di questa antico palazzo. Un mascherone dal quale scorre l'acqua e una vasca di marmo adornano il cortile.
Due saloni dei piani nobili conservano affreschi del Ratti e del Boni.
La proprietà del palazzo passa prima ai Negrone e poi nel 1830 ad Andrea Croce. Oggi esso è diviso in appartamenti ma conserva ancora nella parti comuni il suo antico splendore.
Sito in Piazza De Marini al civico 4, questo palazzo fu edificato su progetto del Vannone per volere di Pietro Durazzo (Doge della Repubblica nel 1619-1621) sul finire del XVI Secolo nella Piazza Nuova De Marini, spazio ricavato demolendo alcuni edifici e una torre degli Usodimare (di cui vi parlo nella pagina de le TORRI di GENOVA).
Nonostante la trasformazione ottocentesca in "casa da reddito" e l'accorpamento al palazzo attiguo che affaccia sulla Ripa, questo edificio conserva ancora l'atrio (ridotto rispetto all'originale; parte di esso, affrescato, è oggi un ufficio al piano terreno del palazzo) ed il cortile interno sul quale affaccia lo splendido scalone che sale fino al secondo piano con la tradizionale composizione a rampe loggiate.
Ubicato tra Piazza delle Cinque Lampadi, Via Canneto il Curto, Vico dell'Oliva, Vico Gibello, Piazza De Marini e Vico delle Compere, questo edificio conserva elementi architettonici del XVII secolo come il bel portale su Piazza Cinque Lampadi.
Questo edificio, che occupa uno spazio compreso tra Piazza delle Cinque Lampadi, Vico delle Cinque Lampadi, Vico del Filo e Via Canneto il Curto, viene edificato nel tardo rinascimento su preesistenti edifici medievali. Conserva tracce di affreschi lungo lo scalone e una bella colonna marmorea monolitica a bulbo.
74. Palazzo in Vico delle Cinque Lampadi n. 1
Questo palazzo, edificato a partire dal XIII Secolo, conserva l'atrio e lo scalone con affreschi del XVI Secolo, attribuiti alla scuola di G.B. Castello detto il Bergamasco.
Qui venne ad abitare Francesca Di Negro, quando rimase vedova di Giacomo Fieschi, portando con sè sua figlia, Caterina (la futura Santa), che era nata nel vicino Vico degli Indoratori, nel palazzo che trovate descritto in questa pagina al paragrafo 69.
Il 14 gennaio 1463 il Notaro Oberto Foglietta in questo palazzo stipula il contratto nuziale tra la giovane Caterina, appena sedicenne, e Giuliano Adorno. Le fonti ci raccontano di un matrimonio civile e non religioso, fatto curioso se pensiamo alla vita di Caterina.
L'edificio passa di proprietà ai Marini e poi per lascito testamentario all'Ospedale di Pammatone.
Nel 1928, con un nuovo passaggio di proprietà, il palazzo ritrova il suo antico splendore con l'intervento dell'architetto Mario Labò: è in queata occasione che vengono riportati alla luce gli affreschi dello scalone e in una volta di un appartamento.
Sulla facciata su Vico del Filo è ancora visibile lo stemma dell'Ospedale di Pammatone, stemma che veniva disegnato su tutti gli immobili di proprietà dello stesso ospedale.
lo stemma dell'ospedale di Pammatone (immagine dal sito http://www.statuesanmartino.altervista.org/002-Pammatone.htm) |
All'angolo tra Vico delle Cinque Lampadi e Vico del Filo si può ammirare una delle più scenografiche edicole votive dei vicoli di Genova (Vi rimando alla pagina de le EDICOLE votive per le immagini e la storia della stessa).
75. Palazzo in Piazza delle Cinque Lampadi n. 19
Questo edificio si estende tra Piazza della Cinque Lampadi, via San Pietro della Porta e Vico dei Conservatori del Mare. Su questo prospetto vi è una delle più belle e note edicole votive dei vicoli di Genova, riccamente adornata da decorazioni in stucco, sotto la quale è ancora presente una piccola cassetta per le elemosine.
Ancora ben leggibili sono gli elementi medievali sulla facciata su Piazza delle Cinque Lampadi dove ancora si può notare l'antica loggia tamponata.
Su questo lato molto bello è il sovraposta del XV Secolo con due angeli che sorreggono il monogramma della Vergine.
Anche la facciata su Vico dei Conservatori del Mare conserva molti elementi medievali anche se appaiono evidenti alcuni interventi di ricomposizione dei fronti avvenuti in epoche successive fino all'ultimo restauro degli anni '30 del XX Secolo.
77. Palazzo Adorno
Sito in Via al Ponte Reale al civico 1, questo edificio fu edificato per volere della nobile famiglia Adorno demolendo alcune case di proprietà dei Di Negro e dei Lomellini.
Il palazzo venne ridotto di dimensioni quando fu allargata Via al Ponte Reale perdendo i portici che insistevano su questa via.
Nel XIX Secolo qui si instaura l'Hotel de France, uno dei migliori hotel della città, che annovera tra i suoi ospiti Alexandre Dumas, "papà" de I tre Moschettieri e del Conte di Montecristo. Ancora oggi, salendo le scale, si notano sui pianerottoli le larghe porte che introducevano ai corridoi dei vari piani. Se vi capita di entrare, troverete a metà scalone, la vera chicca di questo palazzo: una antica balaustra di marmo con scolpito una piccola testa di bambino con una scimmietta (ritroviamo un elemento marmoreo caposcala anche Palazzo Stella e a Palazzo Nicola Cicala: in questi due casi sono però scolpite due teste di donna).
Dopo i recenti restauri, sono stati riportati in luce elementi architettonici medievali sulla facciata che insiste sulla Ripa.
78. Palazzo Emanuele Filiberto Di Negro
Sito all'angolo tra la Ripa e Via al Ponte Reale, questo edificio fu edificato nel XVII secolo per volere di Emanuele Filiberto di Negro il quale fece demolire le antiche case medievali appartenenti al suo casato (vi era qui anche una torre la quale venne inglobata nel nuovo edificio ma che ancora è leggibile nella sua struttura; trovate la sua storia nella pagina de le TORRI di GENOVA).
La facciata è decorata con splendidi stucchi e gli interni conservano un bel cortile loggiato con ninfeo e lo scalone.
Il palazzo è ricordato anche per la splendida quadreria con opere del Rubens, Guido Reni e Tiziano per fare alcuni esempi e per essere stato sede dell'Hotel Feder che ospitò, tra gli altri, lo scrittore Herman Melville che nel suo "Journal of A Visit to Europe and the Levant" così descrive Genova: "(...) Sono sceso all'Hotel Feder sul lungomare. Passeggiato per la Strada Nuova. (...) Una caratteristica sono i dipinti di architetture invece che della realtà. Ogni sorta di elaborata architettura è rappresentata negli affreschi. (...) Strade come quelle di Edimburgo, soltanto più erte e aggrovigliate (...)".
Sito all'angolo tra Piazza Banchi e Via San Luca (l'antico "carrubeus maior"), questo palazzo fu edificato tra il 1569 e il 1572 per volere di Ambrogio di Negro.
La facciata su Piazza Bianchi ha una decorazione a "grisaille" che finge colonne ioniche e corinzie.
Lo spendido scalone voltato che conduce fino al secondo piano è interrotto da logge che affacciano sul cortile interno.
I saloni del piano nobile conservano splendidi affreschi raffiguranti cicli mitologici di Danae, Perseo e Paride opera di Andrea Semino: da ricordare in particolare "Il Ratto di Elena" nel salone principale del secondo piano nobile.
80. Palazzo in Via San Luca n. 1
Edificato nel XVI Secolo lungo l'antico "carrubeus maior", questo palazzo, recentemente restaurato, conserva la facciata affrescata a quadrature con motivi architettonici e al piano nobile balconi con balaustre in marmo retti da mensole con mascheroni antropomorfi.
All'interno vi è un bello scalone marmoreo.
81. Palazzo Gio. Batta Senarega
Il palazzo passa poi di proprietà dapprima ai Pallavicini, poi agli Spinola ed infine per lascito testamentario all’Ospedale dei Cronici come ricorda una lapide marmorea posta in facciata. Dopo ulteriori passaggi di proprietà, oggi è del Comune di Genova che, dopo un lungo e accurato restauro, ha deciso di destinarlo al nascente Politecnico delle Arti nato dalla collaborazione tra Accademia Ligustica di Belle Arti e Conservatorio Nicolò Paganini.
L’edificio è frutto dell’accorpamento di corpi edilizi contigui: il principale, che prospetta su Piazza Senarega e Via Orefici, conserva la facciata affrescata a quadrature con motivi architettonici; su Piazza Senarega il piano nobile è abbellito da balconi con balaustre in marmo retti da mensole con mascheroni antropomorfi. All’interno conserva il monumentale scalone marmoreo con volte a crociera rampante e volte costolonate e alcuni bei portali in pietra nera di promontorio; al secondo piano nobile sono poi presenti in una sala affreschi cinquecenteschi.
L’altro corpo di fabbrica, quello cioè che prospetta su Vico dell’Amor Perfetto, di origine medievale, conserva tracce precedenti all’edificazione cinquecentesca.A palazzo Senarega è legata una storia di fantasmi che potete leggere al paragrafo 10 della pagina de i FANTASMI di GENOVA.
82. Palazzo Gio. Battista Lercari
Sito in Via Orefici al civico 7, questo palazzo venne edificato dai Lercari nella seconda metà del XVI Secolo ristrutturando ed ampliando domus medievali di proprietà della stessa nobile famiglia, di cui rimangono tracce nel prospetto che insiste su via dei Conservatori del Mare dove recenti restauri hanno riportato alla luce un portico a fasce bicrome e alcune trifore.
Superato il bel portale marmoreo ad arco con telamoni e lo scalone, si giunge al primo piano nobile che conserva alcuni affreschi raffiguranti "Storie di Psiche" che Federico Alizeri, nella sua guida, attribuisce al Semino.
Degne di nota sono alcune colonne finemente lavorate della loggia del primo piano e dello scalone, tra le più belle presenti nei vicoli di Genova.
83. Palazzo Lercari (Via Orefici n. 2)
Edificato alla metà del XVI Secolo con l'affaccio su quella che fu la Piazza Nuova dei Lercari, di fronte a Palazzo Gio. Battista Lercari, questo palazzo conserva ancora la decorazione cinquecentesca della facciata, opera di ignoti affrescanti.
84. Palazzo in Campetto n. 3-5
(...continua)
86. Palazzo Gio. Vincenzo Imperiale
Questo palazzo, sito in Campetto, fu fatto erigere nel 1560 da Gio. Vincenzo Imperiale, ricordato sull'architrave del portale principale "VINCENTIUS IMPERIALIS MICHAELIS FILIUS 1560", il quale affidò il progetto a Giovanni Battista Castello detto "Il Bergamasco".
Poco dopo fu ampliato verso Soziglia ed i lavori vennero eseguiti da Andrea Ansaldo.
Nonostante l'odierna suddivisione dei piani che ha separato definitivamente il cortile del piano terreno dallo scalone, questo palazzo conserva quasi intatta l'antica bellezza nell'atrio colonnato, nello scalone affrescato a grottaglie, al primo piano con le colonne in marmo, i busti entro nicchie e gli affreschi che decorano molte sale.
Al secondo piano troviamo una sala con uno splendido camino, una meravigliosamente affrescata dal Cambiaso con storie di Cimone l'ateniese ed un'altra con scene della Gerusalemme liberata, opera del Bergamasco.
A proposito della sala del camino, i bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno distrutto la volta affrescata dal Cambiaso. Il Ratti nel 1780 così la descriveva: "La sala del secondo piano ha un superbo affresco entro la volta, di Luca Cambiaso. Mostra la Morte di Cleopatra. Sul fresco non si può vedere cosa migliore di questo pittore.". Una foto conservata al DOCSAI ci mostra la sua bellezza in bianco e nero.
Da segnalare infine una piccola stanza al secondo piano che conserva la volta arricchita da stucchi, parte della cappella non più esistente.
(...continua)
92. Palazzo Ottavio Imperiale (Sauli De Mari) - "del Melograno"
Sopra il portale infatti cresce rigogliosa una pianta di melograno: si narra che quattrocento anni fa un seme di questa pianta, trasportato dal vento di tramontana, arrivò sul frontone di questo palazzo e lì trovò il luogo giusto dove crescere. La leggenda vuole che fino a quando il melograno ci sarà, Genova prospererà, e quando esso morirà, la Superba andrà in rovina.
I primi due piani, attualmente occupati da un grande magazzino, conservano ancora l'antica struttura con un cortile centrale circondato da un loggiato al piano terra e al primo piano, uniti da un monumentale scalone.
La splendida statua di Ercole, opera di Filippo Parodi, conservata nel cortile del piano terreno, vale da sola una visita a questo palazzo. Recenti restauri hanno riportato alla luce un piccolo vano al primo piano: si tratta di uno splendido "pregadio" con le pareti a decoro barocchetto con colori pastello, un altare in marmo fior di pesco e una piccola statua della Madonna della Misericordia in marmo.
Al secondo piano nobile sono ancora conservati splendidi affreschi opera di Domenico Piola(la Galleria), Domenico Guidobono (l'antisala), Domenico Parodi (il primo salotto con "La Verità ed il Tempo") e Jacopo Antonio Boni (la Sala con "Giove con Mercurio ed il Tempo" e un secondo salotto con "Aurora e Cefalo").
93. Palazzo Piazza Soziglia n. 1
(...continua)
La facciata su Piazza delle Vigne conserva affreschi attribuiti a Giovanni Battista Castello detto il Bergamasco nei quali possiamo osservare un gioco di pieni e vuoti, sottolineati dai marcapiani e dai timpani, oltre che dal portale di ingresso, che conferisce leggerezza alla monumentalità del prospetto.
L'atrio, lo scalone a volte a crociera, che partendo dall'atrio conduce ai piani superiori, ed il primo piano conservano cicli di affreschi a lavorazione grottesca realizzati dal Bergamasco e raffiguranti episodi dell’Iliade e storie della mitologia greca come "Il Sacrificio di Ifigenia" e "Storie di Psiche".
La sala del primo piano che affaccia sullo scalone conserva un monumentale camino marmoreo con lo stemma della famiglia Grillo.
Arrivati al secondo piano ci imbattiamo in una prima sala dove i recenti restauri hanno portato alla luce un affresco, databile XVIII Secolo, ancora oggetto di studio. Una antica scala cieca, al cui principio troviamo una piccola scultura zoomorfa, occupa parte della sala. In un piccolo vano sottoscala in questa stessa sala sono conservati lacerti dell'antica pavimentazione con piastrelline in cotto cinquecentesche intervallate da splendidi laggioni di produzione moresca (vi rimando alla pagina a loro dedicata per approfondire).
Il salone maggiore di questo piano, che affaccia su Piazza delle Vigne, conserva alcune tracce degli affreschi di Domenico Piola, chiamato qui a lavorare dopo la parziale ricostruzione del palazzo a seguito dei danni subiti nel bombardamento del Re Sole del 1684. Lasciando questo salone alle nostre spalle, troviamo altri due piccoli ambienti affrescati: uno in particolare, opera di Domenico Piola, è ciò che rimane dell'antica cappella del palazzo dove troviamo raffigurati putti in circolo e i due stemmi Grillo e Imperiale, gli stemmi delle casate dei due sposi Domenico Grillo e Nicoletta Imperiale, per i quali il palazzo fu edificato.
Altre stanze del secondo piano conservano soffitti a volta in legno, tracce di affreschi e portali in pietra nera. E di questa scura pietra, proveniente da Promontorio, sono anche i peducci che troviamo lungo lo scalone.
Salendo all’ultimo piano, il terrazzo che si apre dal sottotetto permette di godersi da vicino la cupola ed il campanile delle Vigne, oltre ad una splendida veduta dei vicoli dall’alto.
Quando ero piccolo mi recavo spesso in questo palazzo perché, nel salone principale del secondo piano, vi era un laboratorio di un restauratore di mobili: un vero e proprio museo con oggetti che grazie alla sua arte e maestria ritrovano l'antico splendore perduto nei secoli.
All'epoca il palazzo mostrava i segni del tempo e la trascuratezza di una bella dama caduta improvvisamente in disgrazia.
Tornai al suo interno qualche anno fa (qui sotto vi documento lo stato dell'atrio e dello scalone) e rividi quello scalone affrescato in stile pompeiano che osservavo una ventina di anni fa quando venivo qui con mio papà .
Oggi il palazzo, di proprietà del Comune, dopo un lungo restauro iniziato nel 2011, ospita un "hotel di charme".
Di seguito alcune immagini del palazzo e della sua ritrovata bellezza, immagini che ci fanno capire, ancora una volta, quanta bellezza spesso nascosta e poco conosciuta vi sia nei palazzi della Superba.
Questo palazzo cinquecentesco, in Piazza delle Vigne n. 6, nasce dalla fusione di cinque preesistenti edifici duecenteschi della famiglia Grillo. in facciata conserva ancora tracce della ripartizione tra i diversi edifici e splendidi affreschi opera di ignoti artisti genovesi.
All'interno è ancora preesente l'natica suddivisione in più scaloni che fa capire come il palazzo sia in realtà frutto dell'unione di più edifici.
Al terzo piano nobile, oggi occupato dall' "Hotel le Nuvole Residenza d'Epoca", troviamo uno splendido portale in marmo (con tutta probabilità portale di uno degli edifici inglobati in questo palazzo) e una cappella barocca con stucchi e con la volta finemente affrescata.
Esso si trova in Piazza delle Vigne al civico 3.
A questa scoperta è legata una curiosità: qualche anno fa, nel palazzo sono state girate alcune scene del film "Giorni e Nuvole" di Silvio Soldini con Antonio Albanese e Margherita Buy. Quest'ultima interpretava una restauratrice che cercava di riportare alla luce antichi affreschi. Ebbene, come a volte accade, la realtà supera la fantasia: due restauratrici, negli ultimi anni, proprio lì dove è stato girato il fim, hanno riportato alla luce gli affreschi del Cambiaso e del Tavarone sotto uno strato di intonaco. Genova nasconde bene i suoi tesori e scoperte come questa diventano ancora più affascinanti.
Il palazzo è chiuso al pubblico (è stato liberamente visitabile solo in occasione di una edizione dei Rolli Days): io sono riuscito a visitarlo più volte solo grazie alla mia renacia e a un pò di fortuna. E' un vero peccato che il cortile e soprattuto la scala gotica, l'unica esistente in Genova, sia quasi sconosciuta ai più e lontana dai circuiti turistici tradizionali.
Uscendo dal portone rimane un'ultima curiosità da raccontare: sulla destra del portone, se guardate bene, noterete una piccola croce nel muro. Ebbene, si dice che essa fu scolpita per ricordare che qui rimase ucciso un uomo a seguito di un violento calcio di un asino.
In facciata rimangono ancora molti segni degli anelli dove venivano legati gli animali tra i quali, probabilmente, anche l'asino protagonista della nostra storia.
99. Palazzo in Piazza De Franchi n. 8
(...continua)
100. Palazzo in Via delle Vigne n. 7
Lungo Via delle Vigne, al civico n. 7, un locale che oggi ospita un negozio di alimentari, conserva ancora begli affreschi del XVI Secolo, di cui trovate qui di seguito alcune immagini.
101. Palazzo in Via delle Vigne n. 10
103. Palazzo in Vico della Lepre n. 7
(...continua)
104. Palazzo dei Fattinanti
105. Palazzo Spinola Balestrino (Via della Maddalena n. 26 e Vico dietro il Coro delle Vigne n. 11)
Il palazzo, sito alla confluenza tra Via della Maddalena e Vico dietro il Coro delle Vigne, conserva sul lato affacciato a quest'ultimo vicolo un bel portale in marmo e lo scalone con piccola loggia voltata e affrescata che affaccia su sullo stretto vicolo.
106. Palazzo in Piazza della Posta Vecchia n. 1
Le colonne del cortile loggiato al pian terreno di Palazzo Bernardo e Giuseppe De Franchi (foto di Antonio Figari) |
Le loggie si ripetono nei piani a salire (foto di Antonio Figari) |
Sansone sterminatore di Filistei" di Domenico Fiasella (foto di Antonio Figari) |
"Gerusalemme liberata" di Bernardo Castello (foto di Antonio Figari) |
Sito in Piazza della Posta Vecchia al civico 3, questo palazzo fu edificato nel 1565 su progetto di Bernardino Cantone.
Esso conserva ancora, nonstante gli accorpamenti e le sopraelevazioni, un bell'atrio marmoreo al primo piano nobile e uno splendido ciclo pittorico di Luca Cambiaso raffigurante "Storie di Enea e Didone", nel salone principale e in un salone laterale al secondo piano nobile. A fianco di quest'ultima stanza, vi è un salone con bellissimi stucchi rococò.
"Il Concilio degli dei" di Luca Cambiaso (foto di Antonio Figari) |
109. Palazzo Antonio De Franchi
(...continua)
110. Palazzo De Franchi - Rebisso - Piaggio
(...continua)
111. Palazzo Maineri e Massone-Bianco di San Secondo
Complimenti davvero, il sito è bellissimo, molto interessante per chi, come me, si trova a passare ogni tanto per Genova e a camminare per i suoi vicoli, ma anche un invito a vivere la città e a non abitarci soltanto.
RispondiEliminaF.F.
Grazie F.F.! Son proprio contento che il sito ti sia piaciuto che tu abbia colto lo spirito che fa da sfondo al tutto: il non limitarsi a guardare e passare, ma il vivere e capire la bellezza che ci circonda per preservarla e custodirla nel futuro.
EliminaGrazie Antonio anche per questo bellissimo post !!! E' il piu' bello in assoluto ! Io ho avuto il laboratorio di Restauro sia in Vico Indoratori che , poi , in Via San Bernardo ..proprio di fronte all'antica Drogheria . So bene quindi cosa intendi per "vivere" i vicoli di Genova . Ti ringrazio inoltre per aver riesumato il bellissimo libro della mia prof. di Storia dell'Arte ( Liceo Artistico N.Barabino) Luisa Muller Profumo : LE PIETRE PARLANTI ...una grande donna che mi ha insegnato molto .
RispondiEliminaTi dono una piccola curiosita' : alcuni affreschi che hai "immortalato" li ho restaurati io ..tanti tanti anni fa ... e la facciata di Palazzo Cybo su Via Gramsci l'ha restaurata un grande decoratore genovese : Luca Taccia .
Grazie a te Daniela per le tue parole! Sono contento che ad una persona che ha vissuto i vicoli come te piaccia questa pagina. Il parlare di "pietre parlanti" è a parer mio una definizione che si adatta perfettamente ai nostri vicoli dove ogni facciata, ogni angolo di palazzo, ogni lapide racchiude segreti e storie da raccontare.
EliminaI miei complimenti per il tuo lavoro di restauro dei palazzi! Chissà quanti altri palazzi che immortalerò sono frutto del tuo lavoro.
Sarebbe interessante organizzare una visita guidata ....
RispondiEliminaBuonasera! Se ha piacere ad accompagnarmi nei miei giri alla scoperta dei segreti dei vicoli mi scriva al mio indirizzo mail info@isegretideivicolidigenova.com .
EliminaMi servivano immagini di muri esterni affrescati. Figurati se qua non li trovavo!
RispondiEliminaBella a mae Zena! No, a NOSTRA Zena. Ciao!
Un piacere esserti di aiuto amica mia! W la nostra Zena!
Eliminameraviglioso sito. interessantissimo. complimenti.. per me,una piemontese "poco inserita" a Genova,tale accuratezza e bellezza,ha prodotto curiosità e stupore.
RispondiEliminaCara Gigina, Ti ringrazio per le Tue parole! Sono felice di suscitare in te queste emozioni!
EliminaCiao Antonio,
RispondiEliminaho una curiosità e mi chiedevo se nei tuoi libri antichi e nelle tue ricerche hai notizie in merito.
Ho visto nel civico 9 di vico Casana un busto di un benefattore di Genova e della Liguria, che , come dice la targa, volle restare Innominato. Si hanno notizie di chi sia ?
Ciao!
Olga
Ciao Olga, il benefattore di Vico Casana è un mistero che non ho ancora risolto. Qualche anno fa mi infilai in quel palazzo approfittando del portone aperto e mi ritrovai davanti a questo busto che tuttora rimane senza nome. Ho deciso che un giorno dedicherò a lui un paragrafo nella pagina dedicata ai "poeti SANTI scrittori AVVENTURIERI" nella speranza di trovare sue notizie in qualche libro o che qualche lettore vedendolo su questo blog mi aiuti a risolvere questo enigma.
EliminaCiao Antonio,
RispondiEliminaInnanzitutto rinnovo i miei complimenti per il sito!
Ti scrivo perchè sto cercando informazioni riguardanti la palazzata di Sottroripa, nello specifico sui tre edifici bombardati durante la seconda guerra mondiale e successivamente demoliti durante gli anni '50 per costruirvi al loro posto il cosiddetto "grattacielo Svizzera" di Caricamento, struttura orrenda e completamente fuori contesto logico oggi giustamente ribattezzato eco-mostro di piazza Caricamento.
Sai darmi informazioni a riguardo?
Grazie mille!
Ciao MacLucky, grazie per i Tuoi complimenti! Per quanto riguarda i tre palazzi di Sottoripa distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale poco so. Per il momento ho alcune foto di questi edifici ma nulla di specifico ho finora trovato. Sto lavorando ad una pagina sulla Genova scomparsa e questi palazzi saranno sicuramente oggetto di un approfondimento. Nel mentre, se riesci a scoprire qualcosa Tu, sarei felice se mi informassi a riguardo scrivendomi una mail a info@isegretideivicolidigenova.com .
EliminaCiao Antonio e complimenti anche da parte mia. Una cosa mi sono sempre chiesto sui palazzi del centro storico di Genova. Cosa rappresentano quelle armi in bronzo poste su alcune facciate? Hanno un significato storico oppure sono state inserite in fase di ristrutturazione solo a fini estetici? Grazie, un saluto.
RispondiEliminaGrazie mille per tutto quello che ci trasmetti. Vorrei chiederti se è vero che nei pressi di via dei Giustiniani sono in vendita appartamenti ex dimora ultimo o penultimo doge di Genova .Grazie
RispondiEliminaAntonio, scusa! Sono un'oca: non ho trovato Piazza dell'Amor Perfetto! MI SERVEE!
RispondiEliminaScusa, Antonio, vorrei trovare le mampe: come sono fatte, come funzionano! Dove le trovo?
RispondiEliminaGrazie, amico mio.
Spero che non ti abbia portato guai seri, il COVID: io devo camminare col deambulatore! Meno male che scrivo... Un abbraccio