"Questi palazzi, pur di solido marmo, (...) dalla base alle
gronde sono dipinti con scene di battaglie genovesi, con mostruosi Giovi e
Cupidi e con note figurazioni della mitologia greca (...). Non ho mai letto né
sentito che gli esterni delle case di qualsiasi altra città europea siano
affrescati in questo modo." (Mark Twain)
"(...) le tenute a giardino, fra edificio ed edificio, con le
viti che formano arcate verdi, coi boschetti di aranci e con gli oleandri
fioriti, a venti, trenta e quaranta piedi al di sopra della strada (...)."
(Charles Dickens, Pictures
from Italy, 1846)
"Una caratteristica sono i dipinti di architettura invece che
della realtà. Ogni sorta di elaborata architettura è rappresentata negli affreschi." (Herman
Melville, 1857)
Uno dei segreti più affascinanti da svelare dei vicoli di Genova è la
bellezza inaspettata racchiusa in molti edifici privati.
Spesso, passando distrattamente nelle caruggi e notando vecchi portoni, non ci accorgiamo che basterebbe superare quella soglia per essere catapultati in splendidi cortili, ninfei, scaloni e saloni nobiliari affrescati dai migliori artisti chiamati a Genova per decorare le dimore dei Patrizi.
Forse il vecchio adagio genovese o cû e i dinæ no se mostran à nisciun (il sedere e i soldi non si mostrano a nessuno) riflette più di tante parole questa caratteristica tutta genovese di evitare di ostentare e di mostrarsi all'esterno, senza però rinunciare ad abbellire le proprie dimore all'interno: la verità è forse che queste meraviglie erano concepite per essere gioia e piacere per gli occhi dei padroni di questi splendidi palazzi, e non per colpire il passante di turno o il forestiero.
Alcuni palazzi, a dir il vero, lasciano trasparire già all'esterno la loro bellezza negli affreschi che decorano le facciate (molti di questi rinati grazie a recenti restauri che hanno ridato loro lo splendore di un tempo rubato dai secoli) o nei portoni marmorei.
In questa pagina Vi porterò a visitare tutti i palazzi dei vicoli genovesi che spesso, come gemme preziose rinchiuse nei loro scrigni, si mostrano allo spettatore solo varcata la soglia d'ingresso.
Non aspettatevi dettagliate descrizioni dei palazzi, per quello ci sono fior fior di guide alle quali non voglio sostituirmi, ma piuttosto accenni e foto, un'invito a tutti Voi ad addentrarvi nei vicoli e godere della bellezza che questi palazzi hanno conservato nei secoli superando guerre e trasformazioni urbanistiche.
Come vedrete, l'ordine in cui ho disposto i palazzi in questa pagina non è casuale: il tutto infatti è strutturato come una lunga passeggiata che, partendo da Piazza San Bernardo, vi condurrà fino in Via Balbi e poi alle ville suburbane.
1. Palazzo Agostino e Giacomo Salvago
Questo palazzo, sito in Piazza San Bernardo al civico 26, fu costruito per volere di Agostino e Giacomo Salvago nel 1532 nella curia medievale degli Streggiaporco.
Nel 1550 la piazza ed il palazzo furono oggetto di un "restyling" e le bande bianco e nere vennero coperte da uno strato di intonaco sul quale Ottavio Semino eseguì i suoi affreschi.
Nel restauro del 1937 si decise di riportare alla luce le antiche bande bianco e nere.
Lo splendido portale marmoreo cinquecentesco è opera di Giacomo della Porta e Nicolò da Corte.
Una curiosità è legata alle due figure sopra al portale: esse rappresentano due uomini selvaggi appoggiati a leoni che alludono al nome della famiglia ("Salvago" da "selvaggio").
Lo stemma della famiglia Salvago, che si trovava sopra il portale in mezzo ai due selvaggi, fu, come molti altri stemmi nobiliari, disrutto nell'ondata rivoluzionaria di fine settecento.
2. Palazzo Cereseto
Sito in Piazza San Bernardo al civico 24, questo edificio prende il nome dal senatore del Regno d'Italia che ne fu proprietario.
Edificato su preesistenze medievali, di cui si conservano tracce negli archi a sesto acuto ancora presenti, il palazzo raggiunge il suo massimo sviluppo nell'età barocca, momento in cui acquista l'aspetto odierno.
fine settecento.
Conserva un bel portale marmoreo con paraste a bugnato e un timpano con al centro il monogramma di Cristo, e una bella facciata affrescata a quadrature con motivi architettonici recentemente restaurata.
I prospetti su Vico Semino e Archivolto Mongiardino sono stati riedificati dopo i danni subiti nella Seconda Guerra Mondiale.
8. Palazzo Giulio Sale
Medievale "domus" con torre degli Embriaci, passa in proprietà prima ai Cattaneo nel XVI secolo e nel 1583 a Giulio Sale che la ristruttura. Sarà Gio Francesco Brignole a donare al palazzo le dimensione attuali, parzialmente alterate da sopraelevazioni novecentesche.
Esso conserva sulla facciata lato Salita Santa Maria di Castello magnifici affeschi del XVI secolo, opera di ignoti artisti lombardi e genovesi, simili a quelli ancora presenti in facciata di soli altri sei palazzi nei vicoli di Genova: Palazzo Cattaneo della Volta in Piazza Cattaneo, Palazzo Leonardo Grillo Cattaneo lato Vico del Fumo, Palazzo Sauli in Piazza Sauli al civico 7, palazzo in Piazza Embriaci al civico 2, Palazzo Grillo Cattaneo in Piazza delle Vigne, Palazzo Paolo Doria in vico San Matteo al civico 12, tutti descritti in questa pagina. Questa decorazione è muta testimone degli stretti legami intrecciati nel corso del Quattrocento fra il Ducato di Milano e la città di Genova, rapporti tenuti saldi in particolare dalle famiglie Sauli, Cattaneo e Doria.
All'interno è sopravvissuta ai secoli la cinquecentesca disposizione dell'atrio e dello scalone con volte a crociera che conduce al piano nobile.
La facciata originariamente affrescata ha purtroppo perso quasi tutta la sua bellezza che non si è potuta recuperare nel recente restauro. Son tuttora presenti, su Via delle Grazie, anche se difficilmente visibili dalla strada, alcuni bellissimi affreschi rinascimentali raffiguranti volti umani inseriti sotto archetti (simili a quelli visibili in facciata di Palazzo Grillo Cattaneo in Piazza delle Vigne, di cui trovate una foto nel paragrafo di questa pagina ad esso dedicato). Sopra gli archetti vi sono poi tracce di magnifici affeschi del XVI secolo, opera di ignoti artisti lombardi e genovesi, simili a quelli ancora presenti in facciata di soli altri sei palazzi nei vicoli di Genova: Palazzo Leonardo Grillo Cattaneo lato Vico del Fumo, Palazzo Sauli in Piazza Sauli al civico 7, palazzo in Piazza Embriaci al civico 2, Palazzo Giulio Sale lato Salita Santa Maria di Castello, Palazzo Grillo Cattaneo in Piazza delle Vigne, Palazzo Paolo Doria in vico San Matteo al civico 12, tutti descritti in questa pagina. Questa decorazione è muta testimone degli stretti legami intrecciati nel corso del Quattrocento fra il Ducato di Milano e la città di Genova, rapporti tenuti saldi in particolare dalle famiglie Sauli, Cattaneo e Doria.
Quello che il tempo ha rubato alla bellezza esteriore non è accaduto all'interno del palazzo che conserva splendidi affreschi nell'androne e lungo lo scalone.
Una curiosità: nell'affresco dell'androne, opera di Tavarone, raffigurante Re Saul che riceve Davide, se notate, quest'ultimo indossa l'ermellino, tipico indumento dei Dogi della Superba.
Edificato per volere dei Leccavela su preesistente edificio medievale, passa in proprietà ai Sauli nel XVI secolo.
Esso conserva in facciata magnifici affreschi del XVI secolo, opera di ignoti artisti lombardi e genovesi, simili a quelli ancora presenti in facciata di soli altri sei palazzi nei vicoli di Genova: Palazzo Cattaneo della Volta in Piazza Cattaneo, Palazzo Leonardo Grillo Cattaneo lato Vico del Fumo, palazzo in Piazza Embriaci al civico 2, Palazzo Giulio Sale lato Salita Santa Maria di Castello, Palazzo Grillo Cattaneo in Piazza delle Vigne, Palazzo Paolo Doria in vico San Matteo al civico 12, tutti descritti in questa pagina. Questa decorazione è muta testimone degli stretti legami intrecciati nel corso del Quattrocento fra il Ducato di Milano e la città di Genova, rapporti tenuti saldi in particolare dalle famiglie Sauli, Cattaneo e Doria.
Superato lo splendido portale marmoreo sormontato da putti si giunge all'atrio dal quale parte un bello scalone con volte a crociera e colonne in marmo.
Il palazzo ha anche un altro ingresso su Vico Sauli al civico 9 aperto nel Sei-Settecento quando il palazzo venne ristrutturato: da segnalare una bella conchiglia che chiude una nicchia dopo la prima rampa di scale.
Nell'atrio è conservata una singolare "pietra parlante": ritrovata nei fondi del palazzo e qui collocata dopo i restauri, essa rappresenta una torre con ai lati due grifoni, con tutta probabilità uno dei primi stemmi della Superba.
Sito in Piazza Ferretto, slargo che collega Salita Pollaiuoli a San Donato, questo palazzo fu edificato per volere di Stefano Onorato Ferretto, Doge della Repubblica, su preesistenti edifici medievali.
Conserva al piano nobile begli affreschi secenteschi tra i quali spicca lo splendido "Concilio degli Dei", opera di Gerolamo Piola, e ricchi stucchi rococò.
La facciata tardosecentesca è stata recentemente restaurata.
36. Casa Massuccone
Sita in Piazza Matteotti, questo palazzo merita di essere citato poichè la facciata è uno dei primi progetto firmati dall'Architetto Carlo Barabino che tante opere lasciò a Genova.
37. Palazzo in Via di Porta Soprana n. 5
Sito in Via di Porta Soprana al civico 5, questo palazzo, edificato nel XVI Secolo su preesistenti case medievali, conserva l'originaria struttura: superato un bel portale marmoreo, si giunge nell'atrio e nel cortile interno sul quale affaccia lo scalone voltato e quattro ordini di logge.
Nel cortile è presente una bella fontata marmorea in asse con il portale d'ingresso.
43. Palazzo Spinola Serra
Costruito per volere della famiglia Spinola su preesistenze medioevali nella prima metà del Cinquecento, esso si trova in Via Canneto il lungo al civico 31.
45. Palazzo Saluzzo-Veneroso
Questo palazzo si trova in Via Canneto il Lungo al civico 21.
Già appartenente alla lista dei Rolli e dimora di due illustri dogi della Repubblica di Genova, Gerolamo e Gian Giacomo Veneroso, conserva ancora all'esterno alcuni elementi medievali e all'interno l'atrio, lo scalone ed il primo piano con volte a crociera sorrette da colonne e busti in marmo, alcuni dei quali con teste romane, sopra gli splendidi portali di ardesia: questo purtroppo è tutto ciò che rimane dopo la trasformazione ottocentesca del palazzo da residenza nobiliare in appartamenti.
Nonostante tutto, come vedete dalle foto qui sotto, questo antico palazzo conserva ancora molte tracce della sua struttura originaria e dell'antica bellezza e merita, a parer mio, di esser visitato.
51. Palazzo Senarega-Zoagli
Sito al civico 11 di Largo Sanguineti, slargo lungo Via San Lorenzo, questo palazzo fu edificato nel XVI Secolo su due case di proprietà degli Scoti e dei Calligepali.
La piazza su cui affacciava, Piazza San Genesio, scomparve con il tracciamento di Via San Lorenzo: il non allineamento di questo edificio alla nuova via ottocentesca è l'unica traccia che ricorda che qui sorgeva una delle tante piazzette caratteristiche dei nostri vicoli (ancora oggi esiste, dall'altra parte di Via San Lorenzo, Vico San Genesio: questo nome è dovuto al fatto che qui sorgeva un piccolo sacello dedicato a detto Santo).
Nell'Ottocento venne accorpato ad un vicino palazzo di proprietà Zoagli.
L'edificio conserva ancora la suddivisione in piani nobili e mezzanini ancora visibili nelle facciata ottocentesca.
Il palazzo è "attraversato" nel mezzo da Vico Gesù che viene scavalcato con archivolti.
Sulla facciata è ricordato che qui visse Goffredo Mameli dal 1827 al 1849.
54. Palazzo Sinibaldo Fieschi
63. Palazzo Andriola Camilla
64. Casa dei Camilla
72. Palazzo Adorno
Sito in Via al Ponte Reale al civico 1, questo edificio fu edificato per volere della famiglia degli Adorno demolendo alcune case di proprietà dei Di Negro e dei Lomellini.
Il palazzo venne ridotto di dimensioni quando fu allargata Via al Ponte Reale perdendo i portici che insistevano su questa via.
Nel XIX Secolo qui si instaura l'Hotel de France, uno dei migliori hotel della città, che annovera tra i suoi ospiti Alexandre Dumas, "papà" de I tre Moschettieri e del Conte di Montecristo.
Dopo i recenti restauri, sono stati riportati in luce elementi architettonici medievali sulla facciata che insiste sulla Ripa.
73. Palazzo Emanuele Filiberto Di Negro
75. Palazzo in Via San Luca n. 1
Edificato nel XVI Secolo lungo l'antico "carrubeus maior", questo palazzo, recentemente restaurato, conserva la facciata affrescata a quadrature con motivi architettonici e al piano nobile balconi con balaustre in marmo retti da mensole con mascheroni antropomorfi.
All'interno vi è un bello scalone marmoreo.
76. Palazzo Gio. Batta Senarega
77. Palazzo Gio. Battista Lercari
Sito in Via Orefici al civico 7, questo palazzo venne edificato dai Lercari nella seconda metà del XVI Secolo ristrutturando ed ampliando domus medievali di proprietà della stessa nobile famiglia, di cui rimangono tracce nel prospetto che insiste su via dei Conservatori del Mare dove recenti restauri hanno riportato alla luce un portico a fasce bicrome e alcune trifore.
Superato il bel portale marmoreo ad arco con telamoni e lo scalone, si giunge al primo piano nobile che conserva alcuni affreschi raffiguranti "Storie di Psiche" che Federico Alizeri, nella sua guida, attribuisce al Semino.
Degne di nota sono alcune colonne finemente lavorate della loggia del primo piano e dello scalone, tra le più belle presenti nei vicoli di Genova.
Questo palazzo, sito in Campetto, fu fatto erigere intorno al 1560 da Gio. Vincenzo Imperiale il quale affidò il progetto a Giovanni Battista Castello detto "Il Bergamasco.
Poco dopo fu ampliato verso Soziglia ed i lavori vennero eseguiti da Andrea Ansaldo.
Nonostante l'odierna suddivisone dei piani che ha staccato il cortile del piano terreno dallo scalone, questo palazzo conserva quasi intatta l'antica bellezza nell'atrio colonnato, nello scalone affrescato a grottaglie, al primo piano con le colonne in marmo, i busti entro nicchie e gli affreschi che decorano molte sale.
Al secondo piano troneggia in una sala uno splendido camino, una sala meravigliosamente affrescata dal Cambiaso con storie di Cimone l'ateniese ed un'altra con scene della Gerusalmme liberata, opera del Bergamasco.
79. Palazzo Gio. Battista Imperiale
Questo palazzo fu edificato a partire dal 1584 e terminato nel 1587 in concomitanza con l'apertura del nuovo asse viario, l'odierna Via Scurreria, voluto da Gio. Giacomo Imperiale per collegare il suo palazzo alla Cattedrale di San Lorenzo (Vi rimando al paragrafo 40 della pagina de le PIETRE parlanti per approfondire il tutto).
Gli affreschi in facciata, opera di ignoti affrescanti genovesi, risalgono a prima del 1587 anche se è probabile un loro restauro nel XIX secolo.
Il piano terreno e il primo piano sono occupati da Pescetto, una dei negozi più antichi della città di cui vi parlo nella pagina dedicata a le BOTTEGHE storiche.
In questo palazzo alloggiava, in un appartamento dell'Hotel Union, "u megu ingleise" (il medico inglese) James Spensley, figura legata al Genoa e allo scoutismo (fu lui a portarlo a Genova). Il tutto è ricordato da una targa apposta dal Comune di Genova nel 1977.
80. Palazzo Ottavio Imperiale
Questo palazzo cinquecentesco, in Piazza delle Vigne n. 6, nasce dalla fusione di cinque preesistenti edifici duecenteschi della famiglia Grillo. in facciata conserva ancora tracce della ripartizione tra i diversi edifici e splendidi affreschi opera di ignoti artisti genovesi.
All'interno è ancora preesente l'natica suddivisione in più scaloni che fa capire come il palazzo sia in realtà frutto dell'unione di più edifici.
Al terzo piano nobile, oggi occupato dall' "Hotel le Nuvole Residenza d'Epoca", troviamo uno splendido portale in marmo (con tutta probabilità portale di uno degli edifici inglobati in questo palazzo) e una cappella barocca con stucchi e con la volta finemente affrescata.
Esso si trova in Piazza delle Vigne al civico 3.
A questa scoperta è legata una curiosità: qualche anno fa, nel palazzo sono state girate alcune scene del film "Giorni e Nuvole" di Silvio Soldini con Antonio Albanese e Margherita Buy. Quest'ultima interpretava una restauratrice che cercava di riportare alla luce antichi affreschi. Ebbene, come a volte accade, la realtà supera la fantasia: due restauratrici, negli ultimi anni, proprio lì dove è stato girato il fim, hanno riportato alla luce gli affreschi del Cambiaso e del Tavarone sotto uno strato di intonaco. Genova nasconde bene i suoi tesori e scoperte come questa diventano ancora più affascinanti.
Il palazzo è chiuso al pubblico (è stato liberamente visitabile solo in occasione di una edizione dei Rolli Days): io sono riuscito a visitarlo più volte solo grazie alla mia renacia e a un pò di fortuna. E' un vero peccato che il cortile e soprattuto la scala gotica, l'unica esistente in Genova, sia quasi sconosciuta ai più e lontana dai circuiti turistici tradizionali.
Uscendo dal portone rimane un'ultima curiosità da raccontare: sulla destra del portone, se guardate bene, noterete una piccola croce nel muro. Ebbene, si dice che essa fu scolpita per ricordare che qui rimase ucciso un uomo a seguito di un violento calcio di un asino.
In facciata rimangono ancora molti segni degli anelli dove venivano legati gli animali tra i quali, probabilmente, anche l'asino protagonista della nostra storia.
86. Palazzo in Via delle Vigne n. 7
Lungo Via delle Vigne, al civico n. 7, un locale che oggi ospita un negozio di alimentari, conserva ancora begli affreschi del XVI Secolo, di cui trovate qui di seguito alcune immagini.
87. Palazzo in Via delle Vigne n. 10
93. Palazzo Antonio De Franchi
(...continua)
94. Palazzo De Franchi - Rebisso - Piaggio
(...continua)
95. Palazzo Maineri e Massone-Bianco di San Secondo
99. Palazzo Doria Danovaro
100. Palazzo Lazzaro Doria (poi di Andrea Doria)
Edificato nella seconda metà del XIII Secolo, questo palazzo viene donato dalla Repubblica a Lamba Doria quale ricompensa per la vittoria sui Veneziani a Curzola nel 1298 (una piccola epigrafe posta in facciata tra gli archetti e il marcapiano del primo piano ricorda questa battaglia e Lamba Doria quale "capitanum ed armatum").
Il palazzo viene rimaneggiato nei secoli successivi: le quadrifore in facciata "perdono" le colonnine e la parte alta delle quadrifore stesse viene riempita con mascheroni di stucco, mentre la loggia a pian terreno viene chiusa e occupata da botteghe (come potete notare nell'immagine qui di seguito).
I bombardamenti del 1942 e il violento incendio che ne seguì lasciarono in piedi quasi solamente la facciata del palazzo: l'accurato restauro liberò la loggia al piano terreno riportandola all'antico splendore mentre si decise di non intervenire sul resto della facciata (per riportarla alle forme medievali) come invece successe al Palazzo di San Giorgio con gli invasivi interventi di inizio Novecento sotto la guida del D'Andrade.
Una curiosità: se guardate attentamente da vicino le strisce bianche e nere della facciata di questo palazzo, noterete che l'altezza di quelle nere è, seppur di poco, più grande rispetto a quelle bianche. Questo perchè, se fossero tutte della stessa misura, per un effetto ottico, le nere sembrerebbero più piccole e dunque si perderebbe visivamente l'omogeneità che si ha in facciata con l'alternanza dei due colori. Questa antica tecnica è utilizzata in molte facciate bicrome dei palazzi genovesi.
102. Palazzo Gio Batta e Gio Stefano Doria
Sito tra Piazza San Matteo e Vico Falamonica, esso è da ritenersi il più antico dei palazzi Doria prospicenti sulla piazza.
Tra i suoi proprietari c'è da ricordare Branca Doria, già protagonista dell'Inferno di Dante, di cui trovate la storia nella pagina de i FANTASMI di GENOVA.
(...continua)
103. Palazzo Domenico Doria
104. Palazzo Giorgio Doria (Palazzo Doria Quartara)
Sito in Piazza San Matteo al civico 14, questo palazzo venne edificato per volere di Giorgio Doria accorpando alcuni edifici medievali tra i quali il palazzo appartenente a Oberto Doria.
La facciata conserva su Vico San Matteo tracce di decorazione a quadrature e su Vico dell'Umiltà il portico tamponato medievale e parte della muratura della stessa epoca.
Splendido il portale, opera del 1457 di Giovanni Gagini, sormontato da un sovrapporta con San Giorgio e il Drago (Vi rimando alla pagina de lePIETREparlanti al paragrafo de "Le pietre di San Giorgio" per approfondire il tutto).
Particolare la suddivisione degli spazi interni con lo scalone marmoreo che corre dall'atrio al secondo piano con un'unica rampa interrotta da un vano caposcala intermedio.
108. Palazzo in Via Chiossone n. 7
109. Palazzo Stefano Doria (Palazzo Doria Serra)
Sito in Via David Chiossone al civico 14, questo edificio venne edificato nel XVI secolo su preesistenti case medievali.
Di proprietà Doria, compare nei rolli nel 1599 a nome di Stefano Doria.
Passa in proprietà a Francesco Torriglia che nel 1645 lo ricostruisce spostando l'accesso su Vico della Rovere, e ai Serra nel XIX Secolo.
Conserva il portale marmoreo originario su Vico della Rovere, resti del portico medievale e tracce di affreschi in facciata sia su Vico della Rovere che su Via Chiossone, e un bel portale marmoreo sormontato da un ovale con Madonna e Bambino in Via Chiossone.
110. Palazzo Giulio Pallavicini
Sito in Via Luccoli al civico 23, questo edificio, acquistato da Eliano Spinola dagli eredi di Angelo De Mari, fu totalmente riscostruito intorno alla metà del XVI Secolo da Nicolò Spinola.
Nonostante la suddivisione in appartamenti, questo palazzo conserva ancora aspetti monumentali come l'atrio loggiato, il bello scalone che conduce fino al terzo piano e la loggia al primo piano che affaccia sul cortile interno, e splendidi affreschi opera di Domenico Parodi al secondo piano nobile.
Lungo lo scalone, sono conservati in due cornici alcuni laggioni.
118. Palazzo Ansaldo De Mari e fratelli
Sito al civico 2 di Piazza Luccoli (l'antica Piazza De Mari che prendeva il nome dalla famiglia che qui possedeva le sue case), questo edificio, nonostante i successivi accorpamenti e aggiunte, conserva ancora un bello scalone cinquecentesco.
Il doppio ingresso, in Piazza Luccoli e in Via Luccoli al civico 28, è dovuto alla doppia identità dell'edificio che copre una superficie che si estende tra Via Luccoli e i Macelli di Soziglia.
Una curiosa storia è legata alla lapide marmorea in facciata (Vi rimando al paragrafo 13 "La pietra del marchese e del falegname" alla pagina de lePIETREparlanti per approfondire).
119. Palazzo De Mari
Sito in Via Luccoli al civico 26, questo è forse il palazzo dove sono conservati quantitativamente e qualitativamente i più bei laggioni della Superba (Vi rimando alla pagina de iRISSEUediLAGGIONIdellaSUPERBA).
Una volta nell'atrio di questo palazzo c'era una simpatica vecchina che vendeva cesti di vimini, mestiere che aveva ereditato da suo padre. Quando ella decise di chiudere bottega, il portone, a seguito di illecite intrusioni, venne chiuso e i laggioni rimasero fruibili solo per i condomini del palazzo. Mi ha raccontato colui che mi ha fatto entrare che, approfittando della mancanza di controllo, è accaduto che alcune delle splendide piastrelle siano state smurate e sottratte. Non rimase quindi altra scelta che tenere chiuso il portone anche di giorno: ciò purtroppo, se da una parte preserva questo tesoro, dall'altra impedisce ai passanti di godere della bellezza di queste piastrelle.
120. Palazzo in Via Luccoli 30
(...continua)
124. Palazzo Luciano Spinola di Luccoli
130. Palazzo Interiano Pallavicino
Costruito per volere di Paolo e Nicolò Interiano tra il 1565 ed il 1567 sui resti di un precedente edificio, questo palazzo conserva ancora splendidi affreschi in facciata opera di Lazzaro e Benedetto Calvi.
E' uno dei pochi palazzi del centro storico di Genova che conserva uno splendido giardino che si trova nel retro del palazzo e sale fino a Villetta di Negro dalla quale è parzialmente visibile.
131. Palazzo Agostino Pallavicino
132. Palazzo Pantaleo Spinola
Sito in Via Garibaldi al civico 2, questo palazzo fu edificato per volere di Pantaleo Spinola su progetto dell'architetto Bernarzo Spazio.
Il piano terreno conserva affreschi con episodi biblici affrescati da Giovanni Carlone.
Splendido l'affresco del salone del piano nobile, opera di Domenico Piola, con la collaborazione del quadraturista emiliano Paolo Brozzi, raffigurante "L'offerta a Giove delle chiavi del Tempio di Giove".
Dal salone si accede ad una terrazza che conserva un piccolo ninfeo in pietre e maioliche, oggi vuoto, dove un tempo era conservato lo splendido gruppo marmoreo raffigurante "Il ratto di Elena", opera di Pierre Puget, oggi conservato nel Museo di Sant'Agostino.
Edificato per volere di Franco Lercari tra il 1571 e il 1578, e passato nel 1845 alla famiglia Parodi, che ancora oggi ne è proprietaria, esso si trova in Via Garibaldi al civico 3.
La volta del salone principale del primo piano nobile, raffigurante l'Allegoria del Commercio, è opera ottocentesca di Giovanni Quinzio.
Degni di menzione, al primo piano nobile, due busti, opera di Taddeo Carlone, raffiguranti Franco Lercari e la moglie Antonia De Marini.
All'altezza del primo piano, sul retro del palazzo, una loggia conduceva al giardino sospeso: oggi nulla rimane dopo l'apertura di Piazza Portello.
Quello che pochi sanno di questo palazzo riguarda le due figure ai lati del portone, di cui avete qui sotto due foto.
135. Palazzo Angelo Giovanni Spinola
136. Palazzo Gio Battista Spinola
141. Palazzo Ridolfo Maria e Gio Francesco I Brignole Sale (Palazzo Rosso)
142. Palazzo Luca Grimaldi (Palazzo Bianco)
146. Palazzo in Vico di Portanuova n. 5
(...continua)
147. Palazzo Spinola De Mari
153. Palazzo Gio. Domenico Spinola
Sito tra Via Sant'Agnese e Via di Vallechiara, questo palazzo, di edificazione cinquecentesca, si presenta oggi unito a Palazzo Giacomo Lomellini (di cui trovate la storia al precedente paragrafo): dal secondo piano nobile di quest'ultimo si accede al corpo scala di Palazzo Spinola.
Appartenuto ai Cattaneo de Marini ed acquistato da Gio. Luca Spinola, passa nel Settecento al Magistrato dei Poveri ed infine viene assorbito nel patrimonio del Comune di Genova. Ed è in quest'ultimo periodo che il palazzo, trasformato in uffici comunali, viene accorpato a Palazzo Lomellini.
Sono ancora presenti affreschi di Giovanni Carlone raffiguranti ul loggiato sul quale si affacciano musici e cantori ed al centro la figuradel Cardinale Giovanni Domenico Spinola.
All'esterno, su Via Sant'Agnese, svetta ancora una torretta di servizio cinquecentesca.
154. Palazzo in Salita carbonara n. 61
Sito lungo Salita Carbonara, sul alto opposto della via rispetto al Convento di San Bartolomeo dell'Olivella, questo palazzo, di edificazione medievale, conserva al suo interno uno splendido affresco seicentesco raffigurante la Crocifissione.
In facciata sono conservati ancora alcuni affreschi seicenteschi.
155. Palazzo Ponzone
156. Palazzo Gregorio ed Egidio Lomellini
(...continua)
157. Palazzo Cosma Centurione
Sito in Via Lomellini al civico 8, questo edificio viene edificato per volere dei Centurione nel XVI Secolo.
Passa in proprietà ai Pallavicini nel XVIII Secolo i quali affidano all'architetto Giovanni Viano il rinnovamento del palazzo che in quest'epoca assume le forme che ancora oggi lo contraddistinguono come il sistema atrio scalone e la facciata scandita da cornici marcapiano, lesene, timpani e motivi floreali.
A questo periodo risalgono gli splendidi affreschi del secondo piano nobile, opera di Domenico Parodi il quale affresca la volta di un salone con "Cristoforo colombo che sbarca in America" e una galleria sul lato che affaccia sulla Chiesa di San Filippo. Altri begli affreschi sono opera di Giacomo Antonio Boni.
Alcune stanze di rappresentanza e una piccola conservano begli affreschi rococò.
160. Palazzo Alessandro Saluzzo
164. Palazzo Cambiaso (Via al Ponte Calvi 6)
Sito in Via al Ponte Calvi al civico 6, questo edificio fu edificato nel XVI Secolo.
Conserva l'originario scalone e la bella loggia che affaccia su Vico di San Marcellino.
Al piano nobile sono conservati pregevoli affreschi.
165. Palazzo Stefano e Felice Pallavicini
Quando ero piccino spesso con mio padre mi recavo in questo palazzo al secondo piano dove aveva il proprio laboratorio un famoso restauratore: proprio questi ambienti conservano ancora begli affreschidel XVI Secolo della scuola dei fratelli Calvi.
Ancora presente, all'interno 1, l'antico pozzo che riforniva di acqua l'intero palazzo.
170. Palazzo in Piazza Pinelli 1
171. Palazzo in Piazza Pinelli 3
Questo edificio, anch'esso edificato nel XVI Secolo, conserva un bel portale in pietra nera di promontorio con quattro teste scolpite e all'interno un bel loggiato sospeso intorno ad un cortiletto pensile.
175. Palazzo Spinola in Via della Maddalena n. 34
Sito in Via della Maddalena al civico 34, questo edificio di proprietà della famiglia Spinola conserva al primo piano nobile un salone splendidamente affrescato da Giovanni e Giovanni Battista Carlone con la "Storia del figliol prodigo" ripartita in cinque riquadri: quello centrale raffigura l'abbraccio del padre al figlio tornato a casa; i quattro riquadri laterali "Il commiato del padre", "Il festino", "La ricerca del lavoro" e " "La guardiani porci".
Ai quattro angoli della volta sono raffigurati altrettanti putti accanto ai quali, in finti oculi, sono raffigurate piccole teste di bimbi.
L'affresco è stato riportato alla luce per puro caso dopo esser stato per molto tempo occultato da una controsoffittatura che lo ha conservato lontano dagli sguardi ma anche al riparo dai danni del tempo.
Ho avuto la possibilità di vederlo ed è stata un'esperienza emozionante. Purtroppo non ho avuto il permesso di pubblicare e diffondere le foto che ho fatto e quindi per il momento dovete accontentarvi delle mie parole.
178. Palazzo Spinola di San Luca-Gentile
Sito in Via San Luca al civico 4, questo edificio è frutto di aggregazioni di più edifici tra i quali il Palazzo di Gioffredo Spinola (già inserito nei Rolli e sito in Vico Serriglio al civico 1) e della Chiesa di San Raffaele che qui sorgeva (a ricordo della quale rimane il vicolo che porta ancora il suo nome).
179. Palazzo Gio Battista Grimaldi (Piazza San Luca)
181. Palazzo Gio Battista Grimaldi (Vico San Luca)
184. Palazzo in Via del Campo n. 2
(...continua)
185. Palazzo in Vico San Marcellino n. 3
(...continua)
186. Palazzo in Piazza San Marcellino n. 6
(...continua)
187. Palazzo in Piazza San Marcellino n. 4
201. Palazzo Stefano Balbi (Palazzo Reale)
Il primo nucleo di questo palazzo viene edificato tra il 1643 e il 1650 per volere di Stefano Balbi, su progetto degli architetti Pier Francesco Cantone e Michele Moncino. La decorazione delle sale viene affidata ai genovesi Giovan Battista Carlone e Valerio Castello ai quali si affiancano i bolognesi Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli.
L'edificio passa in proprietà ai Durazzo nel 1679: ad Eugenio Durazzo si devono i lavori di ampliamento del palazzo che acquisirà due corpi di fabbrica laterali e la ricostruzione del Teatro del Falcone (andato distrutto da un incendio nel 1702); al nipote Gerolamo Ignazio si devono invece gli ulteriori lavori che porteranno all'aspetto attuale dell'edificio con la costruzione del monumentale scalone e del terrazzo, e l'ampliamento del cortile verso mare.
A questa fase dei lavori risale la realizzazione della magnifica Sala degli Specchi.
Nel 1824 il palazzo passa in proprietà ai Savoia ed inizia una nuova fase di ristrutturazione che coinvolge sopratutto gli spazi interni; tra i tanti artisti che vengono chiamati a lavorare a quest'ultima fase dei lavori del palazzo, ricordiamo tre professori dell'Accademia Linguistica: Michele Canzio, Santo Varni e Michele Isola.
Oggi Palazo Reale è un Museo statale e conserva al suo interno una ricca quadreria con opere di numerosi artisti quali Van Dyck, Tintoretto, Piola, Grechetto, e mobilio genovese del XVII-XVIII Secolo.
Spesso, passando distrattamente nelle caruggi e notando vecchi portoni, non ci accorgiamo che basterebbe superare quella soglia per essere catapultati in splendidi cortili, ninfei, scaloni e saloni nobiliari affrescati dai migliori artisti chiamati a Genova per decorare le dimore dei Patrizi.
Forse il vecchio adagio genovese o cû e i dinæ no se mostran à nisciun (il sedere e i soldi non si mostrano a nessuno) riflette più di tante parole questa caratteristica tutta genovese di evitare di ostentare e di mostrarsi all'esterno, senza però rinunciare ad abbellire le proprie dimore all'interno: la verità è forse che queste meraviglie erano concepite per essere gioia e piacere per gli occhi dei padroni di questi splendidi palazzi, e non per colpire il passante di turno o il forestiero.
Alcuni palazzi, a dir il vero, lasciano trasparire già all'esterno la loro bellezza negli affreschi che decorano le facciate (molti di questi rinati grazie a recenti restauri che hanno ridato loro lo splendore di un tempo rubato dai secoli) o nei portoni marmorei.
In questa pagina Vi porterò a visitare tutti i palazzi dei vicoli genovesi che spesso, come gemme preziose rinchiuse nei loro scrigni, si mostrano allo spettatore solo varcata la soglia d'ingresso.
Non aspettatevi dettagliate descrizioni dei palazzi, per quello ci sono fior fior di guide alle quali non voglio sostituirmi, ma piuttosto accenni e foto, un'invito a tutti Voi ad addentrarvi nei vicoli e godere della bellezza che questi palazzi hanno conservato nei secoli superando guerre e trasformazioni urbanistiche.
Come vedrete, l'ordine in cui ho disposto i palazzi in questa pagina non è casuale: il tutto infatti è strutturato come una lunga passeggiata che, partendo da Piazza San Bernardo, vi condurrà fino in Via Balbi e poi alle ville suburbane.
Tramonto estivo in Strada Nuova (foto di Antonio Figari) |
INDICE
1. Palazzo Agostino e Giacomo Salvago
2. Palazzo Cereseto
2. Palazzo Cereseto
3. Palazzo De Marini
4. Palazzo Alessandro Giustiniani
5. Palazzo Marcantonio Sauli
6. Palazzo in Via San Bernardo n. 17
7. Palazzo in Piazza Embriaci n. 2
8. Palazzo Giulio Sale
9. Palazzo in Via San Bernardo n. 14
10. Palazzo in Via San Bernardo n. 10
11. Palazzo Saluzzo
12. Palazzo Leonardo Grillo Cattaneo
13. Palazzo Stella
14. Palazzo Cattaneo della Volta
15. Palazzo Fulco De Castro
15. Palazzo Fulco De Castro
16. Casa del Boia
17. Palazzo Gio Andrea De Franchi
18. Palazzo Gaspare Basadonne
19. Palazzo Antonio Sauli
20. Palazzo in Piazza Sauli n. 4
21. Palazzo Airoli Franzoni
22. Palazzo Sauli (Piazza Sauli n. 7)
23. Palazzo in Via Giustiniani n. 9
24. Palazzo Giustiniani Franzoni
25. Palazzo Giustiniani Franzoni (2)
26. Palazzo Giustiniani (Via Giustiniani n. 12)
27. Palazzo Marcantonio Giustiniani
28. Palazzo Gio Battista Saluzzo
29. Palazzo Acquarone Pieri
29. Palazzo Acquarone Pieri
30. Palazzo Sopranis poi Peirano
31. Palazzo Giovanni Bernardo Veneroso
31. Palazzo Giovanni Bernardo Veneroso
32. Palazzo in Piazza San Donato n. 23
33. Palazzo Paolo De Benedetti
34. Palazzo in Via San Donato n. 14
35. Palazzo del Doge Stefano Onorato Ferretto
36. Casa Massuccone
37. Palazzo in Via di Porta Soprana n. 5
36. Casa Massuccone
37. Palazzo in Via di Porta Soprana n. 5
38. Casa di Cristoforo Colombo
39. Casa di Niccolò Paganini
40. Casa Piola
41. Palazzo in Salita Pollaiuoli n. 13
42. Palazzo Agostino e Benedetto Viale
43. Palazzo Spinola Serra
44. Palazzo Fieschi Crosa di Vergagni
45. Palazzo Saluzzo-Veneroso
46. Palazzo Gio Andrea Cicala
47. Palazzo Antoniotto De Franchi
48. Palazzo in Vico Caprettari n. 3
48. Palazzo in Vico Caprettari n. 3
49. Palazzo Centurione Gavotti
50. Palazzo Durazzo-Zoagli
51. Palazzo Senarega-Zoagli
51. Palazzo Senarega-Zoagli
52. Palazzo Bendinelli Sauli
53. Palazzo in Via San Lorenzo n. 15
53. Palazzo in Via San Lorenzo n. 15
54. Palazzo Sinibaldo Fieschi
55. Palazzo Orazio e Gio Francesco De Franceschi
56. Palazzo Cicala (Piazza Scuole Pie)
57. Palazzo Cicala (Piazza Scuole Pie n. 3)
58. Palazzo Lercari
59. Palazzo Stefano Squarciafico
60. Palazzo Emanuele Squarciafico
61. Palazzo Filippo Sauli
61. Palazzo Filippo Sauli
62. Palazzo Enrico Camilla
63. Palazzo Andriola Camilla
64. Casa dei Camilla
65. Palazzo Fieschi (casa natale di Santa Caterina Fieschi Adorno)
66. Palazzo De Marini Croce
67. Palazzo Pietro Durazzo
68. Palazzo Penco
69. Palazzo in Vico delle Cinque Lampadi n. 1
69. Palazzo in Vico delle Cinque Lampadi n. 1
70. Palazzo medievale in Via San Pietro della Porta angolo
Via Conservatori del Mare
71. Palazzo Serra (Piazza Banchi)
72. Palazzo Adorno
72. Palazzo Adorno
73. Palazzo Emanuele Filiberto Di Negro
74. Palazzo Ambrogio di Negro
75. Palazzo in Via San Luca n. 1
75. Palazzo in Via San Luca n. 1
76. Palazzo Gio. Batta Senarega
77. Palazzo Gio. Battista Lercari
78. Palazzo Gio. Vincenzo Imperiale
79. Palazzo Gio. Battista Imperiale
80. Palazzo Ottavio Imperiale
80. Palazzo Ottavio Imperiale
81. Palazzo Eredi Gerolamo Chiavari
82. Palazzo Domenico Grillo
83. Palazzo Francesco Maria Doria
84. Palazzo Grillo Cattaneo
85. Palazzo Brancaleone Grillo
86. Palazzo in Via delle Vigne n. 7
86. Palazzo in Via delle Vigne n. 7
87. Palazzo in Via delle Vigne n. 10
88. Palazzo Di Negro
89. Palazzo dei Fattinanti
90. Palazzo in Piazza della Posta Vecchia n. 1
90. Palazzo in Piazza della Posta Vecchia n. 1
91. Palazzo Bernardo e Giuseppe De Franchi
92. Palazzo Agostino De Franchi
93. Palazzo Antonio De Franchi
94. Palazzo De Franchi - Rebisso - Piaggio
93. Palazzo Antonio De Franchi
94. Palazzo De Franchi - Rebisso - Piaggio
95. Palazzo Maineri e Massone-Bianco di San Secondo
96. Palazzo Jacopo Spinola
97. Palazzo Spinola Zecchino
98. Palazzo Francesco Borsotto
99. Palazzo Doria Danovaro
100. Palazzo Lazzaro Doria (poi di Andrea Doria)
101. Palazzo Lamba Doria
102. Palazzo Gio Batta e Gio Stefano Doria
103. Palazzo Domenico Doria
104. Palazzo Giorgio Doria (Palazzo Doria Quartara)
105. Palazzo Antonio Grimaldi Cebà
106. Palazzo Doria Marana
107. Palazzo Doria (Fondazione Carige)
108. Palazzo in Via Chiossone n. 7
109. Palazzo Stefano Doria (Palazzo Doria Serra)
108. Palazzo in Via Chiossone n. 7
109. Palazzo Stefano Doria (Palazzo Doria Serra)
110. Palazzo Giulio Pallavicini
111. Palazzo Doria De Ferrari Galliera
112. Palazzo Doria De Fornari
113. Palazzo Orsini
113. Palazzo Orsini
114. Palazzo Giovanni Garibaldi
115. Palazzo Gerolamo Pallavicini
116. Palazzo Tomaso Franzone
117. Palazzo Nicolò Spinola di Luccoli (Palazzo Franzone Spinola)
118. Palazzo Ansaldo De Mari e fratelli
119. Palazzo De Mari
120. Palazzo in Via Luccoli n. 30
121. Palazzo Spinola di Luccoli - Balestrino
122. Palazzo in Vico dei Parmigiani n. 1
123. Palazzo Giacomo Spinola
124. Palazzo Luciano Spinola di Luccoli
125. Palazzo Tomaso Spinola
126. Palazzo Giorgio Spinola
127. Palazzo Clemente della Rovere
128. Palazzo Antonio Doria (Palazzo Doria Spinola)
129. Palazzo Negrone
130. Palazzo Interiano Pallavicino
131. Palazzo Agostino Pallavicino
132. Palazzo Pantaleo Spinola
133. Palazzo Franco Lercari
134. Palazzo Tobia Pallavicino
135. Palazzo Angelo Giovanni Spinola
136. Palazzo Gio Battista Spinola
137. Palazzo Nicolosio Lomellini
138. Palazzo Giacomo e Lazzaro Spinola
139. Palazzo Nicolò Grimaldi (Palazzo Tursi)
140. Palazzo Baldassarre Lomellino
141. Palazzo Ridolfo Maria e Gio Francesco I Brignole Sale
(Palazzo Rosso)
142. Palazzo Luca Grimaldi (Palazzo Bianco)
143. Palazzo Gerolamo Grimaldi (Palazzo della Meridiana)
144. Palazzo Montanaro (Casa Valery)
145. Palazzo Gio Carlo Brignole
146. Palazzo in Vico di Portanuova n. 5
146. Palazzo in Vico di Portanuova n. 5
147. Palazzo Spinola De Mari
148. Palazzo in via San Siro n. 2
148. Palazzo in via San Siro n. 2
149. Palazzo Stefano Lomellini
150. Palazzo Bartolomeo Lomellini
151. Palazzo Benedetto Lomellini
152. Palazzo Giacomo Lomellini
153. Palazzo Gio. Domenico Spinola
154. Palazzo in Salita Carbonara n. 61
153. Palazzo Gio. Domenico Spinola
154. Palazzo in Salita Carbonara n. 61
155. Palazzo Ponzone
156. Palazzo Gregorio ed Egidio Lomellini
156. Palazzo Gregorio ed Egidio Lomellini
157. Palazzo Cosma Centurione
158. Casa di Mazzini
159. Palazzo Giorgio Centurione
160. Palazzo Alessandro Saluzzo
161. Palazzo del Lascito Canevari
162. Palazzo Gio Battista Centurione
163. Palazzo Cipriano e Babilano Pallavicini
164. Palazzo Cambiaso (Via al Ponte Calvi 6)
164. Palazzo Cambiaso (Via al Ponte Calvi 6)
165. Palazzo Stefano e Felice Pallavicini
166. Palazzo Serra Gerace
167. Palazzo Filippo Spinola
167. Palazzo Filippo Spinola
168. Palazzo Nicola Cicala
169. Palazzo Pinelli
170. Palazzo in Piazza Pinelli n. 1
171. Palazzo in Piazza Pinelli n. 3
172. Palazzo Spinola di Pellicceria
173. Palazzo Pietro Spinola di San Luca
173. Palazzo Pietro Spinola di San Luca
174. Palazzo Gentile
175. Palazzo Spinola in Via della Maddalena n. 34
175. Palazzo Spinola in Via della Maddalena n. 34
176. Palazzo Lazzaro Grimaldi
177. Palazzo Stefano De Mari
178. Palazzo Spinola di San Luca-Gentile
179. Palazzo Gio Battista Grimaldi (Piazza San Luca)
180. Palazzo Nicola Grimaldi
181. Palazzo Gio
Battista Grimaldi (Vico San Luca)
182. Palazzo Pinelli Gentile (già Spinola e Salvago)
183. Palazzo Nicolò Spinola di San Luca
184. Palazzo in Via del Campo n. 2
185. Palazzo in Vico San Marcellino n. 3
186. Palazzo in Piazza San Marcellino n. 6
187. Palazzo in Piazza San Marcellino n. 4
184. Palazzo in Via del Campo n. 2
185. Palazzo in Vico San Marcellino n. 3
186. Palazzo in Piazza San Marcellino n. 6
187. Palazzo in Piazza San Marcellino n. 4
188. Palazzo Antonio Doria Invrea
189. Palazzo Bartolomeo Invrea (poi Palazzo Cardinale Cybo)
190. Palazzo Cesare Durazzo
191. Palazzo Lomellini - Serra
192. Palazzo Bartolomeo Rebuffo - Serra
193. Palazzo Gio Francesco De Ferrari (Palazzo Belimbau)
194. Palazzo Nicolò Lomellini (Palazzo Lauro)
195. Palazzo Cristoforo Spinola
196. Palazzo Gio. Agostino Balbi
197. Palazzo Gio. Francesco Balbi
198. Palazzo Giacomo e Pantaleo Balbi
199. Palazzo Francesco Maria Balbi Piovera (poi Palazzo
Raggio)
200. Palazzo Balbi (Palazzo dell'Ateneo, ex Collegio dei
Gesuiti)
201. Palazzo Stefano Balbi (Palazzo Reale)
1. Palazzo Agostino e Giacomo Salvago
Palazzo Salvago (foto di Antonio Figari) |
Questo palazzo, sito in Piazza San Bernardo al civico 26, fu costruito per volere di Agostino e Giacomo Salvago nel 1532 nella curia medievale degli Streggiaporco.
Nel 1550 la piazza ed il palazzo furono oggetto di un "restyling" e le bande bianco e nere vennero coperte da uno strato di intonaco sul quale Ottavio Semino eseguì i suoi affreschi.
Nel restauro del 1937 si decise di riportare alla luce le antiche bande bianco e nere.
Lo splendido portale marmoreo cinquecentesco è opera di Giacomo della Porta e Nicolò da Corte.
Una curiosità è legata alle due figure sopra al portale: esse rappresentano due uomini selvaggi appoggiati a leoni che alludono al nome della famiglia ("Salvago" da "selvaggio").
Lo stemma della famiglia Salvago, che si trovava sopra il portale in mezzo ai due selvaggi, fu, come molti altri stemmi nobiliari, disrutto nell'ondata rivoluzionaria di fine settecento.
2. Palazzo Cereseto
Sito in Piazza San Bernardo al civico 24, questo edificio prende il nome dal senatore del Regno d'Italia che ne fu proprietario.
Edificato su preesistenze medievali, di cui si conservano tracce negli archi a sesto acuto ancora presenti, il palazzo raggiunge il suo massimo sviluppo nell'età barocca, momento in cui acquista l'aspetto odierno.
fine settecento.
Conserva un bel portale marmoreo con paraste a bugnato e un timpano con al centro il monogramma di Cristo, e una bella facciata affrescata a quadrature con motivi architettonici recentemente restaurata.
I prospetti su Vico Semino e Archivolto Mongiardino sono stati riedificati dopo i danni subiti nella Seconda Guerra Mondiale.
La facciata di Palazzo Cereseto (foto di Antonio Figari) |
3. Palazzo
De Marini
Sito all'angolo tra Piazza San Bernardo e Vico Vegetti, questo palazzo venne demolito a parziale pena di un De Marini, colpevole di congiura.
Sull'area su cui esso insisteva nel 1627 viene edificata la Chiesa di San Bernardo (di cui oggi rimane il campanile, trasformato in appartamenti, una lapide al pian terreno dell'edificio e altre lapidi in facciata nel retro del palazzo), mentre sull'attigua area di Palazzo Paolo De Benedetti (vedi il relativo paragrafo in questa pagina) viene edificato il Monastero.
La Chiesa, espropriata, diviene Scuola di Carita nel 1846; oggi è sede di una scuola statale, mentre i locali al pian terreno sono occupati da un noto locale dei vicoli, il "Moretti".
4. Palazzo Alessandro Giustiniani
Sito in Via San Bernardo al civico 21, prende il nome di Alessandro Giustiniani poichè come palazzo di sua proprietà viene inserito nell'elenco dei Rolli nel 1599.
L'edificio risale al XIV secolo: nonostante le profonde trasformazioni subite è ancora visibile al piano terreno, in un locale alla sinistra del portone (oggi ristorante messicano "Veracruz", i cui proprietari ringrazio per l'ospitalità concessami per scattare alcune foto e per l'ottimo spuntino offertomi) è ancora conservato parte dell'antico cortile interno del piano terreno con due splendide coppie di colonne binate. Dal cortile anticamente partiva lo scalone che conduceva al piano nobile. Oggi lo scalone moderno sale direttamente dal portone e non è più collegato con quello che fu il cortile interno ma la parte alta dell'antico scalone e una loggia balaustrata al piano nobile (in parte purtroppo tamponata), che conserva ancora alte colonne ioniche, ci fanno intuire l'antica bellezza ancora viva in questo edificio.
Il portale esterno è sorretto da due grandi telamoni di gusto vicino alle sculture di Taddeo Carlone.
Sito all'angolo tra Piazza San Bernardo e Vico Vegetti, questo palazzo venne demolito a parziale pena di un De Marini, colpevole di congiura.
Sull'area su cui esso insisteva nel 1627 viene edificata la Chiesa di San Bernardo (di cui oggi rimane il campanile, trasformato in appartamenti, una lapide al pian terreno dell'edificio e altre lapidi in facciata nel retro del palazzo), mentre sull'attigua area di Palazzo Paolo De Benedetti (vedi il relativo paragrafo in questa pagina) viene edificato il Monastero.
La Chiesa, espropriata, diviene Scuola di Carita nel 1846; oggi è sede di una scuola statale, mentre i locali al pian terreno sono occupati da un noto locale dei vicoli, il "Moretti".
4. Palazzo Alessandro Giustiniani
Sito in Via San Bernardo al civico 21, prende il nome di Alessandro Giustiniani poichè come palazzo di sua proprietà viene inserito nell'elenco dei Rolli nel 1599.
L'edificio risale al XIV secolo: nonostante le profonde trasformazioni subite è ancora visibile al piano terreno, in un locale alla sinistra del portone (oggi ristorante messicano "Veracruz", i cui proprietari ringrazio per l'ospitalità concessami per scattare alcune foto e per l'ottimo spuntino offertomi) è ancora conservato parte dell'antico cortile interno del piano terreno con due splendide coppie di colonne binate. Dal cortile anticamente partiva lo scalone che conduceva al piano nobile. Oggi lo scalone moderno sale direttamente dal portone e non è più collegato con quello che fu il cortile interno ma la parte alta dell'antico scalone e una loggia balaustrata al piano nobile (in parte purtroppo tamponata), che conserva ancora alte colonne ioniche, ci fanno intuire l'antica bellezza ancora viva in questo edificio.
Il portale esterno è sorretto da due grandi telamoni di gusto vicino alle sculture di Taddeo Carlone.
5. Palazzo Marcantonio Sauli
In questo luogo, Via San Bernardo civico 19, nel Medio Evo sorgeva il Palazzo della famiglia degli Zaccaria, nota ai più per aver portato a Genova la cosiddetta "Croce degli Zaccaria", oggi conservata nel Museo del Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo (e di cui presto Vi parlerò nella pagine de "le CHIESE di GENOVA" nel paragrafo dedicato alla Chiesa di San Lorenzo), sacra reliquia che custodisce due frammenti della croce di Cristo, commissionata nel IX secolo dal fratello dell'Imperatrice Teodolinda e precedentemente conservata a Efeso nella Basilica di San Giovanni Battista, e che, come la storia ci racconta, fu a lungo custodita in questo palazzo.
Su questo preesistente edificio medievale Marcantonio Sauli, ambasciatore della Repubblica di Genova presso il Re di Spagna, fece erigere il suo palazzo nella metà del Cinquecento.
La facciata conserva ancora i tratti medievali nella fasce bianco e nere e in alcuni particolari come la bifora gotica murata al piano terreno.
Superato il portone Vi ritroverete in un ambiente rinascimentale caratterizzato dal cortile, dallo scalone e dalle logge che su questo si affacciano.
Il cortile è abbellito da una statua di Venere entro una nicchia.
Un lungo scalone a sinistra della nicchia con Venere conduce in Via di Mascherona dove questo palazzo ha la sua seconda uscita.
Il palazzo passò di mano molte volte nei secoli a venire divenendo anche sede del Tribunale del Commercio e magazzino di merci.
Oggi esso ha ritrovato parte del suo antico splendore ed è suddiviso in appartamenti.
In questo luogo, Via San Bernardo civico 19, nel Medio Evo sorgeva il Palazzo della famiglia degli Zaccaria, nota ai più per aver portato a Genova la cosiddetta "Croce degli Zaccaria", oggi conservata nel Museo del Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo (e di cui presto Vi parlerò nella pagine de "le CHIESE di GENOVA" nel paragrafo dedicato alla Chiesa di San Lorenzo), sacra reliquia che custodisce due frammenti della croce di Cristo, commissionata nel IX secolo dal fratello dell'Imperatrice Teodolinda e precedentemente conservata a Efeso nella Basilica di San Giovanni Battista, e che, come la storia ci racconta, fu a lungo custodita in questo palazzo.
Su questo preesistente edificio medievale Marcantonio Sauli, ambasciatore della Repubblica di Genova presso il Re di Spagna, fece erigere il suo palazzo nella metà del Cinquecento.
La facciata conserva ancora i tratti medievali nella fasce bianco e nere e in alcuni particolari come la bifora gotica murata al piano terreno.
Superato il portone Vi ritroverete in un ambiente rinascimentale caratterizzato dal cortile, dallo scalone e dalle logge che su questo si affacciano.
Il cortile è abbellito da una statua di Venere entro una nicchia.
Un lungo scalone a sinistra della nicchia con Venere conduce in Via di Mascherona dove questo palazzo ha la sua seconda uscita.
Il palazzo passò di mano molte volte nei secoli a venire divenendo anche sede del Tribunale del Commercio e magazzino di merci.
Oggi esso ha ritrovato parte del suo antico splendore ed è suddiviso in appartamenti.
6. Palazzo in Via San Bernardo n. 17
Edificato nel XVI Secolo su preesistenze medievali, questo palazzo viene demolito intorno alla metà del XIX Secolo ed al suo posto viene edificato un palazzo "da reddito" con ingresso su Piazza Embriaci 4; sopra l'attuale ingresso è posta una bella edicola votiva raffigurante il Beato Sebastiano Maggi e non distante in facciata è presente una bella colonna in marmo bianco.
Edificato nel XVI Secolo su preesistenze medievali, questo palazzo viene demolito intorno alla metà del XIX Secolo ed al suo posto viene edificato un palazzo "da reddito" con ingresso su Piazza Embriaci 4; sopra l'attuale ingresso è posta una bella edicola votiva raffigurante il Beato Sebastiano Maggi e non distante in facciata è presente una bella colonna in marmo bianco.
Altri elementi della decorazione architettonica sono depositati presso
il Museo di Sant'Agostino, mentre è andata perduta "Galatea che esce dalle
acque", opera di Valerio Castello.
7. Palazzo in Piazza Embriaci n. 2
7. Palazzo in Piazza Embriaci n. 2
Questo palazzo è frutto di modifiche cinquecentesche su preesistenti
edifici medievali.
Esso conserva in facciata magnifici affeschi del XVI secolo, opera di
ignoti artisti lombardi e genovesi, simili a quelli ancora presenti in facciata
di soli altri sei palazzi nei vicoli di Genova: Palazzo Cattaneo della Volta in
Piazza Cattaneo, Palazzo Leonardo Grillo Cattaneo lato Vico del Fumo, Palazzo Sauli in Piazza Sauli al civico 7,
Palazzo Giulio Sale lato Salita Santa Maria di Castello, Palazzo Grillo
Cattaneo in Piazza delle Vigne, Palazzo Paolo Doria in vico San Matteo al
civico 12, tutti descritti in questa pagina. Questa decorazione è muta
testimone degli stretti legami intrecciati nel corso del Quattrocento fra il
Ducato di Milano e la città di Genova, rapporti tenuti saldi in particolare
dalle famiglie Sauli, Cattaneo e Doria.
8. Palazzo Giulio Sale
Medievale "domus" con torre degli Embriaci, passa in proprietà prima ai Cattaneo nel XVI secolo e nel 1583 a Giulio Sale che la ristruttura. Sarà Gio Francesco Brignole a donare al palazzo le dimensione attuali, parzialmente alterate da sopraelevazioni novecentesche.
Esso conserva sulla facciata lato Salita Santa Maria di Castello magnifici affeschi del XVI secolo, opera di ignoti artisti lombardi e genovesi, simili a quelli ancora presenti in facciata di soli altri sei palazzi nei vicoli di Genova: Palazzo Cattaneo della Volta in Piazza Cattaneo, Palazzo Leonardo Grillo Cattaneo lato Vico del Fumo, Palazzo Sauli in Piazza Sauli al civico 7, palazzo in Piazza Embriaci al civico 2, Palazzo Grillo Cattaneo in Piazza delle Vigne, Palazzo Paolo Doria in vico San Matteo al civico 12, tutti descritti in questa pagina. Questa decorazione è muta testimone degli stretti legami intrecciati nel corso del Quattrocento fra il Ducato di Milano e la città di Genova, rapporti tenuti saldi in particolare dalle famiglie Sauli, Cattaneo e Doria.
All'interno è sopravvissuta ai secoli la cinquecentesca disposizione dell'atrio e dello scalone con volte a crociera che conduce al piano nobile.
In alcuni ambienti interni sopravvivono affreschi di Andrea Ansaldo
raffiguranti "Sansone e Dalila", "Sansone che abbatte il
Tempio" e "Ester dannanzi ad Assuero".
A questo palazzo è unita la splendida Torre degli Embriaci di cui trovate la storia al paragrafo 1 nella pagina de le TORRI di GENOVA.
Vi rimando alla pagina delle torri anche per aggiornarVi sugli ultimi studi secondo i quali questa non sarebbe la torre degli Embriaci.
A questo palazzo è unita la splendida Torre degli Embriaci di cui trovate la storia al paragrafo 1 nella pagina de le TORRI di GENOVA.
Vi rimando alla pagina delle torri anche per aggiornarVi sugli ultimi studi secondo i quali questa non sarebbe la torre degli Embriaci.
Una curiosità: questo palazzo conserva ancora una "mampa",
struttura in ferro atta a catturare la luce del sole di cui trovate la storia
al paragrafo 10 nella pagina de le PIETRE parlanti.
10. Palazzo in Via San Bernardo n. 10
Nonostante la trasformazione in casa "da reddito", questo
edificio, sito in Via San Bernardo al civico 8, conserva ancora tracce
dell'antico portico medievale, ora tamponato, nel prospetto su Via San Bernardo
e archetti pensili e tracce di affreschi sul prospetto su Vico di Santa Rosa.
Lo splendido portale marmoreo quattrocentesco è senza dubbio uno dei più belli del centro storico genovese.
L'interno conserva l'originaria rampa di attacco dello scalone e alcune lapidi in pietra nera di promontorio.
Lo splendido portale marmoreo quattrocentesco è senza dubbio uno dei più belli del centro storico genovese.
L'interno conserva l'originaria rampa di attacco dello scalone e alcune lapidi in pietra nera di promontorio.
Costruito nel XVI Secolo su preesistenti edifici medievali, lungo
l'asse di Via San Bernardo, rialzato rispetto alla via, fu dimora del Doge
Leonardo Cattaneo.
Nel 1622 Leonardo Grillo Cattaneo decide di rinnovare l'atrio affidando il compito a Bartolomeo Bianco.
I secoli successivi videro il palazzo pian piano trasformarsi da residenza nobiliare ad appartamenti.
Nel 1622 Leonardo Grillo Cattaneo decide di rinnovare l'atrio affidando il compito a Bartolomeo Bianco.
I secoli successivi videro il palazzo pian piano trasformarsi da residenza nobiliare ad appartamenti.
Fu però la Seconda guerra Mondiale a dar il colpo di grazia alle
bellezze interne di questo palazzo ed in particolare alla loggia
rinascimentale.
Rimane tuttavia, testimone della bellezza e della ricchezza che una volta trionfavano all'interno del palazzo, lo splendido portale d'ingresso realizzato nel Cinquecento da Antonio della Porta. Il monogramma mariano che troneggia sul portale fu aggiunto invece solo nel XVII secolo.
Esso conserva in facciata lato Vico del Fumo tracce di magnifici affeschi del XVI secolo, opera di ignoti artisti lombardi e genovesi, simili a quelli ancora presenti in facciata di soli altri sei palazzi nei vicoli di Genova: Palazzo Cattaneo della Volta in Piazza Cattaneo, Palazzo Sauli in Piazza Sauli al civico 7, palazzo in Piazza Embriaci al civico 2, Palazzo Giulio Sale lato Salita Santa Maria di Castello, Palazzo Grillo Cattaneo in Piazza delle Vigne, Palazzo Paolo Doria in vico San Matteo al civico 12, tutti descritti in questa pagina. Questa decorazione è muta testimone degli stretti legami intrecciati nel corso del Quattrocento fra il Ducato di Milano e la città di Genova, rapporti tenuti saldi in particolare dalle famiglie Sauli, Cattaneo e Doria.
Rimane tuttavia, testimone della bellezza e della ricchezza che una volta trionfavano all'interno del palazzo, lo splendido portale d'ingresso realizzato nel Cinquecento da Antonio della Porta. Il monogramma mariano che troneggia sul portale fu aggiunto invece solo nel XVII secolo.
Esso conserva in facciata lato Vico del Fumo tracce di magnifici affeschi del XVI secolo, opera di ignoti artisti lombardi e genovesi, simili a quelli ancora presenti in facciata di soli altri sei palazzi nei vicoli di Genova: Palazzo Cattaneo della Volta in Piazza Cattaneo, Palazzo Sauli in Piazza Sauli al civico 7, palazzo in Piazza Embriaci al civico 2, Palazzo Giulio Sale lato Salita Santa Maria di Castello, Palazzo Grillo Cattaneo in Piazza delle Vigne, Palazzo Paolo Doria in vico San Matteo al civico 12, tutti descritti in questa pagina. Questa decorazione è muta testimone degli stretti legami intrecciati nel corso del Quattrocento fra il Ducato di Milano e la città di Genova, rapporti tenuti saldi in particolare dalle famiglie Sauli, Cattaneo e Doria.
13. Palazzo Stella
Poco distante da Piazza San Giorgio, imboccata Via delle Grazie, Vi
ritroverete in Piazza Cattaneo.
Lì sorge Palazzo Cattaneo della Volta: questa nobile famiglia aveva qui i suoi palazzi e la sua cappella gentilizia (la Chiesa di San Torpete che un tempo aveva l'ingresso rivolto verso questo palazzo).
L'edificio sorge in una delle zone più antiche della città di Genova, appena sotto l'oppidum occupato dal Convento di Santa Maria di Castello: tracce di epoca romana sono state scoperte alle fondamenta di questo edificio.
Quello che vediamo oggi è il palazzo voluto dai Cattaneo nel Rinascimento, su preesistente edificio romano e medievale di cui conserva in facciata ancora alcuni particolari.
In facciata è ancora conservato uno splendido bassorilievo quattrocentesco raffigurante San Giorgio e poco distante una colonna che emerge dalla facciata: qui vi era la loggia dei pisani oggi tamponata e di proprietà della Curia (come della Curia è la Chiesa di San Torpete che prende il nome dal Santo originario della città toscana).
Il portale marmoreo del 1623 è opera di Bartolomeo Bianco.
Lì sorge Palazzo Cattaneo della Volta: questa nobile famiglia aveva qui i suoi palazzi e la sua cappella gentilizia (la Chiesa di San Torpete che un tempo aveva l'ingresso rivolto verso questo palazzo).
L'edificio sorge in una delle zone più antiche della città di Genova, appena sotto l'oppidum occupato dal Convento di Santa Maria di Castello: tracce di epoca romana sono state scoperte alle fondamenta di questo edificio.
Quello che vediamo oggi è il palazzo voluto dai Cattaneo nel Rinascimento, su preesistente edificio romano e medievale di cui conserva in facciata ancora alcuni particolari.
In facciata è ancora conservato uno splendido bassorilievo quattrocentesco raffigurante San Giorgio e poco distante una colonna che emerge dalla facciata: qui vi era la loggia dei pisani oggi tamponata e di proprietà della Curia (come della Curia è la Chiesa di San Torpete che prende il nome dal Santo originario della città toscana).
Il portale marmoreo del 1623 è opera di Bartolomeo Bianco.
La facciata originariamente affrescata ha purtroppo perso quasi tutta la sua bellezza che non si è potuta recuperare nel recente restauro. Son tuttora presenti, su Via delle Grazie, anche se difficilmente visibili dalla strada, alcuni bellissimi affreschi rinascimentali raffiguranti volti umani inseriti sotto archetti (simili a quelli visibili in facciata di Palazzo Grillo Cattaneo in Piazza delle Vigne, di cui trovate una foto nel paragrafo di questa pagina ad esso dedicato). Sopra gli archetti vi sono poi tracce di magnifici affeschi del XVI secolo, opera di ignoti artisti lombardi e genovesi, simili a quelli ancora presenti in facciata di soli altri sei palazzi nei vicoli di Genova: Palazzo Leonardo Grillo Cattaneo lato Vico del Fumo, Palazzo Sauli in Piazza Sauli al civico 7, palazzo in Piazza Embriaci al civico 2, Palazzo Giulio Sale lato Salita Santa Maria di Castello, Palazzo Grillo Cattaneo in Piazza delle Vigne, Palazzo Paolo Doria in vico San Matteo al civico 12, tutti descritti in questa pagina. Questa decorazione è muta testimone degli stretti legami intrecciati nel corso del Quattrocento fra il Ducato di Milano e la città di Genova, rapporti tenuti saldi in particolare dalle famiglie Sauli, Cattaneo e Doria.
Quello che il tempo ha rubato alla bellezza esteriore non è accaduto all'interno del palazzo che conserva splendidi affreschi nell'androne e lungo lo scalone.
Una curiosità: nell'affresco dell'androne, opera di Tavarone, raffigurante Re Saul che riceve Davide, se notate, quest'ultimo indossa l'ermellino, tipico indumento dei Dogi della Superba.
Il secondo piano nobile, visitabile in occasione dei Rolli Days, un
tempo arricchito da una splendida quadreria che comprendeva, tra le altre,
opere del Van Dyck, oggi dispersa, conserva ancora molte tracce della sua
bellezza secentesca nei saloni ancora arredati e nel magnifico affresco di
Diana con Endimione, opera di Jacopo Antonio Boni.
Il Lampadario in legno della sala da pranzo, in principio fatto fare
apposta dal Doge Franzoni per regalarlo al Re Sole (regalo che rimase sulla
carta), abbelliva Villa Cattaneo a Nervi e giunse qui negli anni 50 del
Novecento: di magnifica fattura è forse la cosa più particolare da vedere in
questo palazzo.
15. Palazzo Fulco De Castro
In Via delle Grazie, all'imbocco dell'Archivolto delle Grazie, una a destra e una a sinistra, vi sono due colonne a strisce bianche e nere con capitelli molto particolari, entro i quali sono scolpiti tralci di uva.
Insieme agli archi che le sovrastano, sono le uniche testimoni superstiti di quello che fu il Palazzo di Fulco De Castro, fatto demolire per punizione dal Podestà Manigoldo.
16. Casa del Boia
In Via delle Grazie, all'imbocco dell'Archivolto delle Grazie, una a destra e una a sinistra, vi sono due colonne a strisce bianche e nere con capitelli molto particolari, entro i quali sono scolpiti tralci di uva.
Insieme agli archi che le sovrastano, sono le uniche testimoni superstiti di quello che fu il Palazzo di Fulco De Castro, fatto demolire per punizione dal Podestà Manigoldo.
16. Casa del Boia
17. Palazzo Gio Andrea De Franchi
Edificato in Piazza San Giorgio su preesistente edificio medievale, di
cui conserva ancora tracce in facciate nelle polifore e archetti pensili in
pietra nera, questo edificio è di proprietà delle famiglie Vento e Cattaneo
della Volta; passerà poi ai Basadonne e per via ereditaria a Gio Andrea De
Franchi, figlio di Elianetta Basadonne e senatore della Repubblica.
Il palazzo, che nell'Ottocento verrà suddiviso in appartamenti, conserva ancora elementi cinquecenteschi: il portale in marmo, il bel atrio lunettato e lo scalone voltato.
Sul lato del palazzo che insiste su Via San Giorgio una lapide marmorea ricorda che qui sorgevano le torri dei Volta e dei Vento (per approfondire vi rimando alla pagina de le TORRI di GENOVA).
Il palazzo, che nell'Ottocento verrà suddiviso in appartamenti, conserva ancora elementi cinquecenteschi: il portale in marmo, il bel atrio lunettato e lo scalone voltato.
Sul lato del palazzo che insiste su Via San Giorgio una lapide marmorea ricorda che qui sorgevano le torri dei Volta e dei Vento (per approfondire vi rimando alla pagina de le TORRI di GENOVA).
18. Palazzo Gaspare Basadonne
Sito in Via Giustiniani al civico 3, questo palazzo fu edificato per volere di Gaspare Basadonne su preesistenti edifici medievali.
Il palazzo passa di proprietà a Bartolomeo Filippo Ferretto nel 1664, il quale lo amplia demolendo alcune piccole unità immobiliari adiacenti.
Purtroppo, dopo ulteriori trasformazioni interne, oggi questo palazzo conserva ben poco dell'antico splendore se non l'antico scalone interno.
Il palazzo passa di proprietà a Bartolomeo Filippo Ferretto nel 1664, il quale lo amplia demolendo alcune piccole unità immobiliari adiacenti.
Purtroppo, dopo ulteriori trasformazioni interne, oggi questo palazzo conserva ben poco dell'antico splendore se non l'antico scalone interno.
19. Palazzo Antonio Sauli
Antonio Sauli, banchiere, figlio di Bendinello Sauli, colui che volle
l'edificazione della Basilica di Carignano, scelse due dimore dei Leccavela
sulla quali erigere il suo palazzo. La torre di questi ultimi venne risparmiata
e inglobata nel nuovo edificio (trovate la sua storia nella pagina de le le TORRI di GENOVA).
Il palazzo, sito in Piazza Sauli, conserva uno splendido portale lavorato in marmo nel quale sono incise le iniziali di Alessandro Sauli e l'impianto interno originario con un ingresso con volta ad ombrello e lo scalone che conduce ai piani nobili dove sono ancora presenti alcuni bei portali in pietra nera di Promontorio.
Il palazzo, sito in Piazza Sauli, conserva uno splendido portale lavorato in marmo nel quale sono incise le iniziali di Alessandro Sauli e l'impianto interno originario con un ingresso con volta ad ombrello e lo scalone che conduce ai piani nobili dove sono ancora presenti alcuni bei portali in pietra nera di Promontorio.
20. Palazzo in Piazza Sauli n. 4
21. Palazzo Airoli Franzoni
Alla destra di Palazzo Antonio Sauli, in Piazza Sauli al civico 5, sorge questo edificio
rinascimentale, sorto su preesistenti case medievali, che conserva una splendida volta decorata con lunette nell'atrio
dal quale parte lo scalone marmoreo come di consueto in tanti palazzi genovesi.
Edificato per volere dei Leccavela su preesistente edificio medievale, passa in proprietà ai Sauli nel XVI secolo.
Esso conserva in facciata magnifici affreschi del XVI secolo, opera di ignoti artisti lombardi e genovesi, simili a quelli ancora presenti in facciata di soli altri sei palazzi nei vicoli di Genova: Palazzo Cattaneo della Volta in Piazza Cattaneo, Palazzo Leonardo Grillo Cattaneo lato Vico del Fumo, palazzo in Piazza Embriaci al civico 2, Palazzo Giulio Sale lato Salita Santa Maria di Castello, Palazzo Grillo Cattaneo in Piazza delle Vigne, Palazzo Paolo Doria in vico San Matteo al civico 12, tutti descritti in questa pagina. Questa decorazione è muta testimone degli stretti legami intrecciati nel corso del Quattrocento fra il Ducato di Milano e la città di Genova, rapporti tenuti saldi in particolare dalle famiglie Sauli, Cattaneo e Doria.
Superato lo splendido portale marmoreo sormontato da putti si giunge all'atrio dal quale parte un bello scalone con volte a crociera e colonne in marmo.
Il palazzo ha anche un altro ingresso su Vico Sauli al civico 9 aperto nel Sei-Settecento quando il palazzo venne ristrutturato: da segnalare una bella conchiglia che chiude una nicchia dopo la prima rampa di scale.
23. Palazzo in Via Giustiniani n. 9
Edificato tra il 1550 e il 1582 per volere del Cardinale Vincenzo
Giustiniani Banca, questo palazzo è conosciuto anche come Palazzo Franzoni in
quanto sede dell'omonima "libreria" dal 1826 (oggi conservata in
quella che fu la Chiesa di Madre di Dio).
L'edificio conserva ancora l'impianto originario composto dal maestoso scalone loggiato (parzialmente tamponato nel XVIII secolo) che si affaccia sul cortile interno, una soluzione architettonica che non trova altri esempi in zona.
Nel cortile interno è ancora presente un montacarichi a manovella costruito nell'Ottocento per la Ditta Valle al fine di trasportare al primo piano del palazzo balle di cotone, una "chicca" ai più sconosciuta e che da sola merita la visita di questo palazzo.
L'edificio conserva ancora l'impianto originario composto dal maestoso scalone loggiato (parzialmente tamponato nel XVIII secolo) che si affaccia sul cortile interno, una soluzione architettonica che non trova altri esempi in zona.
Nel cortile interno è ancora presente un montacarichi a manovella costruito nell'Ottocento per la Ditta Valle al fine di trasportare al primo piano del palazzo balle di cotone, una "chicca" ai più sconosciuta e che da sola merita la visita di questo palazzo.
25. Palazzo Giustiniani Franzoni (2)
26. Palazzo Giustiniani (Via Giustiniani n. 12)
Collocato a ridosso della "Domus Magna" dei Giustiniani,
questo edificio viene edificato nel XV secolo su preesistenti case medievali.
Al settecento risalgono invece gli affreschi della facciata.
Il maestoso atrio colonnato termina nel cortile interno sul quale si affaccia lo scalone marmoreo e le logge sovrapposte dei tre piani.
Al settecento risalgono invece gli affreschi della facciata.
Il maestoso atrio colonnato termina nel cortile interno sul quale si affaccia lo scalone marmoreo e le logge sovrapposte dei tre piani.
Nell'atrio è conservata una singolare "pietra parlante": ritrovata nei fondi del palazzo e qui collocata dopo i restauri, essa rappresenta una torre con ai lati due grifoni, con tutta probabilità uno dei primi stemmi della Superba.
Lungo lo scalone sono ancora presenti alcuni laggioni quattrocenteschi
(Vi rimando alla pagina de i RISSEU ed i LAGGIONI della SUPERBA per
approfondire questo argomento e per altre immagini relative ad essi) che un
tempo correvano lungo tutto lo scalone e di cui oggi purtroppo sopravvivono solo
pochi esemplari.
Sotto il cortile vi è una cisterna profonda otto metri nella quale è
stata rinvenuta una colonna romana di epoca giulio-claudia (in totale durante
gli ultimi restauri sono state rinvenute quattro colonne di età romana).
Al piano terreno e in quello interrato sono stati rinvenuti resti di
un frantoio oleario e di una cordonata per cavalli che univa i due piani (al
piano interrato erano collocate le scuderia).
27. Palazzo Marcantonio Giustiniani
Sito in Piazza Giustiniani al civico 6, questo edificio, edificato nel
XVII secolo, occupa due lati dell'omonima piazza la quale, davanti al palazzo
stesso, conserva un cortile di mattoni sopraelevato rispetto al piano stradale.
Sulla facciata del lato corto, se alzate lo sguardo, noterete un leone, silenzioso testimone della vittoria dei Genovesi sui Veneziani nel 1380 a Chioggia, proveniente dalla città di Trieste (Vi invito a leggere il paragrafo 2 della pagina de le PIETRE parlanti per approfondire questo argomento e per scoprire le altre "pietre" trofei di guerra incastonate nei muri dei vicoli di Genova).
Sulla facciata del lato corto, se alzate lo sguardo, noterete un leone, silenzioso testimone della vittoria dei Genovesi sui Veneziani nel 1380 a Chioggia, proveniente dalla città di Trieste (Vi invito a leggere il paragrafo 2 della pagina de le PIETRE parlanti per approfondire questo argomento e per scoprire le altre "pietre" trofei di guerra incastonate nei muri dei vicoli di Genova).
28. Palazzo Gio Battista Saluzzo
Situato in Via Chiabrera al civico 7, questo splendido palazzo prende
il nome dal primo proprietario della famiglia a comparire nei rolli, Gio
Battista Saluzzo, Governatore di Savona, Ambasciatore presso i Re di Spagna e
Francia e Senatore della Repubblica di Genova.
Nonostante alcuni danni subiti durante la Seconda Guerra Mondiale questo edificio conserva uno splendido atrio con monumentali colonne e con un piccolo ninfeo con mascherone, ed uno scalone loggiato che corre fino al secondo dei piani nobili.
Sui soffitti di questi ultimi sono ancora presenti affreschi di Domenico Piola ("Mercurio con la fama e l'Eternità") e di Gregorio De Ferrari ("Aurora che esce dall'Oceano" e "Nettuno ed Anfitrite").
Nonostante alcuni danni subiti durante la Seconda Guerra Mondiale questo edificio conserva uno splendido atrio con monumentali colonne e con un piccolo ninfeo con mascherone, ed uno scalone loggiato che corre fino al secondo dei piani nobili.
Sui soffitti di questi ultimi sono ancora presenti affreschi di Domenico Piola ("Mercurio con la fama e l'Eternità") e di Gregorio De Ferrari ("Aurora che esce dall'Oceano" e "Nettuno ed Anfitrite").
29. Palazzo Acquarone Pieri
Sito in Via Giustiniani al civico 18, questo palazzo fu edificato nel XVI Secolo su preesistenze medievali.
Conserva l'originale atrio voltato con colonne in marmo, oltre il quale vi è un piccolo cortile con ninfeo che affaccia su Piazza Veneroso.
30. Palazzo Sopranis poi Peirano
Sito in Via Giustiniani al civico 18, questo palazzo fu edificato nel XVI Secolo su preesistenze medievali.
Conserva l'originale atrio voltato con colonne in marmo, oltre il quale vi è un piccolo cortile con ninfeo che affaccia su Piazza Veneroso.
30. Palazzo Sopranis poi Peirano
Tra Via Giustiniani e piazza Valoria sorge Palazzo Sopranis il cui
stemma, un leone coronato in maestà su campo erboso, troneggia ancora oggi sul
portone che si affaccia su Piazza Valoria. Costruito alla fine del XVI secolo
accorpando preesistenti edifici medioevali, conserva una splendida facciata
affrescata opera di artisti genovesi.
Particolarmente belle le figure armate dipinte in facciata, una delle quali divenuta copertina del libro "Genua Picta".
L'interno conserva ancora uno splendido scalone loggiato.
Particolarmente belle le figure armate dipinte in facciata, una delle quali divenuta copertina del libro "Genua Picta".
L'interno conserva ancora uno splendido scalone loggiato.
31. Palazzo Giovanni Bernardo Veneroso
Sito in Piazza Veneroso, piccolo slargo tra Via Canneto il Lungo e Via dei Giustiniani, questo edificio cinquecentesco ha subito gravi danni durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale durnate la quale è crollata un'ala del palazzo.
Ristrutturato nel dopoguerra sotto la direzione dell'arch. Luigi Carlo Daneri, conserva ancora un bello scalone marmoreo voltato e con portali e peducci in pietra nera.
32. Palazzo in Piazza San Donato n. 23
Questo edificio, eretto nel XVI Secolo, oggi si presenta nelle forme ottocentesche, secolo nel quale il palazzo fu sopraelevato e perse le sue caratterische rinascimentali.
Sito in Piazza Veneroso, piccolo slargo tra Via Canneto il Lungo e Via dei Giustiniani, questo edificio cinquecentesco ha subito gravi danni durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale durnate la quale è crollata un'ala del palazzo.
Ristrutturato nel dopoguerra sotto la direzione dell'arch. Luigi Carlo Daneri, conserva ancora un bello scalone marmoreo voltato e con portali e peducci in pietra nera.
32. Palazzo in Piazza San Donato n. 23
Questo edificio, eretto nel XVI Secolo, oggi si presenta nelle forme ottocentesche, secolo nel quale il palazzo fu sopraelevato e perse le sue caratterische rinascimentali.
In facciata una lapide marmorea ricorda che qui nacque Carlo Cesare
Cerruti, valente ammiraglio e senatore del Regno d'Italia.
33. Palazzo Paolo De Benedetti
Sito in Piazza San Donato al civico 21, esso fu edificato per volere di Paolo De Benedetti.
Nel XVII secolo passa di proprietà e diviene, insieme ad alcuni edifici attigui, sede del Convento di San Bernardo.
Conserva ancora dell'originario impianto tardoquattrocentesco un bel portale in pietra di promontorio, la prima rampa di scale e il ballatoio voltato.
Sito in Piazza San Donato al civico 21, esso fu edificato per volere di Paolo De Benedetti.
Nel XVII secolo passa di proprietà e diviene, insieme ad alcuni edifici attigui, sede del Convento di San Bernardo.
Conserva ancora dell'originario impianto tardoquattrocentesco un bel portale in pietra di promontorio, la prima rampa di scale e il ballatoio voltato.
34. Palazzo in Via San Donato n. 14
Questo edificio, seppur rimaneggiato nei secoli, presenta ancora molti segni dell'originario impianto cinquecentesco in facciata e negli spazi comuni interni.
In facciata una lapide in pietra nera di promontorio ricorda che qui sorgeva la loggia della "Vicinia" di San Donato.
Questo edificio, seppur rimaneggiato nei secoli, presenta ancora molti segni dell'originario impianto cinquecentesco in facciata e negli spazi comuni interni.
In facciata una lapide in pietra nera di promontorio ricorda che qui sorgeva la loggia della "Vicinia" di San Donato.
Sito in Piazza Ferretto, slargo che collega Salita Pollaiuoli a San Donato, questo palazzo fu edificato per volere di Stefano Onorato Ferretto, Doge della Repubblica, su preesistenti edifici medievali.
Conserva al piano nobile begli affreschi secenteschi tra i quali spicca lo splendido "Concilio degli Dei", opera di Gerolamo Piola, e ricchi stucchi rococò.
La facciata tardosecentesca è stata recentemente restaurata.
36. Casa Massuccone
Sita in Piazza Matteotti, questo palazzo merita di essere citato poichè la facciata è uno dei primi progetto firmati dall'Architetto Carlo Barabino che tante opere lasciò a Genova.
37. Palazzo in Via di Porta Soprana n. 5
Sito in Via di Porta Soprana al civico 5, questo palazzo, edificato nel XVI Secolo su preesistenti case medievali, conserva l'originaria struttura: superato un bel portale marmoreo, si giunge nell'atrio e nel cortile interno sul quale affaccia lo scalone voltato e quattro ordini di logge.
Nel cortile è presente una bella fontata marmorea in asse con il portale d'ingresso.
38. Casa di Cristoforo Colombo
41. Palazzo in Salita Pollaiuoli n. 13
42. Palazzo Agostino e Benedetto Viale
Sito in Salita Pollaiuoli al civico 12, questo palazzo, edificato su
preesistenti edifici medievali, viene quasi del tutto ricostruito nel XVI
Secolo per volere di Paride Monteborgo.
L'attuale edificio è frutto delle trasformazioni urbanistiche che hanno portato alla nscita di Piazza Gioardi.
Relativamente agli elenchi dei Rolli, esso compare tra gli edifici "tralasciati per essere piccoli" come di proprietà di Stefano Torre e Augusto Viale.
L'attuale edificio è frutto delle trasformazioni urbanistiche che hanno portato alla nscita di Piazza Gioardi.
Relativamente agli elenchi dei Rolli, esso compare tra gli edifici "tralasciati per essere piccoli" come di proprietà di Stefano Torre e Augusto Viale.
43. Palazzo Spinola Serra
Costruito per volere della famiglia Spinola su preesistenze medioevali nella prima metà del Cinquecento, esso si trova in Via Canneto il lungo al civico 31.
Il bel portale marmoreo con scene tratte dal mito di Ercole introduce
in un atrio e poi allo scalone loggiato affrescato a pompeiane.
Risale al Seicento il ninfeo fitoantropomorfo che si affaccia sul lato del palazzo che dà su Piazza Pollaiuoli angolo Vico Lavezzi.
Risale al Seicento il ninfeo fitoantropomorfo che si affaccia sul lato del palazzo che dà su Piazza Pollaiuoli angolo Vico Lavezzi.
Situato in Via Canneto il Lungo al numero 27, esso fu edificato dai
Fieschi su preesistenze medievali.
Varcato il portale marmoreo ad arco con medaglioni imperiali, si giunge al monumentale atrio.
Il palazzo conserva ancora un bel salone stuccato al piano nobile e un piccolo ninfeo di gusto rinascimentale in un bagno.
Sul retro affaccia su Piazza Valoria e un basso avancorpo nasconde il giardino, uno dei pochissimi spazi verdi privati esistenti nei vicoli.
Varcato il portale marmoreo ad arco con medaglioni imperiali, si giunge al monumentale atrio.
Il palazzo conserva ancora un bel salone stuccato al piano nobile e un piccolo ninfeo di gusto rinascimentale in un bagno.
Sul retro affaccia su Piazza Valoria e un basso avancorpo nasconde il giardino, uno dei pochissimi spazi verdi privati esistenti nei vicoli.
45. Palazzo Saluzzo-Veneroso
Questo palazzo si trova in Via Canneto il Lungo al civico 21.
Già appartenente alla lista dei Rolli e dimora di due illustri dogi della Repubblica di Genova, Gerolamo e Gian Giacomo Veneroso, conserva ancora all'esterno alcuni elementi medievali e all'interno l'atrio, lo scalone ed il primo piano con volte a crociera sorrette da colonne e busti in marmo, alcuni dei quali con teste romane, sopra gli splendidi portali di ardesia: questo purtroppo è tutto ciò che rimane dopo la trasformazione ottocentesca del palazzo da residenza nobiliare in appartamenti.
Nonostante tutto, come vedete dalle foto qui sotto, questo antico palazzo conserva ancora molte tracce della sua struttura originaria e dell'antica bellezza e merita, a parer mio, di esser visitato.
46. Palazzo Gio Andrea Cicala
Edificato a partire dal 1618 su progetto dell'architetto Bartolomeo Rosso su preesistenti abitazioni medievali, esso è situato in Via Canneto il Lungo al civico 17.
Conosciuto da più come palazzo Gio. Antonio Donghi, successivo proprietario di questo palazzo, esso conserva, nonostante il frazionamento in appartamenti avvenuto nel XX secolo, un bell'atrio in parte tamponato ed uno scalone marmoreo che conduce ai due piani nobili intervallati da mezzanini.
Nell'atrio è conservato uno splendido ninfeo, che da solo vale la visita al palazzo, decorato con un mosaico polimaterico di conchiglie, pietre, piccoli frammenti di ceramica con animali araldici e motivi ornamentali.
Edificato a partire dal 1618 su progetto dell'architetto Bartolomeo Rosso su preesistenti abitazioni medievali, esso è situato in Via Canneto il Lungo al civico 17.
Conosciuto da più come palazzo Gio. Antonio Donghi, successivo proprietario di questo palazzo, esso conserva, nonostante il frazionamento in appartamenti avvenuto nel XX secolo, un bell'atrio in parte tamponato ed uno scalone marmoreo che conduce ai due piani nobili intervallati da mezzanini.
Nell'atrio è conservato uno splendido ninfeo, che da solo vale la visita al palazzo, decorato con un mosaico polimaterico di conchiglie, pietre, piccoli frammenti di ceramica con animali araldici e motivi ornamentali.
Sito in Via Canneto il Lungo al civico 6, questo palazzo è il frutto
dell'accorpamento di due preesistenti edifici medievali degli Scoti, una casa
con portico degli eredi di Cristoforo Scoti e una casa con torre degli eredi di
Raffaele. Proprio in uno di questi due edifici Orietta Scoti nel 1376 ospitò
santa Caterina da Siena, di ritorno da Avignone, come ricorda una lapide posta
in facciata.
Gli interni conservano lungo lo scalone bei portali in pietra nera di Promontorio.
Il palazzo viene acquistato nel XVII Secolo dai De Franchi che lo adattano al gusto dell'epoca e viene incluso nell'elenco dei Rolli nel 1664 a nome di Antoniotto De Franchi.
Gli interni conservano lungo lo scalone bei portali in pietra nera di Promontorio.
Il palazzo viene acquistato nel XVII Secolo dai De Franchi che lo adattano al gusto dell'epoca e viene incluso nell'elenco dei Rolli nel 1664 a nome di Antoniotto De Franchi.
48. Palazzo in Vico Caprettari n. 3
Questo palazzo, sito alle spalle degli antichi portici che un tempo affacciavano sul mare, sostituiti oggi dalla moderna Via Turati, conserva ancora l'antica scala marmorea voltata e bei peducci in pietra nera.
49. Palazzo Centurione Gavotti
Questo palazzo, sito alle spalle degli antichi portici che un tempo affacciavano sul mare, sostituiti oggi dalla moderna Via Turati, conserva ancora l'antica scala marmorea voltata e bei peducci in pietra nera.
49. Palazzo Centurione Gavotti
Posto all'incrocio tra Canneto il Lungo e Canneto il Curto, la
cosiddetta "Croce di Canneto", esso fu edificato su preesistenti
domus medievali dalle famiglie Scoti e Castagna.
Nel XVII secolo passa in proprietà a Giovanni Battista Centurione e compare nella lista dei Rolli come di proprietà di quest'ultimo.
Con la nascita di Via San Lorenzo viene deciso di aprire sulla nuova strada un ingresso del palazzo ed è così che il palazzo acquista anche la nuova facciata che dà su questo lato.
Nel 1860, per volere di Lorenzo Costa, marito della proprietaria del palazzo Francesca Boggiano, viene costruita una loggia neoclassica abbellita da un fregio marmoreo, opera dello scultore Santo Varni, che narra l'episodio, avvenuto nel 1746, relativo al discorso del doge Giacomo Lomellini al popolo in rivolta durante la guerra di successione austriaca, fregio che ben si vede da Via San Lorenzo.
L'interno conserva ancora il bell'atrio e lo scalone rinascimentali.
Nel XVII secolo passa in proprietà a Giovanni Battista Centurione e compare nella lista dei Rolli come di proprietà di quest'ultimo.
Con la nascita di Via San Lorenzo viene deciso di aprire sulla nuova strada un ingresso del palazzo ed è così che il palazzo acquista anche la nuova facciata che dà su questo lato.
Nel 1860, per volere di Lorenzo Costa, marito della proprietaria del palazzo Francesca Boggiano, viene costruita una loggia neoclassica abbellita da un fregio marmoreo, opera dello scultore Santo Varni, che narra l'episodio, avvenuto nel 1746, relativo al discorso del doge Giacomo Lomellini al popolo in rivolta durante la guerra di successione austriaca, fregio che ben si vede da Via San Lorenzo.
L'interno conserva ancora il bell'atrio e lo scalone rinascimentali.
50. Palazzo Durazzo-Zoagli
Sito in Via San Lorenzo al civico 8, questo palazzo fu edificato nel
XVI Secolo su preesistenti edifici di proprietà De Marini, per volere di Gio
Durazzo; esso viene ricostruito nel 1619 da Agostino Durazzo il quale affida il
progetto a Bartolomeo Bianco e successivamente viene ampliato a seguito
dell'acquisto di palazzi limitrofi di proprietà Sauli.
Oggi rimangono di quel periodo le facciate su Vico De Gradi e Vico del Filo mentre la facciata su San Lorenzo e il sistema distributivo degli spazi interni sono frutto di lavori ottocenteschi presumibilmente eseguiti in seguito all'apertura di Via San Lorenzo.
Nell'Ottocento in questo palazzo era conservata una splendida quadreria di proprietà del Marchese Zoagli, oggi dispersa,
Oggi rimangono di quel periodo le facciate su Vico De Gradi e Vico del Filo mentre la facciata su San Lorenzo e il sistema distributivo degli spazi interni sono frutto di lavori ottocenteschi presumibilmente eseguiti in seguito all'apertura di Via San Lorenzo.
Nell'Ottocento in questo palazzo era conservata una splendida quadreria di proprietà del Marchese Zoagli, oggi dispersa,
51. Palazzo Senarega-Zoagli
Sito al civico 11 di Largo Sanguineti, slargo lungo Via San Lorenzo, questo palazzo fu edificato nel XVI Secolo su due case di proprietà degli Scoti e dei Calligepali.
La piazza su cui affacciava, Piazza San Genesio, scomparve con il tracciamento di Via San Lorenzo: il non allineamento di questo edificio alla nuova via ottocentesca è l'unica traccia che ricorda che qui sorgeva una delle tante piazzette caratteristiche dei nostri vicoli (ancora oggi esiste, dall'altra parte di Via San Lorenzo, Vico San Genesio: questo nome è dovuto al fatto che qui sorgeva un piccolo sacello dedicato a detto Santo).
Nell'Ottocento venne accorpato ad un vicino palazzo di proprietà Zoagli.
L'edificio conserva ancora la suddivisione in piani nobili e mezzanini ancora visibili nelle facciata ottocentesca.
Il palazzo è "attraversato" nel mezzo da Vico Gesù che viene scavalcato con archivolti.
Sulla facciata è ricordato che qui visse Goffredo Mameli dal 1827 al 1849.
54. Palazzo Sinibaldo Fieschi
Sito in Via San Lorenzo al civico 17, esso fu edificato su progetto di
Bartolomeo Massone per Sinibaldo Fieschi.
La facciata si caratterizza per le bande bianco e nere e per i bei
mascheroni sopra le finestre che richiamano, per forma e dimensione, quelli di
Palazzo Nicolò Grimaldi (Palazzo Tursi).
Varcato il portone si giunge in un piccolo atrio che porta al cortile
interno e allo scalone loggiato e decorato a stucchi.
55. Palazzo Orazio e Gio Francesco De Franceschi
56. Palazzo Cicala (Piazza Scuole Pie)
57. Palazzo Cicala (Piazza Scuole Pie n. 3)
Sito in Piazza delle Scuole Pie al civico 3, esso è con tutta
probabilità il risultato di accorpamenti di antichi edifici medievali tra i
quali una casa torre posta nella parte più a destra dell'attuale edificio.
Proprietà della famiglia Cicala, l'edificio passa prima ai Veneroso e
nell'Ottocento a Gio. Batta Lasagna.
La decorazione della facciata ha una sua prima fase nel XVI secolo
alla quale risale la decorazione a tre ordini di colonne. Risalente invece al
XVII secolo è invece la decorazione sottocornicione costituita dall'alternarsi
di teste leonine e teste femminili e il finto bugnato del primo piano
ammezzato.
La loggia non tamponata risale al Medioevo ed è uno dei rari esempi
ancora presenti nei vicoli di portico al piano terreno, passaggio coperto
caratteristico di tutti i palazzi nei vicoli sul quale si aprivano le antiche
botteghe. La loggia proseguiva lungo tutto il lato sud della piazza fino a Vico
del Filo ma nei secoli è stata chiusa e solo un piccolo tratto è rimasto
inalterato.
Gli spendidi capitelli corinzi sono uno dei tanti bottini di guerra
disseminati sulle facciate dei palazzi della Superba, muti testimoni delle
vittorie genovesi nel Mediterraneo.
58. Palazzo Lercari
Questo edificio, sito in Piazza Invrea di fronte a Palazzo Stefano
Squarciafico, conserva ancora l'antica facciata con elementi medievali
rispistinata dopo la Seconda Guerra Mondiale con la liberazione e
l'integrazione degli elementi originari.
59. Palazzo Stefano Squarciafico
Questo palazzo, sito in Piazza Invrea al civico 5, fu edificato nel
1565 su preesistente palazzo medioevale di cui ingloba la torre (di cui Vi
parlo nella pagina de le TORRI di GENOVA).
Esso conserva anche in facciata tracce del preesistente palazzo nella
pietra bugnata d'angolo e nella colonna a vista.
Ottavia Semino è autore degli spendidi affreschi in facciata (figure
inserite tra colonne binate tra le finestre del primo e del secondo piano,
e il Ratto delle Sabine al terzo piano)
e degli interni (piano terreno e piano nobile).
La proprietà passò dagli Squarciafico ai Doria e poi agli Invrea che
danno il nome alla piazza.
61. Palazzo Filippo Sauli
Sito in Vico dei Ragazzi al civico 6, il palazzo è edificato nel XVI Secolo su preesistenti edifici medievali dalla famiglia Sauli e compare nell'elenco dei Rolli nel 1588 come palazzo di proprietà di Filippo Sauli.
Nonostante le trasformazioni del XVII e XVIII Secolo che interessano l'eliminazione della prima rampa di scale, lo spostamento dell'ingresso e il collegamento con il vicino palazzo di proprietà dei Padri Scolopi, l'edificio conserva in facciata elementi medievali come gli archetti pensili e all'interno la scala con volte a crociera e balaustre a rocchetto di marmo di epoca rinascimentale.
62. Palazzo Enrico Camilla
Sito in Vico dei Ragazzi al civico 6, il palazzo è edificato nel XVI Secolo su preesistenti edifici medievali dalla famiglia Sauli e compare nell'elenco dei Rolli nel 1588 come palazzo di proprietà di Filippo Sauli.
Nonostante le trasformazioni del XVII e XVIII Secolo che interessano l'eliminazione della prima rampa di scale, lo spostamento dell'ingresso e il collegamento con il vicino palazzo di proprietà dei Padri Scolopi, l'edificio conserva in facciata elementi medievali come gli archetti pensili e all'interno la scala con volte a crociera e balaustre a rocchetto di marmo di epoca rinascimentale.
62. Palazzo Enrico Camilla
63. Palazzo Andriola Camilla
64. Casa dei Camilla
In Vico Indoratori al numero 8 è ancora presente uno dei più antichi e
non alterati esempi di casa d'abitazione medioevale.
Essa, risalente ai primi del XIII secolo, ha elementi medioevali
perfettamente leggibili nella sua facciata.
65. Palazzo Fieschi (casa natale di Santa Caterina Fieschi Adorno)
Sito al civico 2 di Vico Indoratori, in questo palazzo nacque Santa
Caterina Fieschi il 5 aprile 1447.
La facciata, recentemente restaurata, mostra ancora tracce della prima edificazione medievale del XIII Secolo nella loggia con arco a sesto acuto e conci bianco e neri, negli archetti pensili e nei resti di finestre trifore e quadrifore.
La facciata, recentemente restaurata, mostra ancora tracce della prima edificazione medievale del XIII Secolo nella loggia con arco a sesto acuto e conci bianco e neri, negli archetti pensili e nei resti di finestre trifore e quadrifore.
Spendido il portale marmoreo opera di Giovanni o Pace Gagini con stipiti a fiorami e fogliami con genietti alati e con un fregio raffigurante San Giorgio che sconfigge il drago.
Nell'atrio vi è un portale in pietra nera, probabilmente l'originario portale di età medievale. Lo scalone, risalente alla ristrutturazione del XV Secolo, conserva colonne marmoree, volte a crociera e peducci in pietra nera.
Superata la seconda rampa si giunge all'antica loggia in parte tamponata dove sono ancora presenti le colonne e la balaustra che affaccia su Vico Indoratori; particolarmente bello il capitello corinzio della colonna sulla destra.
Un bel portale di marmo con stipiti con fregi di girali con foglie di vite e grappoli (molto simili a quelli di Palazzo di Pietro Spinola di San Luca in Piazza di Pellicceria, descritto in questa pagina al paragrafo 159) e sormontato da un fregio con due angeli reggenti una corona di fiori immette al piano nobile, il luogo dove nacque la Santa.
Posizionato dietro al portale marmoreo, vi è un magnifico sovrapporta di matrice gaginiana in pietra nera di promontorio raffigurante il Battesimo di Cristo con ai lati due guerrieri che reggono stemmi abrasi.
Una stretta e ripida scala porta al piano superiore dove vi sono tracce dell'antico soffitto ligneo che mostra ancora magnifici intarsi.
Nell'atrio vi è un portale in pietra nera, probabilmente l'originario portale di età medievale. Lo scalone, risalente alla ristrutturazione del XV Secolo, conserva colonne marmoree, volte a crociera e peducci in pietra nera.
Superata la seconda rampa si giunge all'antica loggia in parte tamponata dove sono ancora presenti le colonne e la balaustra che affaccia su Vico Indoratori; particolarmente bello il capitello corinzio della colonna sulla destra.
Un bel portale di marmo con stipiti con fregi di girali con foglie di vite e grappoli (molto simili a quelli di Palazzo di Pietro Spinola di San Luca in Piazza di Pellicceria, descritto in questa pagina al paragrafo 159) e sormontato da un fregio con due angeli reggenti una corona di fiori immette al piano nobile, il luogo dove nacque la Santa.
Posizionato dietro al portale marmoreo, vi è un magnifico sovrapporta di matrice gaginiana in pietra nera di promontorio raffigurante il Battesimo di Cristo con ai lati due guerrieri che reggono stemmi abrasi.
Una stretta e ripida scala porta al piano superiore dove vi sono tracce dell'antico soffitto ligneo che mostra ancora magnifici intarsi.
66. Palazzo De Marini Croce
Edificato nella seconda metà del XVI secolo dalla famiglia De Marini
su preesistenti case torri medievali appartenenti alla stessa nobile casata, ed
inserito nel 1599 nell'elenco dei Rolli, esso si trova in Piazza De Marini al
civico 1.
Del preesistente edificio medievale conserva alcuni tratti lungo la facciata su Vico delle Compere e su Sottoripa.
Superato il portone sormontato dalle allegorie delle Pace che sorreggono uno stemma abraso, opera di Gian Giacomo della Porta, si giunge in un cortile sul quale affaccia lo splendido scalone con tre ordini di logge, la vera meraviglia di questa antico palazzo. Un mascherone dal quale scorre l'acqua e una vasca di marmo adornano il cortile.
Due saloni dei piani nobili conservano affreschi del Ratti e del Boni.
La proprietà del palazzo passa prima ai Negrone e poi nel 1830 ad Andrea Croce. Oggi esso è diviso in appartamenti ma conserva ancora nella parti comuni il suo antico splendore.
Del preesistente edificio medievale conserva alcuni tratti lungo la facciata su Vico delle Compere e su Sottoripa.
Superato il portone sormontato dalle allegorie delle Pace che sorreggono uno stemma abraso, opera di Gian Giacomo della Porta, si giunge in un cortile sul quale affaccia lo splendido scalone con tre ordini di logge, la vera meraviglia di questa antico palazzo. Un mascherone dal quale scorre l'acqua e una vasca di marmo adornano il cortile.
Due saloni dei piani nobili conservano affreschi del Ratti e del Boni.
La proprietà del palazzo passa prima ai Negrone e poi nel 1830 ad Andrea Croce. Oggi esso è diviso in appartamenti ma conserva ancora nella parti comuni il suo antico splendore.
67. Palazzo Pietro Durazzo
Sito in Piazza De Marini al civico 4, questo palazzo fu edificato su
progetto del Vannone per volere di Pietro Durazzo (Doge della Repubblica nel
1619-1621) sul finire del XVI Secolo nella Piazza Nuova De Marini, spazio
ricavato demolendo alcuni edifici e una torre degli Usodimare (di cui vi parlo
nella pagina de le TORRI di GENOVA).
Nonostante la trasformazione ottocentesca in "casa da
reddito" e l'accorpamento all'edificio attiguo che affaccia sulla Ripa,
questo edificio conserva ancora l'atrio (ridotto rispetto all'originale; parte
di esso, affrescato, è oggi un ufficio al piano terreno del palazzo) ed il
cortile interno sul quale affaccia lo splendido scalone che sale
fino al secondo piano con la tradizionale composizione a rampe loggiate.
68. Palazzo Penco
69. Palazzo in Vico delle Cinque Lampadi n. 1
Questo palazzo, edificato a partire dal XIII Secolo, conserva l'atrio e lo scalone con affreschi del XVI Secolo.
Qui venne ad abitare...
(...continua)
70. Palazzo medievale in Via San Pietro della Porta angolo Via Conservatori del Mare
Questo palazzo, edificato a partire dal XIII Secolo, conserva l'atrio e lo scalone con affreschi del XVI Secolo.
Qui venne ad abitare...
(...continua)
70. Palazzo medievale in Via San Pietro della Porta angolo Via Conservatori del Mare
71. Palazzo Serra (Piazza Banchi)
72. Palazzo Adorno
Sito in Via al Ponte Reale al civico 1, questo edificio fu edificato per volere della famiglia degli Adorno demolendo alcune case di proprietà dei Di Negro e dei Lomellini.
Il palazzo venne ridotto di dimensioni quando fu allargata Via al Ponte Reale perdendo i portici che insistevano su questa via.
Nel XIX Secolo qui si instaura l'Hotel de France, uno dei migliori hotel della città, che annovera tra i suoi ospiti Alexandre Dumas, "papà" de I tre Moschettieri e del Conte di Montecristo.
Dopo i recenti restauri, sono stati riportati in luce elementi architettonici medievali sulla facciata che insiste sulla Ripa.
73. Palazzo Emanuele Filiberto Di Negro
Sito all'angolo tra la Ripa e Via al Ponte Reale, questo edificio fu
edificato nel XVII secolo per volere di Emanuele Filiberto di Negro il quale
fece demolire le antiche case medievali appartenenti al suo casato (vi era qui
anche una torre la quale venne inglobata nel nuovo edificio ma che ancora è
leggibile nella sua struttura; trovate la sua storia nella pagina de le TORRI di GENOVA).
La facciata è decorata con splendidi stucchi e gli interni conservano
un bel cortile loggiato con ninfeo e lo scalone.
Il palazzo è ricordato anche per la splendida quadreria con opere del
Rubens, Guido Reni e Tiziano per fare alcuni esempi e per essere stato sede
dell'Hotel Feder che ospitò, tra gli altri, lo scrittore Herman Melville che
nel suo "Journal of A Visit to Europe and the Levant" così descrive
Genova: "(...) Sono sceso all'Hotel Feder sul lungomare. Passeggiato per
la Strada Nuova. (...) Una caratteristica sono i dipinti di architetture invece
che della realtà. Ogni sorta di elaborata architettura è rappresentata negli
affreschi. (...) Strade come quelle di Edimburgo, soltanto più erte e
aggrovigliate (...)".
74. Palazzo Ambrogio di Negro
Sito all'angolo tra Piazza Banchi e Via San Luca (l'antico
"carrubeus maior"), questo palazzo fu edificato tra il 1569 e il
1572 per volere di Ambrogio di Negro.
La facciata su Piazza Bianchi ha una decorazione a
"grisaille" che finge colonne ioniche e corinzie.
Lo spendido scalone voltato che conduce fino al secondo piano è
interrotto da logge che affacciano sul cortile interno.
I saloni del piano nobile conservano splendidi affreschi raffiguranti cicli mitologici di
Danae, Perseo e Paride opera di Andrea Semino: da ricordare in particolare
"Il Ratto di Elena" nel salone principale del secondo piano nobile.
75. Palazzo in Via San Luca n. 1
Edificato nel XVI Secolo lungo l'antico "carrubeus maior", questo palazzo, recentemente restaurato, conserva la facciata affrescata a quadrature con motivi architettonici e al piano nobile balconi con balaustre in marmo retti da mensole con mascheroni antropomorfi.
All'interno vi è un bello scalone marmoreo.
76. Palazzo Gio. Batta Senarega
Compreso tra Piazza Senarega, Via Orefici e Vico dell’Amor Perfetto,
questo palazzo, edificato alla metà del Cinquecento su preesistenti case
medievali, viene ristrutturato ed abbellito alla fine del secolo da Gio Batta
Senarega e a suo nome lo troviamo inserito nella lista dei Rolli.
Il palazzo passa poi di proprietà dapprima ai Pallavicini, poi agli
Spinola ed infine per lascito testamentario all’Ospedale dei Cronici come ricorda
una lapide marmorea posta in facciata. Dopo ulteriori passaggi di proprietà, oggi
è del Comune di Genova che, dopo un lungo e accurato restauro, ha deciso di
destinarlo al nascente Politecnico delle Arti nato dalla collaborazione tra
Accademia Ligustica di Belle Arti e Conservatorio Nicolò Paganini.
L’edificio è frutto dell’accorpamento di corpi edilizi contigui: il principale, che prospetta su Piazza Senarega e Via Orefici, conserva la facciata affrescata a quadrature con motivi architettonici; su Piazza Senarega il piano nobile è abbellito da balconi con balaustre in marmo retti da mensole con mascheroni antropomorfi. All’interno conserva il monumentale scalone marmoreo con volte a crociera rampante e volte costolonate e alcuni bei portali in pietra nera di promontorio; al secondo piano nobile sono poi presenti in una sala affreschi cinquecenteschi.
L’edificio è frutto dell’accorpamento di corpi edilizi contigui: il principale, che prospetta su Piazza Senarega e Via Orefici, conserva la facciata affrescata a quadrature con motivi architettonici; su Piazza Senarega il piano nobile è abbellito da balconi con balaustre in marmo retti da mensole con mascheroni antropomorfi. All’interno conserva il monumentale scalone marmoreo con volte a crociera rampante e volte costolonate e alcuni bei portali in pietra nera di promontorio; al secondo piano nobile sono poi presenti in una sala affreschi cinquecenteschi.
L’altro corpo di fabbrica, quello cioè che prospetta su Vico dell’Amor
Perfetto, di origine medievale, conserva tracce precedenti all’edificazione
cinquecentesca.A palazzo Senarega è legata una storia di fantasmi che potete leggere al paragrafo 10 della pagina de i FANTASMI di GENOVA.
77. Palazzo Gio. Battista Lercari
Sito in Via Orefici al civico 7, questo palazzo venne edificato dai Lercari nella seconda metà del XVI Secolo ristrutturando ed ampliando domus medievali di proprietà della stessa nobile famiglia, di cui rimangono tracce nel prospetto che insiste su via dei Conservatori del Mare dove recenti restauri hanno riportato alla luce un portico a fasce bicrome e alcune trifore.
Superato il bel portale marmoreo ad arco con telamoni e lo scalone, si giunge al primo piano nobile che conserva alcuni affreschi raffiguranti "Storie di Psiche" che Federico Alizeri, nella sua guida, attribuisce al Semino.
Degne di nota sono alcune colonne finemente lavorate della loggia del primo piano e dello scalone, tra le più belle presenti nei vicoli di Genova.
Questo palazzo, sito in Campetto, fu fatto erigere intorno al 1560 da Gio. Vincenzo Imperiale il quale affidò il progetto a Giovanni Battista Castello detto "Il Bergamasco.
Poco dopo fu ampliato verso Soziglia ed i lavori vennero eseguiti da Andrea Ansaldo.
Nonostante l'odierna suddivisone dei piani che ha staccato il cortile del piano terreno dallo scalone, questo palazzo conserva quasi intatta l'antica bellezza nell'atrio colonnato, nello scalone affrescato a grottaglie, al primo piano con le colonne in marmo, i busti entro nicchie e gli affreschi che decorano molte sale.
Al secondo piano troneggia in una sala uno splendido camino, una sala meravigliosamente affrescata dal Cambiaso con storie di Cimone l'ateniese ed un'altra con scene della Gerusalmme liberata, opera del Bergamasco.
79. Palazzo Gio. Battista Imperiale
Questo palazzo fu edificato a partire dal 1584 e terminato nel 1587 in concomitanza con l'apertura del nuovo asse viario, l'odierna Via Scurreria, voluto da Gio. Giacomo Imperiale per collegare il suo palazzo alla Cattedrale di San Lorenzo (Vi rimando al paragrafo 40 della pagina de le PIETRE parlanti per approfondire il tutto).
Gli affreschi in facciata, opera di ignoti affrescanti genovesi, risalgono a prima del 1587 anche se è probabile un loro restauro nel XIX secolo.
Il piano terreno e il primo piano sono occupati da Pescetto, una dei negozi più antichi della città di cui vi parlo nella pagina dedicata a le BOTTEGHE storiche.
In questo palazzo alloggiava, in un appartamento dell'Hotel Union, "u megu ingleise" (il medico inglese) James Spensley, figura legata al Genoa e allo scoutismo (fu lui a portarlo a Genova). Il tutto è ricordato da una targa apposta dal Comune di Genova nel 1977.
80. Palazzo Ottavio Imperiale
Costruito nel 1585 per volere di Ottavio Imperiale su progetto di Bartolomeo Bianco, e conosciuto dai più come "Palazzo del Melograno", esso è sito in Campetto al civico 2.
Sopra il portale infatti cresce rigogliosa una pianta di melograno: si narra che quattrocento anni fa un seme di questa pianta, trasportato dal vento di tramontana, arrivò sul frontone di questo palazzo e lì trovò il luogo giusto dove crescere. La leggenda vuole che fino a quando il melograno ci sarà, Genova prospererà, e quando esso morirà, la Superba andrà in rovina.
I primi due piani, attualmente occupati da un grande magazzino, conservano ancora l'antica struttura con un cortile centrale circondato da un loggiato al piano terra e al primo piano, uniti da un monumentale scalone.
La splendida statua di Ercole, opera di Filippo Parodi, conservata nel cortile del piano terreno, vale da sola una visita a questo palazzo. Recenti restauri hanno riportato alla luce un piccolo vano al primo piano: si tratta di uno splendido "pregadio" con le pareti a decoro barocchetto con colori pastello, un altare in marmo fior di pesco e una piccola statua della Madonna della Misericordia in marmo.
Al secondo piano nobile sono ancora conservati splendidi affreschi opera di Domenico Piola, Domenico Guidobono e Jacopo Antonio Boni.
Sopra il portale infatti cresce rigogliosa una pianta di melograno: si narra che quattrocento anni fa un seme di questa pianta, trasportato dal vento di tramontana, arrivò sul frontone di questo palazzo e lì trovò il luogo giusto dove crescere. La leggenda vuole che fino a quando il melograno ci sarà, Genova prospererà, e quando esso morirà, la Superba andrà in rovina.
I primi due piani, attualmente occupati da un grande magazzino, conservano ancora l'antica struttura con un cortile centrale circondato da un loggiato al piano terra e al primo piano, uniti da un monumentale scalone.
La splendida statua di Ercole, opera di Filippo Parodi, conservata nel cortile del piano terreno, vale da sola una visita a questo palazzo. Recenti restauri hanno riportato alla luce un piccolo vano al primo piano: si tratta di uno splendido "pregadio" con le pareti a decoro barocchetto con colori pastello, un altare in marmo fior di pesco e una piccola statua della Madonna della Misericordia in marmo.
Al secondo piano nobile sono ancora conservati splendidi affreschi opera di Domenico Piola, Domenico Guidobono e Jacopo Antonio Boni.
81. Palazzo Eredi Gerolamo Chiavari
Sito all'angolo tra Via Luccoli e Vico del Fieno, questo edificio
conserva ancora tratti cinquecenteschi nel bel portale marmoreo su Vico del
Fieno, il piccolo atrio (ridotto rispetto all'originale), lo scalone voltato e
affrescato e i bei portali in pietra nera di Promontorio.
Meritano di essere menzionati la bella colonna caposcala a bulbo e il
portale ligneo tra il primo ed il secondo piano.
Alcuni saloni dei pieni nobili conservano ambienti voltati e decorati.
Il palazzo compare nei Rolli nel 1588 a nome degli eredi del
"quondam" Gerolamo Chiavari, Doge della Repubblica nel 1583-1585.
Sito in Piazza delle Vigne al civico 4, questo edificio fu costruito
nel 1545 come ci conferma un'epigrafe posta nell'atrio del palazzo.
Esso conserva in facciata affreschi attribuiti a Giovanni Battista
Castello detto il Bergamasco il quali li eseguì nel 1560 in collaborazione con
Bernardo Spazio.
All'interno il palazzo conserva ancora splendidi cicli pittorici
raffiguranti, tra gli altri, il "Sacrificio di ifigenia" e
"Storie di Psiche".
Quando ero piccolo mi recavo spesso in questo palazzo perché, nel
salone del secondo piano, vi era un laboratorio di un restauratore di mobili:
un vero e proprio museo con oggetti che grazie alla sua arte e maestria
ritrovavano l'antico splendore perduto nei secoli.
All'epoca il palazzo mostrava i segni del tempo e la trascuratezza di
una bellla dama caduta improvvisamente in disgrazia.
Tornai al suo interno due anni fa (qui sotto vi documento lo stato
dell'atrio e dello scalone) e rividi quello scalone affrescato in stile
pompeiano che osservavo una ventina di anni fa quando venivo qui con mio papà.
Oggi il palazzo, di proprietà del Comune, dopo un lungo restauro, è divenuto un "hotel di charme".
Presto Vi posterò tutte le foto che ho fatto, per il momento eccoVi
qui di seguito due foto che vi fannno capire, ancora una volta, quanta bellezza
vi sia nei palazzi della Superba.
Questo palazzo cinquecentesco, in Piazza delle Vigne n. 6, nasce dalla fusione di cinque preesistenti edifici duecenteschi della famiglia Grillo. in facciata conserva ancora tracce della ripartizione tra i diversi edifici e splendidi affreschi opera di ignoti artisti genovesi.
All'interno è ancora preesente l'natica suddivisione in più scaloni che fa capire come il palazzo sia in realtà frutto dell'unione di più edifici.
Al terzo piano nobile, oggi occupato dall' "Hotel le Nuvole Residenza d'Epoca", troviamo uno splendido portale in marmo (con tutta probabilità portale di uno degli edifici inglobati in questo palazzo) e una cappella barocca con stucchi e con la volta finemente affrescata.
Esso si trova in Piazza delle Vigne al civico 3.
La splendida facciata affrescata è opera in parte di Luca Cambiaso ed
in parte di ignote maestranze genovesi.
L'affresco più interessante si trova nella parte bassa della facciata:
opera di Luca Cambiaso, raffigura il dio Giano e la dea Pace in atto di
scacciare il dio Marte guerriero.
Esso conserva in facciata magnifici affreschi del XVI secolo, opera di
ignoti artisti lombardi e genovesi, simili a quelli ancora presenti in facciata
di soli sei cinque palazzi nei vicoli di Genova: Palazzo Cattaneo della Volta
in Piazza Cattaneo, Palazzo Leonardo Grillo Cattaneo lato Vico del Fumo, Palazzo Sauli in Piazza Sauli al civico 7, palazzo in Piazza Embriaci al civico 2, Palazzo Giulio Sale lato Salita Santa
Maria di Castello, Palazzo Paolo Doria in Vico San Matteo al civico 12, tutti
descritti in questa pagina. Questa decorazione è muta testimone degli stretti
legami intrecciati nel corso del Quattrocento fra il Ducato di Milano e la
città di Genova, rapporti tenuti saldi in particolare dalle famiglie Sauli,
Cattaneo e Doria.
85. Palazzo Brancaleone Grillo
Questo palazzo, in Vico delle Mele al civico 6, conserva ancora in facciata e
all'interno opere di inestimabile valore.
Esso deve il suo nome a Brancaleone Grillo, ambasciatore del Papa e
del re di Spagna, che nel XV secolo decide di costruire qui la dimora per la
sua famiglia.
Acquistato da Luca Spinola il 1° settembre 1496, come ricorda una piccola lapide nella vicina Piazza San Sepolcro (vi rimando al paragrafo dal titolo "La pietra di Piazza San Sepolcro" nella pagina de lePIETREparlanti per approfondimenti), entra nella lista dei Rolli nel
1576.
Il portone marmoreo è sormontato da un "San Giorgio e il
Drago" che secondo l'Alizeri è opera dei Gagini.
Alla sinistra del portone vi è uno splendido bassorilievo raffigurante
San Giovanni Battista nel deserto.
Le sorprese che ci riserva questo palazzo non finiscono qui. Superato
il portone infatti Vi ritroverete un un
"unicum": un cortile con uno scalone gotico e gli archi a sesto
acuto, ora tamponati, che corrono intorno al cortile, opera
dei maestri antelami lombardi che lavorarono all'edificazione di questo
palazzo.
La scala nasce in realtà alla destra del portone di ingresso, coperta
e non come la vediamo adesso spostata verso il centro del cortile.
A metà altezza delle colonne è visibile una cordonatura, segno evidente del lavoro in questo palazzo dei maestri antelami. La stessa cordonatura la si ritrova lungo lo scalone (come mostrano le foto qui sopra) e all'esterno sul portale di ingresso.
Alzando gli occhi, difronte alla scala, una splendida cornice marmorea incastonata in facciata racchiude una Madonna con Bambino: si dice che questa sia una copia e che l'originale sia stato venduto da Luca Spinola per completare il palazzo. L'originale pare sia ora conservato al Metropolitan Museum di New York.
Al piano nobile, in tre saloni, sono stati ritrovati e recentemente restaurati splendidi affreschi di Luca Cambiaso ("Nozze di Amore e Psiche" e "Storie di Marco Antonio") e di Lazzaro Tavarone ("La raccolta della Manna").
A questa scoperta è legata una curiosità: qualche anno fa, nel palazzo sono state girate alcune scene del film "Giorni e Nuvole" di Silvio Soldini con Antonio Albanese e Margherita Buy. Quest'ultima interpretava una restauratrice che cercava di riportare alla luce antichi affreschi. Ebbene, come a volte accade, la realtà supera la fantasia: due restauratrici, negli ultimi anni, proprio lì dove è stato girato il fim, hanno riportato alla luce gli affreschi del Cambiaso e del Tavarone sotto uno strato di intonaco. Genova nasconde bene i suoi tesori e scoperte come questa diventano ancora più affascinanti.
Il palazzo è chiuso al pubblico (è stato liberamente visitabile solo in occasione di una edizione dei Rolli Days): io sono riuscito a visitarlo più volte solo grazie alla mia renacia e a un pò di fortuna. E' un vero peccato che il cortile e soprattuto la scala gotica, l'unica esistente in Genova, sia quasi sconosciuta ai più e lontana dai circuiti turistici tradizionali.
Uscendo dal portone rimane un'ultima curiosità da raccontare: sulla destra del portone, se guardate bene, noterete una piccola croce nel muro. Ebbene, si dice che essa fu scolpita per ricordare che qui rimase ucciso un uomo a seguito di un violento calcio di un asino.
In facciata rimangono ancora molti segni degli anelli dove venivano legati gli animali tra i quali, probabilmente, anche l'asino protagonista della nostra storia.
86. Palazzo in Via delle Vigne n. 7
Lungo Via delle Vigne, al civico n. 7, un locale che oggi ospita un negozio di alimentari, conserva ancora begli affreschi del XVI Secolo, di cui trovate qui di seguito alcune immagini.
87. Palazzo in Via delle Vigne n. 10
Questo palazzo nasconde una meraviglia: superato un anonimo portone e
la prima rampa di scale inizia una "scala alla araba".
Come Vi mostrerò nelle foto qui sotto questo particolare escamotage
costruttivo permette di creare una scala poco ripida in uno spazio non troppo
grande: sembra infatti di salire lungo la scala di una torre ma la salita non è
faticosa come sembrerebbe.
Le colonne che corrono al centro della scala e si arrampicano, quasi
si rincorrono, sorreggendo le volte a crociera, sono del 1200 e hanno una
storia molto particolare: portate a Genova dalla lontana Armenia, esse vennero
donate alla Chiesa delle Vigne con l'onere però che fossero utilizzate entro
100 anni. Questo non avvenne ed è così che i proprietari delle stesse se le
ripresero e le utilizzarono per costruire questa particolarissima scala, un
altro "unicum" in Genova, come lo è la scala gotica di Palazzo Grillo
di cui Vi ho parlato nel paragrafo 2 di questa pagina e che si trova a poca
distanza da questo palazzo.
Risalente al XVI secolo, questo palazzo, sito in Piazza della Lepre,
conserva ancora l'originario impianto costruttivo.
Superato lo splendido portale in pietra nera, decorato con ritratti di
imperatori romani e con due putti che sorreggono lo stemma purtroppo abraso
duranti i moti rivoluzionari di fine Settecento, si entra nell'atrio e su per
scalone decorato di magnifici laggioni di tante varietà diverse (Vi invito a
visitare la pagina relativa a i RISSEU ed i LAGGIONI della SUPERBA per
approfondire questo argomento e per vedere altre immagini di questo e degli
altri palazzi che ancora conservano queste splendide piastrelle).
Se date un occhio alla destra del portale noterete, accanto al numero
civico "9", un altro numero, "400". Non so se vi è mai
capitato di passeggiar per Venezia e cercare un determinato numero civico: a
differenza delle altre città europee e non solo, lì si segue ancora un antico
sistema basato non sulla suddivisione in vie ma in sestieri; e così dovrete
cercare non un civico particolare in una certa via ma un numero civico
all'interno di un intero quartiere.
Ebbene, se la cosa vi sembra strana, sappiate che anche Genova fino a
qualche secolo fa adottava questo
sistema: Palazzo di Negro è in Piazza
della Lepre n. 9, o, se volete, al n. 400 del Sestiere della Maddalena:
insomma, due numeri, un solo luogo.
89. Palazzo dei Fattinanti
Sito in Piazzetta Cambiaso (anticamente denominata “Piazza de’ Sette
Dolori” per la presenza di un edicola votiva con la Madonna Addolorata, ancora
oggi in piazza), quest edificio viene edificato nel XVI secolo per volere della
nobile famiglia dei Fattinanti. Dopo di loro il palazzo passa prima ai
Centurione, poi all’Ospedale di Pammatone per lascito testamentario ed infine
ai Cambiaso nel Settecento.
Fu Gio. Giacomo Centurione nel 1619 a volere il rinnovamento del
palazzo e dargli l’aspetto che vediamo oggi.
Purtroppo il bombardamento del 22 ottobre 1942 distrusse parte del
palazzo ed oggi è sopravvissuto solo il bel cortile loggiato attribuito a
Michele Carlone con decorazioni murali, che gli studiosi attribuiscono alla
cerchia di Andrea Ansaldo accostandoli a quelli di Palazzo Imperiale in
Campetto, e il bel portale marmoreo.
Al primo piano sono conservati alcuni splendidi laggioni di cui
trovate qui di seguito un'immagine (altre immagini, la storia e gli altri
laggioni ancora visibili nei vicoli di Genova nella pagina de i RISSEU ed i LAGGIONI della SUPERBA).
Sito in Piazza della Posta Vecchia al civico 2, questo edificio venne
edificato nel 1563 per volere dei De Franchi
su preesistenti edifici di proprietà Spinola e Grimaldi mantenendo in
parte gli antichi muri perimetrali.
Superato il bel portale marmoreo in stile dorico si entra in un ampio
cortile loggiato, oggi in parte tamponato, dal quale si diparte lo splendido scalone marmoreo che conduce al piano nobile.
I bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale non hanno risparmiato
questo palazzo che conserva tuttavia al piano nobile ancora splendidi affreschi opera di
Bernardo Castello ("Gerusalemme Liberata") e Domenico Fiasella ("Sansone sterminatore di Filistei").
Le colonne del cortile loggiato al pian terreno di Palazzo Bernardo e Giuseppe De Franchi (foto di Antonio Figari) |
Le loggie si ripetono nei piani a salire (foto di Antonio Figari) |
Sansone sterminatore di Filistei" di Domenico Fiasella (foto di Antonio Figari) |
"Gerusalemme liberata" di Bernardo Castello (foto di Antonio Figari) |
92. Palazzo Agostino De Franchi
Sito in Piazza della Posta Vecchia al civico 3, questo palazzo fu edificato nel 1565 su progetto di Bernardino Cantone.
Esso conserva ancora, nonstante gli accorpamenti e le sopraelevazioni, un bell'atrio marmoreo al primo piano nobile e uno splendido ciclo pittorico di Luca Cambiaso raffigurante "Storie di Enea e Didone", nel salone principale e un un salone laterale al secondo piano nobile. A fianco di quest'ultima stanza, vi è un salone con bellissimi stucchi rococò.
Sito in Piazza della Posta Vecchia al civico 3, questo palazzo fu edificato nel 1565 su progetto di Bernardino Cantone.
Esso conserva ancora, nonstante gli accorpamenti e le sopraelevazioni, un bell'atrio marmoreo al primo piano nobile e uno splendido ciclo pittorico di Luca Cambiaso raffigurante "Storie di Enea e Didone", nel salone principale e un un salone laterale al secondo piano nobile. A fianco di quest'ultima stanza, vi è un salone con bellissimi stucchi rococò.
93. Palazzo Antonio De Franchi
(...continua)
94. Palazzo De Franchi - Rebisso - Piaggio
(...continua)
95. Palazzo Maineri e Massone-Bianco di San Secondo
Sito in Via della Posta Vecchia al civico 16, l'edificio è frutto di
un accorpamento di due abitazioni medievali voluto da Jacopo Spinola.
Lo splendido portale marmoreo è sormontato da uno dei sovrapporta più
belli dei vicoli di Genova, paragonabile a pochi altri per eleganza e
magnificenza: opera di Pace Gagini, detto "Il Trionfo degli
Spinola", esso rappresenta un carro
guidato con due figure di guerrieri trainato da due centuari cavalcati da due
putti.
Superato il portale esterno e un portate interno di pietra nera con
tondi imperiali si arriva allo scalone con volte a crociera.
Particolarmente interessante ed insolita la soluzione interna del
cortile angolare (oggi chiuso e inglobato in una bottega che dà su Via della
Maddalena) dove un capitello riporta la
data 1531, anno nel quale con ogni probabilità si conclusero i lavori voluti
dallo Spinola.
99. Palazzo Doria Danovaro
100. Palazzo Lazzaro Doria (poi di Andrea Doria)
Edificato nella seconda metà del XIII Secolo, questo palazzo viene donato dalla Repubblica a Lamba Doria quale ricompensa per la vittoria sui Veneziani a Curzola nel 1298 (una piccola epigrafe posta in facciata tra gli archetti e il marcapiano del primo piano ricorda questa battaglia e Lamba Doria quale "capitanum ed armatum").
Il palazzo viene rimaneggiato nei secoli successivi: le quadrifore in facciata "perdono" le colonnine e la parte alta delle quadrifore stesse viene riempita con mascheroni di stucco, mentre la loggia a pian terreno viene chiusa e occupata da botteghe (come potete notare nell'immagine qui di seguito).
I bombardamenti del 1942 e il violento incendio che ne seguì lasciarono in piedi quasi solamente la facciata del palazzo: l'accurato restauro liberò la loggia al piano terreno riportandola all'antico splendore mentre si decise di non intervenire sul resto della facciata (per riportarla alle forme medievali) come invece successe al Palazzo di San Giorgio con gli invasivi interventi di inizio Novecento sotto la guida del D'Andrade.
Una curiosità: se guardate attentamente da vicino le strisce bianche e nere della facciata di questo palazzo, noterete che l'altezza di quelle nere è, seppur di poco, più grande rispetto a quelle bianche. Questo perchè, se fossero tutte della stessa misura, per un effetto ottico, le nere sembrerebbero più piccole e dunque si perderebbe visivamente l'omogeneità che si ha in facciata con l'alternanza dei due colori. Questa antica tecnica è utilizzata in molte facciate bicrome dei palazzi genovesi.
102. Palazzo Gio Batta e Gio Stefano Doria
Sito tra Piazza San Matteo e Vico Falamonica, esso è da ritenersi il più antico dei palazzi Doria prospicenti sulla piazza.
Tra i suoi proprietari c'è da ricordare Branca Doria, già protagonista dell'Inferno di Dante, di cui trovate la storia nella pagina de i FANTASMI di GENOVA.
(...continua)
103. Palazzo Domenico Doria
104. Palazzo Giorgio Doria (Palazzo Doria Quartara)
Sito in Piazza San Matteo al civico 14, questo palazzo venne edificato per volere di Giorgio Doria accorpando alcuni edifici medievali tra i quali il palazzo appartenente a Oberto Doria.
La facciata conserva su Vico San Matteo tracce di decorazione a quadrature e su Vico dell'Umiltà il portico tamponato medievale e parte della muratura della stessa epoca.
Splendido il portale, opera del 1457 di Giovanni Gagini, sormontato da un sovrapporta con San Giorgio e il Drago (Vi rimando alla pagina de lePIETREparlanti al paragrafo de "Le pietre di San Giorgio" per approfondire il tutto).
Particolare la suddivisione degli spazi interni con lo scalone marmoreo che corre dall'atrio al secondo piano con un'unica rampa interrotta da un vano caposcala intermedio.
105. Palazzo Antonio Grimaldi Cebà
Sito al civico 4 di Via David Chiossone, il palazzo, edificato nel XVI
Secolo, nasce dall'accorpamento di più edifici medievali.
Da evidenziare il bel portale in marmo con l'iscrizione "DEO
AUSPICE" e lo splendido scalone a rampe e ballatoi che si affaccinao
sull'atrio.
Il palazzo è presente nei Rolli nel 1576; nel 1588 è presente
nell'elenco a nome di Antonio Grimaldi Cebà, Doge della Repubblica nel
1593-1595.
106. Palazzo Doria Marana
Sito in Via Chiossone al civico 6, le prime notizie di questo palazzo risalgono al XIII Secolo.
Abitato fino al XIV Secolo dai Doria, dopo alcuni passaggi di proprietà passa infine ai Marana nel XVII Secolo.
A questo periodo risalgono le decorazioni del piano nobile: di Jacopo Antonio Boni è l'affresco nella volta del salole raffigurante "Il Ratto d'Europa" (un altro affresco, sulla volta dell'ingresso, è andato perduto a seguito del bombardamenti inglesi del 1942), di Lorenzo e Gregorio De Ferrari gli stucchi dorati in tutte le sale e l'affresco nell'alcova.
E' poi presente nell'ingresso una cappella gentilizia e un piccolo ninfeo sul terrazzo, il tutto recentemente restaurato e tornato all'antico splendore.
In una sala del piano nobile sono conservati antichi libri e strumenti di medicina.
Sito in Via Chiossone al civico 6, le prime notizie di questo palazzo risalgono al XIII Secolo.
Abitato fino al XIV Secolo dai Doria, dopo alcuni passaggi di proprietà passa infine ai Marana nel XVII Secolo.
A questo periodo risalgono le decorazioni del piano nobile: di Jacopo Antonio Boni è l'affresco nella volta del salole raffigurante "Il Ratto d'Europa" (un altro affresco, sulla volta dell'ingresso, è andato perduto a seguito del bombardamenti inglesi del 1942), di Lorenzo e Gregorio De Ferrari gli stucchi dorati in tutte le sale e l'affresco nell'alcova.
E' poi presente nell'ingresso una cappella gentilizia e un piccolo ninfeo sul terrazzo, il tutto recentemente restaurato e tornato all'antico splendore.
In una sala del piano nobile sono conservati antichi libri e strumenti di medicina.
107. Palazzo Doria (Fondazione Carige)
108. Palazzo in Via Chiossone n. 7
109. Palazzo Stefano Doria (Palazzo Doria Serra)
Sito in Via David Chiossone al civico 14, questo edificio venne edificato nel XVI secolo su preesistenti case medievali.
Di proprietà Doria, compare nei rolli nel 1599 a nome di Stefano Doria.
Passa in proprietà a Francesco Torriglia che nel 1645 lo ricostruisce spostando l'accesso su Vico della Rovere, e ai Serra nel XIX Secolo.
Conserva il portale marmoreo originario su Vico della Rovere, resti del portico medievale e tracce di affreschi in facciata sia su Vico della Rovere che su Via Chiossone, e un bel portale marmoreo sormontato da un ovale con Madonna e Bambino in Via Chiossone.
110. Palazzo Giulio Pallavicini
Sito in Piazza De Ferrari al civico 2, esso venne edificato nel 1586
per volere di Giulio Pallavicini su un lotto di terreno di proprietà Usodimare
sul quale insisteva un edificio distrutto per costruire una strada (l'attuale
salita San Matteo) di collegamento tra le piazze di san Matteo e San Domenico.
Unito nell'Ottocento all'attiguo Palazzo già Carrega, conserva sul
lato verso San Matteo un portico medievale a tre fornici con colonne in marmo e
capitelli nei quali sono raffigurati l'arme dei Doria con l'aquila imperiale.
111. Palazzo Doria De Ferrari Galliera
Il primo nucleo di questo palazzo insisteva su Salita San Matteo e fu edificato per volere di Gabriele Doria a ridosso dell'abside e del chiostro della Chiesa di San Matteo.
Nel 1617 la dimora viene acquistata da Ambrogio Doria, discendente di quel Lamba Doria che nel 1306 aveva sconfitto i veneziani a Curzola. Fu lui a chiamare Lazzaro Tavarone a decorare la sua dimora con scene di storia romana.
Il figlio di Ambrogio, Paolo, dopo la prematura morte del padre, chiama Giovanni Battista Carlone a decorare le sale del piano soprastante e ancora oggi possiamo ammirare due delle tre sale da lui affrescate: quella con "Il ritrovamento di Mosè" e quella con al centro "Il trasporto della Madonna Hodigitria" e quattro medaglie minori con "Storie dell'imperatore Costantino"; è purtroppo andata perduta la sala del "Giudizio di Salomone".
Il palazzo cade in eredità a Carlo Doria il quale, in occasione delle nozze del figlio Ambrogio con Veronica Doria, nella seconda metà del Settecento, affida il rinnovamento del piano nobile a Lorenzo de Ferrari.
A lui si devono le quadrature delle volte affrescate dal Carlone e la decorazione di tre stanze che all'epoca non erano ancora affrescate: nella prima la volta è decorata con il Carro del Sole, nella seconda, adibita a stanza da letto, il De Ferrari dipinse la Notte con in braccio due bimbi addormentati, personificazioni del sonno e della morte. Merita una menzione particolare la terza stanza, uno splendido "boudoir" decorato con pannelli a stucco e specchi arricchiti da intagli linei dorati, che da solo vale la visita al palazzo.
Antonio Giolfi, discepoli di Lorenzo De Ferrari, affresca un altro salone con scene dedicate alle imprese dei Doria mentre alle pareti vi sono tele di Gerolamo Brusco su analogo argomento.
La proprietà passa nel XIX Secolo al marchese Andrea De Ferrari, figlio di Raffaele, doge della Repubblica dal 1787 al 1789.
A questo periodo risale la nuova facciata, quella che oggi è la principale, progettata da Carlo Barabino, che oggi prospetta su Piazza De Ferrari, e le nuove sale decorate da Michele Canzio.
Spendido il gruppo scultoreo del Nettuno inserito in una nicchia su un piccolo terrazzino che affaccia sul chiostro di San Matteo.
Il primo nucleo di questo palazzo insisteva su Salita San Matteo e fu edificato per volere di Gabriele Doria a ridosso dell'abside e del chiostro della Chiesa di San Matteo.
Nel 1617 la dimora viene acquistata da Ambrogio Doria, discendente di quel Lamba Doria che nel 1306 aveva sconfitto i veneziani a Curzola. Fu lui a chiamare Lazzaro Tavarone a decorare la sua dimora con scene di storia romana.
Il figlio di Ambrogio, Paolo, dopo la prematura morte del padre, chiama Giovanni Battista Carlone a decorare le sale del piano soprastante e ancora oggi possiamo ammirare due delle tre sale da lui affrescate: quella con "Il ritrovamento di Mosè" e quella con al centro "Il trasporto della Madonna Hodigitria" e quattro medaglie minori con "Storie dell'imperatore Costantino"; è purtroppo andata perduta la sala del "Giudizio di Salomone".
Il palazzo cade in eredità a Carlo Doria il quale, in occasione delle nozze del figlio Ambrogio con Veronica Doria, nella seconda metà del Settecento, affida il rinnovamento del piano nobile a Lorenzo de Ferrari.
A lui si devono le quadrature delle volte affrescate dal Carlone e la decorazione di tre stanze che all'epoca non erano ancora affrescate: nella prima la volta è decorata con il Carro del Sole, nella seconda, adibita a stanza da letto, il De Ferrari dipinse la Notte con in braccio due bimbi addormentati, personificazioni del sonno e della morte. Merita una menzione particolare la terza stanza, uno splendido "boudoir" decorato con pannelli a stucco e specchi arricchiti da intagli linei dorati, che da solo vale la visita al palazzo.
Antonio Giolfi, discepoli di Lorenzo De Ferrari, affresca un altro salone con scene dedicate alle imprese dei Doria mentre alle pareti vi sono tele di Gerolamo Brusco su analogo argomento.
La proprietà passa nel XIX Secolo al marchese Andrea De Ferrari, figlio di Raffaele, doge della Repubblica dal 1787 al 1789.
A questo periodo risale la nuova facciata, quella che oggi è la principale, progettata da Carlo Barabino, che oggi prospetta su Piazza De Ferrari, e le nuove sale decorate da Michele Canzio.
Spendido il gruppo scultoreo del Nettuno inserito in una nicchia su un piccolo terrazzino che affaccia sul chiostro di San Matteo.
112. Palazzo Doria De Fornari
Questo palazzo fu edificato nel Medioevo con ingresso verso l'area curiale dei Doria di Piazza San Matteo: di questa epoca sono ancora presenti arcate su pilastri bicromi bianco e neri e alcuni capitelli gotici nel piano sottostante l'ingresso principale su Piazza De Ferrari.
L'edificio attuale è frutto delle trasformazioni avvenute tra le fine del XVI Secolo e l'inizio del XVII.
Il piano nobile conserva un salotto con splendidi affreschi opera di Lorenzo De Ferrari raffiguranti "Apollo le arti", un salotto con "Storie di Enea" e una piccola galleria con stucchi eseguiti su disegno del De Ferrari, un salotto con affreschi tra partiture in stucco di Francesco Canfora con il "Mito di Prometeo", l'alcova, sempre opera del Canfora, con la Nascita di Amore, e una sala dipinta da Sigismondo Betti con raffigurazioni allegoriche legate al passaggio del tempo.
L'edificio attuale è frutto delle trasformazioni avvenute tra le fine del XVI Secolo e l'inizio del XVII.
Il piano nobile conserva un salotto con splendidi affreschi opera di Lorenzo De Ferrari raffiguranti "Apollo le arti", un salotto con "Storie di Enea" e una piccola galleria con stucchi eseguiti su disegno del De Ferrari, un salotto con affreschi tra partiture in stucco di Francesco Canfora con il "Mito di Prometeo", l'alcova, sempre opera del Canfora, con la Nascita di Amore, e una sala dipinta da Sigismondo Betti con raffigurazioni allegoriche legate al passaggio del tempo.
113. Palazzo Orsini
114. Palazzo Giovanni Garibaldi
Costruito tra il 1651 ed il 1654, esso ha il suo ingresso originario su Piazza dei Garibaldi: varcato lo stesso, ci si ritrova in un piccolo cortile sul quale affaccia un bello scalone marmoreo. A seguito di un accorpamento con un altro edificio in Vico Carmagnola, il palazzo acquisisce un nuovo ingresso che lo proietta verso la nuova arteria ottocentesca di Via Carlo Felice (l'attuale Via XXV Aprile), ingresso che oggi è divenuto il principale.
Di splendida fattura il portale in pietra nera di promontorio su Vico Carmagnola e all'interno, oltre al monumentale scalone, da notare un bel bassorilievo con l'Adorazione dei Magi.
114. Palazzo Giovanni Garibaldi
Costruito tra il 1651 ed il 1654, esso ha il suo ingresso originario su Piazza dei Garibaldi: varcato lo stesso, ci si ritrova in un piccolo cortile sul quale affaccia un bello scalone marmoreo. A seguito di un accorpamento con un altro edificio in Vico Carmagnola, il palazzo acquisisce un nuovo ingresso che lo proietta verso la nuova arteria ottocentesca di Via Carlo Felice (l'attuale Via XXV Aprile), ingresso che oggi è divenuto il principale.
Di splendida fattura il portale in pietra nera di promontorio su Vico Carmagnola e all'interno, oltre al monumentale scalone, da notare un bel bassorilievo con l'Adorazione dei Magi.
115. Palazzo Gerolamo Pallavicini
Sito in Via XXV Aprile al civico 12, questo palazzo ha la particolarità di non avere l'affaccio su questa strada: ciò è dovuto al fatto che, con il taglio di Via Carlo Felice (l'attuale Via XXV Aprile), questo palazzo, che anticamente affacciava su Vico Carmagnola, si trova isolato rispetto al nuovo assetto viario. Venne così deciso di costruire lungo la nuova strada un monumentale portale così da collegare l'edificio a Via Carlo Felice dandogli un nuovo ingresso e un cortile interno.
L'edificio che vediamo oggi è frutto di una ristrutturazione avvenuta nel 1619 ad opera dell'architetto Bartolomeo Bianco che tanto lavorò a Genova nel XVII Secolo.
Entrando colpisce la vastità dell'atrio, con bei portali sormontati da busti, che conduce alla scalone marmoreo che si sdoppia in due rampe.
Famosa era la splendida quadreria di cui parla l'Anonimo del 1818 nel suo libro.
Oggi il palazzo è di proprietà Cattaneo Adorno.
116. Palazzo Tomaso Franzone
Sito in Via Luccoli al civico 22, oggi accorpato al civico 24, e costruito nel XVI Secolo su preesistenti edifici medievali, questo palazzo conserva la bella facciata cinquecentesca e lo scalone marmoreo che sale fino al secondo piano.
Sul retro, su Vico Usodimare, sono presenti un bel portale e tracce di affreschi.
117. Palazzo Nicolò Spinola di Luccoli (Palazzo Franzone Spinola)
Sito in Via XXV Aprile al civico 12, questo palazzo ha la particolarità di non avere l'affaccio su questa strada: ciò è dovuto al fatto che, con il taglio di Via Carlo Felice (l'attuale Via XXV Aprile), questo palazzo, che anticamente affacciava su Vico Carmagnola, si trova isolato rispetto al nuovo assetto viario. Venne così deciso di costruire lungo la nuova strada un monumentale portale così da collegare l'edificio a Via Carlo Felice dandogli un nuovo ingresso e un cortile interno.
L'edificio che vediamo oggi è frutto di una ristrutturazione avvenuta nel 1619 ad opera dell'architetto Bartolomeo Bianco che tanto lavorò a Genova nel XVII Secolo.
Entrando colpisce la vastità dell'atrio, con bei portali sormontati da busti, che conduce alla scalone marmoreo che si sdoppia in due rampe.
Famosa era la splendida quadreria di cui parla l'Anonimo del 1818 nel suo libro.
Oggi il palazzo è di proprietà Cattaneo Adorno.
116. Palazzo Tomaso Franzone
Sito in Via Luccoli al civico 22, oggi accorpato al civico 24, e costruito nel XVI Secolo su preesistenti edifici medievali, questo palazzo conserva la bella facciata cinquecentesca e lo scalone marmoreo che sale fino al secondo piano.
Sul retro, su Vico Usodimare, sono presenti un bel portale e tracce di affreschi.
117. Palazzo Nicolò Spinola di Luccoli (Palazzo Franzone Spinola)
Sito in Via Luccoli al civico 23, questo edificio, acquistato da Eliano Spinola dagli eredi di Angelo De Mari, fu totalmente riscostruito intorno alla metà del XVI Secolo da Nicolò Spinola.
Nonostante la suddivisione in appartamenti, questo palazzo conserva ancora aspetti monumentali come l'atrio loggiato, il bello scalone che conduce fino al terzo piano e la loggia al primo piano che affaccia sul cortile interno, e splendidi affreschi opera di Domenico Parodi al secondo piano nobile.
Lungo lo scalone, sono conservati in due cornici alcuni laggioni.
118. Palazzo Ansaldo De Mari e fratelli
Sito al civico 2 di Piazza Luccoli (l'antica Piazza De Mari che prendeva il nome dalla famiglia che qui possedeva le sue case), questo edificio, nonostante i successivi accorpamenti e aggiunte, conserva ancora un bello scalone cinquecentesco.
Il doppio ingresso, in Piazza Luccoli e in Via Luccoli al civico 28, è dovuto alla doppia identità dell'edificio che copre una superficie che si estende tra Via Luccoli e i Macelli di Soziglia.
Una curiosa storia è legata alla lapide marmorea in facciata (Vi rimando al paragrafo 13 "La pietra del marchese e del falegname" alla pagina de lePIETREparlanti per approfondire).
119. Palazzo De Mari
Sito in Via Luccoli al civico 26, questo è forse il palazzo dove sono conservati quantitativamente e qualitativamente i più bei laggioni della Superba (Vi rimando alla pagina de iRISSEUediLAGGIONIdellaSUPERBA).
Una volta nell'atrio di questo palazzo c'era una simpatica vecchina che vendeva cesti di vimini, mestiere che aveva ereditato da suo padre. Quando ella decise di chiudere bottega, il portone, a seguito di illecite intrusioni, venne chiuso e i laggioni rimasero fruibili solo per i condomini del palazzo. Mi ha raccontato colui che mi ha fatto entrare che, approfittando della mancanza di controllo, è accaduto che alcune delle splendide piastrelle siano state smurate e sottratte. Non rimase quindi altra scelta che tenere chiuso il portone anche di giorno: ciò purtroppo, se da una parte preserva questo tesoro, dall'altra impedisce ai passanti di godere della bellezza di queste piastrelle.
Particolare dei laggioni al primo piano (foto di Antonio Figari) |
(foto di Antonio Figari) |
(foto di Antonio Figari) |
120. Palazzo in Via Luccoli 30
(...continua)
121. Palazzo Spinola di Luccoli - Balestrino
Sito in Piazza Fontane Marose al civico 1
Sito in Piazza Fontane Marose al civico 1
(...continua)
122. Palazzo in Vico dei Parmigiani n. 1
Situato nella zona tra Via Roma e Via XXV aprile, parte dell'antico
centro storico sopravvissuto agli sconvolgimenti urbanistici ottocenteschi,
questo palazzo, sebbene molto rimaneggiato nei secoli, conserva ancora tracce
che denotano la sua nobile origine: costruito in età medievale, ha subito il
primo intervento radicale nel XVI secolo e poi nell'Ottocento quando è stato
diviso in appartamenti.
Superato il bel portale marmoreo con colonne ioniche scanalate
sormontate da un fregio con putti e fiorami, si entra in un piccolo ingresso
che conserva ancora le volte a vela che proseguono lungo la cinquecentesca
scala di ardesia con le balaustre e le colonne di marmo. Meravigliosa è la
colonna centrale all'inizio della scala: simile per forma e dimensione a tante
altre presenti nei palazzi genovesi lungo gli scaloni, essa è una delle più
belle che ho incontrato nei vicoli paragonabile forse solo a quella di Palazzo
Gio. Batta Lercari in Via Orefici al civico 7 (palazzo di cui un giorno Vi
parlerò in questa pagina) e da sola vale la visita di questo palazzo.
Il piano nobile (che attualmente ospita l'O Stellin, ostello di
recente apertura gestito da alcuni ragazzi genovesi che ringrazio per avermi
aperto le porte di questo palazzo e che mi hanno assicurato che accoglieranno
tutti coloro vorrano visitare questo edificio) ha subito interventi radicali
nel XIX secolo e conserva affreschi di modesta fattura risalenti a quest'
epoca.
123. Palazzo Giacomo Spinola
Palazzo Spinola, in Piazza Fontane Marose, detto "dei marmi" per la sua
facciata bicroma bianco e nera, viene edificato tra il 1445 e il 1459 là dove
sorgeva un'antica torre della stessa famiglia. Il quartiere era molto diverso
da come lo vediamo oggi. Il Palazzo sorgeva infatti lungo Via Luccoli (oggi
tagliata da Via XXV aprile) e poco distante da Porta Santa Caterina ( che
sorgeva poco distante lungo l'omonima via e vicino a monastero che dava a
questa il nome (e che tuttora dà il nome alla salita), una posizione insomma
molto strategica.
In facciata quadrifore e statue si alternano: queste ultime
rappresentano personaggi illustri della nobile famiglia degli Spinola.
La rivoluzione urbanistica che portò all'apertura di Via XXV aprile
provocò l'abbassamento della strada e l'inserimento in facciata di trofei che
ancora oggi sovrastano il piano terreno del palazzo.
124. Palazzo Luciano Spinola di Luccoli
Edificato intorno al 1450 per volere di Luciano Spinola sull'antica
Piazza degli Spinola di Luccoli (oggi l'edificio è al civico 2 di Salita Santa
Caterina), esso venne ricostruito nel XVI secolo da Gerolamo Spinola.
Il piano terreno viene rifatto nell'Ottocento quando muta l'altezza
del piano stradale.
All'intervento ottocentesco dell'architetto Nicolò Barabino si deve la
decorazione del salone.
Dopo i recenti restauri son tornati visibili in facciata alcuni
elementi cinquecenteschi che ci fanno capire lo sfasamento dei piani dovuti
agli interventi ottocenteschi.
125. Palazzo Tomaso Spinola
Costruito per volere di Tomaso Spinola, su progetto di Bernardo
Castello, tra il 1558 e il 1561,
tra Piazza degli Spinola di
Luccoli e Piazza della Rovere (oggi l'edificio è al civico 5 di Salita Santa
Caterina), questo edificio conserva uno splendido portale di Giacomo Ponzello e
Pompeo Bianco e la facciata riccamente decorata ad affreschi e stucchi, analoga
a quella di Palazzo Gio Vincenzo Imperiale in Campetto, purtroppo poco visibile
se non dal palazzo di fronte (Palazzo Giorgio Spinola).
L'atrio del palazzo è affrescato dal Semino con "Andromeda ignuda
esposta al Mostro", mentre ai piani nobili, tra i tanti splendidi
affreschi, spicca quello dell' "Eroe in Parnaso" di Luca Cambiaso.
126. Palazzo Giorgio Spinola
Edificato nel XVI secolo, compare nei rolli nel 1588.
Costruito sulla collina che porta a villetta di Negro, a fianco di
quello che fu il Convento di Santa Caterina, questo palazzo conserva ancora il
monumentale scalone, oggi chiuso alla sommità da una lastra di vetrocemento e,
nell'atrio, un piccolo ninfeo con un fauno.
A fine Settecento, per volere degli Ayrolo che nel frattempo erano
subentrati nella proprietà, viene sostituito il portale, aggiunte alle finestre
le ringhiere e decorati i salotti nel gusto dell'epoca.
La facciata di Palazzo Giorgio Spinola (foto di Antonio Figari) |
Costruito per volere di Clemente della Rovere nel 1580 in una zona al
limite dell'abitato urbano e sede di numerosi insediamenti religiosi, Convento
di Santa Caterina da una parte e Chiesa
di San Sebastiano dall'altro, esso è composto da due distinte unità edilizie.
Al limitare del palazzo, lato Salita Santa Caterina andando verso Via
Roma, quello che oggi è l'ingresso di un negozio, anticamente era il portale di
ingresso dell'Oratorio di San Giacomo delle Fucine (la cui storia trovate in
questo sito nella pagina de gliORATORIeleCASACCE).
128. Palazzo Antonio Doria (Palazzo Doria Spinola)
Questo edificio fu costruito presso la Porta dell'Acquasola (tra le
attuali Largo Eros Lanfranco e Piazza Corvetto) nel 1541 per il capitano
Antonio Doria, nipote di Andrea, dopo che il suo palazzo, che sorgeva tra la
Commenda di Prè e Villa del Principe, dovette essere demolito per far posto
alla nuova cinta muraria presso la Porta di San Tommaso.
La facciata è decorata da Lazzaro e Pantaleoni Calvi.
L'affresco dell'atrio, che rappresenta Antonio Doria in assetto di
guerra, è opera di Marcantonio Calvi.
Superato lo scalone si giunge nel bellissimo cortile loggiato che
conserva, al primo piano, affreschi con vedute di città, opera di Aurelio e
Felice Calvi.
Tra le sale interne, sono da segnalare le due affrescate dalla bottega
di Domenico Cambiaso con "Apollo che saetta i Greci alle porte di
Troia" ed "Ercole in lotta con le Amazzoni", dove collaborò
anche il giovane figlio Luca Cambiaso, diciassettene, forse il suo primo vero
lavoro da "adulto".
Sito in Piazza Fontane Marose ai civici 3, 4 e 5, questo palazzo è il
risultato dell'accorpamento di tre diversi edifici.
L'omogeneità della facciata che unisce i preesistenti palazzi è frutto
dell'intervento di Antonio Barabino, padre del più famoso Carlo.
130. Palazzo Interiano Pallavicino
Costruito per volere di Paolo e Nicolò Interiano tra il 1565 ed il 1567 sui resti di un precedente edificio, questo palazzo conserva ancora splendidi affreschi in facciata opera di Lazzaro e Benedetto Calvi.
E' uno dei pochi palazzi del centro storico di Genova che conserva uno splendido giardino che si trova nel retro del palazzo e sale fino a Villetta di Negro dalla quale è parzialmente visibile.
131. Palazzo Agostino Pallavicino
132. Palazzo Pantaleo Spinola
Sito in Via Garibaldi al civico 2, questo palazzo fu edificato per volere di Pantaleo Spinola su progetto dell'architetto Bernarzo Spazio.
Il piano terreno conserva affreschi con episodi biblici affrescati da Giovanni Carlone.
Splendido l'affresco del salone del piano nobile, opera di Domenico Piola, con la collaborazione del quadraturista emiliano Paolo Brozzi, raffigurante "L'offerta a Giove delle chiavi del Tempio di Giove".
Dal salone si accede ad una terrazza che conserva un piccolo ninfeo in pietre e maioliche, oggi vuoto, dove un tempo era conservato lo splendido gruppo marmoreo raffigurante "Il ratto di Elena", opera di Pierre Puget, oggi conservato nel Museo di Sant'Agostino.
Edificato per volere di Franco Lercari tra il 1571 e il 1578, e passato nel 1845 alla famiglia Parodi, che ancora oggi ne è proprietaria, esso si trova in Via Garibaldi al civico 3.
Ignoto ne è il progettista: la tradizione vuole sia stato Galeazzo
Alessi ma la particolarità delle forme architettoniche lo allontanano
dall'architetto romano e avvicinano piuttosto il complesso alla tradizione
lombarda.
Il palazzo in effetti ha una forma singolare che si discosta dagli
altri splendidi palazzi della Via Aurea: la facciata su Via Garibaldi al piano
terreno è decorata a bugnato a punta di diamante, mentre i piani superiori sono
formati da logge aperte, purtroppo chiuse nel diciannovesimo secolo da vetrate
e muri.
Varcato il portone e superato
il cortile con colonne di marmo e
capitelli dorici, si giunge allo scalone che conduce ai piani nobili dove han lavorato i
migliori artisti dell'epoca: i fratelli Calvi (loro gli affreschi nell'antisala del primo piano con storie romane e due salotti nell'ala di ponente del secondo piano con storie di Giuseppe e Abramo), Ottavio Semino (sua la Gigantomachia nell'antisala del secondo piano nobile, ancora presente, e altri affreschi al primo piano che purtroppo non sono giunti a noi), Andrea Semino (suoi gli affreschi in un salotto del secondo piano raffiguranti storie di Davide), e Luca Cambiaso. Di quest'ultimo sono tuttora visibili cinque episodi delle storie di Niobe, al primo piano nobile, e la decorazione del soffitto del salone del secondo piano nobile raffigurante "La costruzione del Fondaco di Trebisonda", opera che ricorda l'impresa compiuta da Megollo Lercari, antenato del Lercari che fece erigere questo palazzo, contornata da dodici ritratti di personaggi di famiglia. E' forse questa la perla del palazzo, una di quelle cose che da sole varrebbe la visita a Genova.
La volta del salone principale del primo piano nobile, raffigurante l'Allegoria del Commercio, è opera ottocentesca di Giovanni Quinzio.
Degni di menzione, al primo piano nobile, due busti, opera di Taddeo Carlone, raffiguranti Franco Lercari e la moglie Antonia De Marini.
All'altezza del primo piano, sul retro del palazzo, una loggia conduceva al giardino sospeso: oggi nulla rimane dopo l'apertura di Piazza Portello.
Quello che pochi sanno di questo palazzo riguarda le due figure ai lati del portone, di cui avete qui sotto due foto.
Se li osservate attentamente, noterete che entrambi i telamoni sono senza naso. Pazientate ancora qualche riga e saprete il perchè.
Megollo Lercari, antenato di colui che fece erigere questo palazzo, era un abile mercante che riuscì a guadagnarsi la fiducia dell'imperatore bizantino Alessio II, che risiedeva a Trebisonda. In uno dei suoi soggiorni a corte, durante e dopo una partita a scacchi, Megollo venne pesantemente insultato da un tale Andronico. Egli volle subito sfidarlo a duello ma l'imperatore, di cui Andronico era il favorito, impedì la cosa.
Megollo, non certo soddisfatto del comportamento tenuto dal sovrano, tornò a Genova e, dopo aver meditato sul da farsi, con due galee partì alla volta delle coste di Trebisonda. La sua orrenda vendetta consistette nel tagliare nasi e orecchie a tutti coloro che incontrava sul suo cammino. Il macabro bottino venne minuziosamente conservato in un barile e fatto recapire ad Alessio II.
Placata la sua ira dopo aver ricevuto in catene Andronico, il quale ricevette dal Lercari un sonoro calcio in faccia, Megollo venne a patti con l'imperatore il quale concedette al genovese nuovi privilegi tra cui il poter costruire un fondaco in città (scena che vediamo rappresentata nello splendido affresco di Luca Cambiaso che decora il secondo piano nobile del palazzo).
Un'ultima curiosità: sulla facciata laterale occidentale della Cattedrale di San Lorenzo è incastonata una scacchiera (ve ne parlo nella pagina de le CHIESE di GENOVA). Per alcuni essa sarebbe quella usata da Megollo Lercari nella partita contro Andronico.
Megollo Lercari, antenato di colui che fece erigere questo palazzo, era un abile mercante che riuscì a guadagnarsi la fiducia dell'imperatore bizantino Alessio II, che risiedeva a Trebisonda. In uno dei suoi soggiorni a corte, durante e dopo una partita a scacchi, Megollo venne pesantemente insultato da un tale Andronico. Egli volle subito sfidarlo a duello ma l'imperatore, di cui Andronico era il favorito, impedì la cosa.
Megollo, non certo soddisfatto del comportamento tenuto dal sovrano, tornò a Genova e, dopo aver meditato sul da farsi, con due galee partì alla volta delle coste di Trebisonda. La sua orrenda vendetta consistette nel tagliare nasi e orecchie a tutti coloro che incontrava sul suo cammino. Il macabro bottino venne minuziosamente conservato in un barile e fatto recapire ad Alessio II.
Placata la sua ira dopo aver ricevuto in catene Andronico, il quale ricevette dal Lercari un sonoro calcio in faccia, Megollo venne a patti con l'imperatore il quale concedette al genovese nuovi privilegi tra cui il poter costruire un fondaco in città (scena che vediamo rappresentata nello splendido affresco di Luca Cambiaso che decora il secondo piano nobile del palazzo).
Un'ultima curiosità: sulla facciata laterale occidentale della Cattedrale di San Lorenzo è incastonata una scacchiera (ve ne parlo nella pagina de le CHIESE di GENOVA). Per alcuni essa sarebbe quella usata da Megollo Lercari nella partita contro Andronico.
135. Palazzo Angelo Giovanni Spinola
Sito in Via Garibaldi al civico 5, questo edificio fu edificato a
partire dal 1558 per volere di Angelo Giovanni Spinola, ambasciatore in Spagna
alla Corte di Carlo V nonchè suo banchiere.
La facciata liscia è decorata da affreschi opera dei Calvi che vollero
celebrare, qui e negli affreschi dell'atrio, i loro committenti vestiti come
condottieri romani come era d'uso nei palazzi nobiliari per celebrare la
grandezza della Casata accostandola ai grandi eroi del passato.
Lungo lo scalone e al piano nobile superiore troviamo affreschi di
Andrea Semino, Bernardo Castello e Lazzaro Tavarone.
136. Palazzo Gio Battista Spinola
Al civico 6 di Via Garibaldi, su progetto di Bernardo Cantone, fu
edificato a partire dal 1563 questo palazzo per volere di Giovanni Battista ed
Andrea Spinola.
La facciata è frutto di un rifacimento post bombardamneto del Re Sole
del 1684.
Superato il bel cortile e lo scalone si giunge al piano nobile dove
gli affreschi della volta del Salone, opera dei Semino, raffigurano le eroiche
imprese degli Spinola. Sempre nel salone, molto bello il monumentale camino
cinquecentesco.
Splendidi affreschi sono poi in un'altra sala, opera di Luca Cambiaso:
"La caduta di Fetonte", "La Caduta di Icaro" ed altri
episodi di uomini puniti per la loro superbia e audacia nelo sfidare gli dei.
La sala è inoltre decorata da splendidi stucchi rococò.
La proprietà passò ai Doria nel 1723 ed ancora oggi il palazzo è
abitato da questa nobile famiglia.
137. Palazzo Nicolosio Lomellini
Sito in Via Garibaldi al civico 7, questo palazzo venne edificato, su
progetto di Giovanni Battista Castello detto il Bergamasco, per volere di
Nicolosio Lomellini, il quale aveva accumulato un'enorme fortuna con la pesca
del corallo nell'isola tunisina di Tabarca.
Passato in proprietà prima ai Centurione, poi ai Pallavicini e ai
Raggi, nel 1865 esso viene acquistato dal Barone Andrea Podestà e, per
successioni legittime, è oggi di proprietà della famiglia Bruzzo.
La facciata e l'atrio sono magnificamente abbelliti da una decorazione
a stucco opera dell'urbinate Marcello Sparzo su disegno del Bergamasco. Il
recente restauro ha ridato al tutto il suo originario coloro azzurro.
Superato l'atrio si giunge nel cortile interno dove vi è una splendido
ninfeo progettato da Domenico Parodi la cui acqua proviene dalla cisterna della
retrostante collina di Castelletto.
Sovrastante il ninfeo si apre il giardino: sul muraglione in fondo ad esso vi è un ninfeo centrale con un gruppo in stucco raffigurante "Sileno che versa da un'anfora il vino nella bocca di Bacco"; sul lato sinistro del muraglione si trova una grotta con stalattiti e conchiglie nel cui antro "Adone caccia un cinghiale" (queste ultime sculture in marmo opera di Domenico Parodi).
Sovrastante il ninfeo si apre il giardino: sul muraglione in fondo ad esso vi è un ninfeo centrale con un gruppo in stucco raffigurante "Sileno che versa da un'anfora il vino nella bocca di Bacco"; sul lato sinistro del muraglione si trova una grotta con stalattiti e conchiglie nel cui antro "Adone caccia un cinghiale" (queste ultime sculture in marmo opera di Domenico Parodi).
Sulla destra si erge il Mirador (la cui storia trovate nella pagina de le TORRI di GENOVA).
All'interno del Mirador una scala a chiocciola conduce al livello
superiore dove un tempo vi era un piccolo orto.
Passando agli interni al primo piano nobile sono conservati splendidi
affreschi opera di Bernardo Strozzi: nel salone centrale è rappresentata
"La Fede che sbarca nel Nuovo Mondo" (il volto della figura femminile
che impersonifica la Fede è quello della sorella dello Strozzi); nelle lunette
intorno alla scena centrale si alternano uccelli esotici mentre nei pennacchi
sono rappresentati episodi di caccia e di lavoro degli Indios. Questi soggetti
si avvicino molto a quelli rappresentati dal Tavarone a Palazzo Antoniotto
Cattaneo nel 1607 che sicuramente lo Strozzi ebbe modo di osservare (trovate la
storia di questi affreschi e alcune immagini al paragrafo 182 di questa
pagina). Nelle altre due sale sono
raffigurati "L'allegoria dell'astronomia" in una e nell'altra
frammenti con una Allegoria della Navigazione e un Tritone.
Curiosa è la storia legata agli affreschi dello Strozzi: quest'ultimo,
dopo un litigio con il committente Luigi Centurione, lasciò l'incarico ed i
suoi affreschi in parte incompleti vennero coperti con l'intonaco.
Nel 2002 venne rimosso lo strato di intonaco e ricomparvero nel loro
splendore gli affreschi del Cappuccino.
Sempre al primo piano, nell'ala di levante ci sono altre due interessanti sale: in una sono stati ritrovati affreschi attribuiti a Pieter Mulier raffiguranti cinque paesaggi entro cornici, mentre in un'altra sala vi sono tracce di decorazione "a marmorino" sulle pareti e sulla volta i segni zodiacali accompagnati dalla rappresentazione, nelle sottostanti lunette, dei dodici mesi dell’anno illustrati attraverso l’attività dell’uomo.
Sempre al primo piano, nell'ala di levante ci sono altre due interessanti sale: in una sono stati ritrovati affreschi attribuiti a Pieter Mulier raffiguranti cinque paesaggi entro cornici, mentre in un'altra sala vi sono tracce di decorazione "a marmorino" sulle pareti e sulla volta i segni zodiacali accompagnati dalla rappresentazione, nelle sottostanti lunette, dei dodici mesi dell’anno illustrati attraverso l’attività dell’uomo.
Al secondo piano nobile troviamo tre magnifici ambienti
settecenteschi: il primo affrescato da Giacomo Antonio Boni con "Giove e
la capra Amaltea"; il secondo da Domenico Parodi con "Bacco che regge
la corona di Arianna" contornato da putti festanti, ubriachi e
addormentati; ed infine il terzo ambiente nel quale le tele con le Storie di
Diana, opere del Franceschini, sono inserite in uno spazio studiato dal
quadraturista bolognese Tommaso Aldovrandini al quale si deve la decorazione
architettonica della sala.
140. Palazzo Baldassarre Lomellini
Sito al civico 12 di Via Garibaldi, questo edificio fu edificato nel 1562 su
progetto di Giovanni Ponzello per il
nobile Baldassarre Lomellini.
Nel 1770 il palazzo, dopo esser passato in proprietà ai Salvago, viene
acquistato da Cristoforo Spinola, ambasciatore della Repubblica a Parigi.
Gli Spinola promuovono un adattamento del palazzo allo stile
neoclassico.
Oggi il palazzo conserva il cinquecentesco portale opera di Taddeo
Carlone, gli affreschi al primo piano nobile raffiguranti le storie di Scipione
l'Africano, opera di Ottavio Semino, arricchiti dai settecenteschi stucchi
dorati che li incorniciano, opera del francese Charles de Wailly.
Nel 1781 il palazzo passa in proprietà a Domenico Serra.
I Serra, il cui motto troneggia ancora oggi sul portale,
nell'ottocento fanno eseguire da Michele Canzio stucchi e affreschi ancora oggi
visibili.
141. Palazzo Ridolfo Maria e Gio Francesco I Brignole Sale (Palazzo Rosso)
"Il primo Palazzo che ho visto è stato il palazzo Brignole; facciata
rossa, scalone di marmo. Le statue non sono grandi come in altri palazzi ma la
manutenzione, i mosaici dei pavimenti e soprattutto i quadri lo rendono uno dei
più ricchi di Genova." (Gustave Flaubert,
Notes de voyage, 1845).
142. Palazzo Luca Grimaldi (Palazzo Bianco)
(...continua)
145. Palazzo Gio Carlo Brignole
Sito in Piazza della Meridiana al civico 2, questo palazzo è frutto di
diverse trasformazioni: la prima risale al 1671, anno nel quale Gio Carlo
Brignole fa ampliare il palazzo paterno; la seconda invece è una conseguenza
dell'apertura di Strada Nuovissima (Via Cairoli). A seguito dell'apertura di
questa strada viene spazzato via il giardino a monte del palazzo che diverrà
pubblico spazio per collegare le due vie e i Durazzo, ai quali nel mentre era
passata la proprietà dell'immobile, decidono di aprire sulla nuova strada
quello che oggi è l'ingresso principale del palazzo. Di Giuseppe Isola sono le
decorazioni a grottesche dell'atrio su Piazza della Meridiana. Le decorazioni
dell'atrio del piano nobile superiore sono invece opera di Federico Leonardi.
I due telamoni, opera di Filippo Parodi, che oggi decorano il portale
d'ingresso, prima dell'apertura di Via Cairoli, erano ai lati del cancello del
giardino che dava su via Garibaldi.
Curiose le due palle che si trovano ai alti dell'ingresso: di esse e
della loro storia Vi parlo nel paragrafo 14 nella pagina de lePIETREparlanti.
Risalgono invece al precedente periodo di proprietà Brignole gli
splendidi affreschi del piano nobile, opera di Gregorio e Lorenzo De Ferrari,
raffiguranti "Flora", "Aurora", "Prometeo che dà la
vita ad una statua" e "Diana in cerca di Endimione".
Il primitivo ingresso, che dava su Piazza Santa Maria degli Angeli, e
il cortile loggiato sono tuttora esistenti e visitabili in quanto locale
commerciale.
146. Palazzo in Vico di Portanuova n. 5
(...continua)
147. Palazzo Spinola De Mari
Sito in Via San Siro al civico 10, questo palazzo fu edificato nel
1564-1565 per volere di Domenico Centurione il quale affida il progetto a
Giovanni Ponzello.
Il palazzo occupa lo spazio di preesistenti edifici appartenenti alla
Famiglia Centurione.
L'edificio viene poi ristrutturato dal nuovo proprietario Ferdinando
Spinola, su progetto di Bartolomeo Bianco.
Nonostante le trasformazioni ottocentesche che portano ad una
sopraelevazione dell'edificio e alla trasformazione dei mezzanini in piani abitativi, l'edificio conserva tuttora
l'atrio a volte lunettate con pavimento in pietra nera, lo scalone marmoreo e
ai piani nobili stucchi, nelle volte e sulle pareti, sovrapporte dipinti ed
alcuni affreschi con scene a carattere mitologico.
Ancora presente poi un piccolo vano di forma ovale che in origine
doveva costituire la cappella privata.
148. Palazzo in via San Siro n. 2
148. Palazzo in via San Siro n. 2
(...continua)
149. Palazzo Stefano Lomellini
150. Palazzo Bartolomeo Lomellini
Costruito tra il 1566 e il 1570 per volere di Bartolomeo Lomellino,
fratello di Nicolosio (il cui palazzo in Via Garibaldi al civico 7 è descritto
in questa pagina al paragrafo 76) questo edificio è sito in Largo della Zecca
al civico 4.
La facciata principale è frutto dei cambiamenti che hanno interessato
la zona ed in particoclare il ribassamento dell'asse viario che ha comportato
all'interno del palazzo l'aggiunta di una parte dello scalone.
Nel Settecento il Tagliafichi progetteraà uno splendido giardino
retrostante il palazzo di cui oggi purtroppo nulla rimane.
All'interno possono essere ancora oggi ammirati alcuni affreschi di
mano vicino a Bartolomeo Castello raffigurante "Enea e Didone".
151. Palazzo Benedetto Lomellini
Sito in Largo della Zecca al civico 2, questo edificio viene edificato
tra il 1619 e il 1623 dal Doge Giacomo Lomellini.
Il cortile interno terminava con un ninfeo oggi scomparso ma
"giunto" fino a noi grazie ai disegni di Rubens.
La decorazione ad affresco degli interni, realizzata da Domenico Fiasella e portata a termine dal Carlone, ruota intorno a tre episodi della storia di Esther ed Assuero che decorano le volte dei tre piani: nell'atrio "La caduta di Gerusalemme", al primo piano nobile "Il banchetto di Assuero", al secondo piano nobile "La scelta di Esther da parte di Assuero".
La scelta di questo soggetto, che riprende il romanzo di Ansaldo Cebà "La Reina Esther", non è casuale e vuole rappresentare l'integrità morale della Repubblica di Genova che trionfa sulle congiure ordite a suo danno: come Esther tradita da Amari trionfa ed è eletta regina da Assuero, così la Repubblica esce vittoriosa dalla congiura ordita da Giulio Cesare Vacchero; sia ad Amari che al Vacchero spetterà come punizione la morte.
Al terzo piano troviamo affreschi a soggetto mitologico opera di Jacopo Antonio Boni e Carlo Giuseppe Ratti.
Nel XX secolo viene tamponato il loggiato al piano terreno su progetto di Antonio Quinzio il quale decora a grottesche lo scalone di rappresentanza.
Nel 1927 il palazzo passa in proprietà al Comune di Genova che decide l'abbattimento di un angolo del palazzo per allargare Via Bensa.
Oggi è sede del Comando Militare dell'Esercito Italiano in Liguria.
La decorazione ad affresco degli interni, realizzata da Domenico Fiasella e portata a termine dal Carlone, ruota intorno a tre episodi della storia di Esther ed Assuero che decorano le volte dei tre piani: nell'atrio "La caduta di Gerusalemme", al primo piano nobile "Il banchetto di Assuero", al secondo piano nobile "La scelta di Esther da parte di Assuero".
La scelta di questo soggetto, che riprende il romanzo di Ansaldo Cebà "La Reina Esther", non è casuale e vuole rappresentare l'integrità morale della Repubblica di Genova che trionfa sulle congiure ordite a suo danno: come Esther tradita da Amari trionfa ed è eletta regina da Assuero, così la Repubblica esce vittoriosa dalla congiura ordita da Giulio Cesare Vacchero; sia ad Amari che al Vacchero spetterà come punizione la morte.
Al terzo piano troviamo affreschi a soggetto mitologico opera di Jacopo Antonio Boni e Carlo Giuseppe Ratti.
Nel XX secolo viene tamponato il loggiato al piano terreno su progetto di Antonio Quinzio il quale decora a grottesche lo scalone di rappresentanza.
Nel 1927 il palazzo passa in proprietà al Comune di Genova che decide l'abbattimento di un angolo del palazzo per allargare Via Bensa.
Oggi è sede del Comando Militare dell'Esercito Italiano in Liguria.
153. Palazzo Gio. Domenico Spinola
Sito tra Via Sant'Agnese e Via di Vallechiara, questo palazzo, di edificazione cinquecentesca, si presenta oggi unito a Palazzo Giacomo Lomellini (di cui trovate la storia al precedente paragrafo): dal secondo piano nobile di quest'ultimo si accede al corpo scala di Palazzo Spinola.
Appartenuto ai Cattaneo de Marini ed acquistato da Gio. Luca Spinola, passa nel Settecento al Magistrato dei Poveri ed infine viene assorbito nel patrimonio del Comune di Genova. Ed è in quest'ultimo periodo che il palazzo, trasformato in uffici comunali, viene accorpato a Palazzo Lomellini.
Sono ancora presenti affreschi di Giovanni Carlone raffiguranti ul loggiato sul quale si affacciano musici e cantori ed al centro la figuradel Cardinale Giovanni Domenico Spinola.
All'esterno, su Via Sant'Agnese, svetta ancora una torretta di servizio cinquecentesca.
154. Palazzo in Salita carbonara n. 61
Sito lungo Salita Carbonara, sul alto opposto della via rispetto al Convento di San Bartolomeo dell'Olivella, questo palazzo, di edificazione medievale, conserva al suo interno uno splendido affresco seicentesco raffigurante la Crocifissione.
In facciata sono conservati ancora alcuni affreschi seicenteschi.
155. Palazzo Ponzone
Sito in Via Bensa al civico 2, questo edificio viene edificato nel XVI
secolo per volere della famiglia Lomellini.
Originariamente l'ingresso e la facciata principale erano posti su Via
Lomellini: dallo stesso portale si accedeva a questo palazzo e all'Oratorio di
San Filippo (di cui trovate la storia e le immagini nella pagina de gli ORATORI e le CASACCE).
Acquistato dalla famiglia Doria nel diciannovesimo secolo, subisce
modifiche strutturali con lo spostamento dell'ingresso su Via Bensa e la
sopraelevazione di due piani.
Durante la Seconda Guerra Mondiale subisce gravi danni; sopravvive
tuttavia lo spendido "salottino della musica" decorato con stucchi
che rappresentano putti e strumenti musicali. Autori di questi stucchi,
eseguiti nella prima metà del diciottesimo secolo, sono probabilmente i
Cantoni, famiglia svizzera italiana, a cui si devono gli spendidi stucchi di
Palazzo Reale, della Chiesa di San Torpete e del Gesù, per fare solo alcuni
esempi.
156. Palazzo Gregorio ed Egidio Lomellini
(...continua)
157. Palazzo Cosma Centurione
Sito in Via Lomellini al civico 8, questo edificio viene edificato per volere dei Centurione nel XVI Secolo.
Passa in proprietà ai Pallavicini nel XVIII Secolo i quali affidano all'architetto Giovanni Viano il rinnovamento del palazzo che in quest'epoca assume le forme che ancora oggi lo contraddistinguono come il sistema atrio scalone e la facciata scandita da cornici marcapiano, lesene, timpani e motivi floreali.
A questo periodo risalgono gli splendidi affreschi del secondo piano nobile, opera di Domenico Parodi il quale affresca la volta di un salone con "Cristoforo colombo che sbarca in America" e una galleria sul lato che affaccia sulla Chiesa di San Filippo. Altri begli affreschi sono opera di Giacomo Antonio Boni.
Alcune stanze di rappresentanza e una piccola conservano begli affreschi rococò.
Sito in Via Lomellini al civico 11, le prime notizie di questo
edificio risalgono al XV Secolo. Gli affreschi della facciata, ancora oggi
leggibili, furono eseguiti nel Seicento.
Giuseppe Mazzini nacque al primo piano di questo palazzo il 22 giugno
1805.
All'epoca al piano stradale vi era una farmacia le cui insegne e
decorazioni in marmo sono ancora oggi presenti.
Mazzini abitò qui solo 5 anni: nel 1809 infatti tutta la famiglia si
traferì nella vicina Salita dei Pubblici Forni in un edificio che sarà poi
abbattuto nel 1900 durante le trasformazioni urbanistiche che interessarono
Largo della Zecca e zone limitrofe; qui Mazzini abitò fino al 1830 quando andò
in esilio.
Curiosa la storia legata a questo edificio: in un primo momento
infatti gli amici di Mazzini collocarono la targa che ricordava dove si
trovasse la casa natale di Mazzini nel palazzo limitrofo. Fu un'anziana donna,
Carlotta Benettini, amica della famiglia Mazzini da lungo tempo, che fece
notare l'errore e vi si pose rimedio.
Trovata la casa natale, iniziò una raccolta fondi per acquistarla. Una
volta compiuto anche questo passo la casa divenne Museo e al suo interno
iniziarono ad essere raccolti oggetti e materiale relativo a Mazzini e al
Risorgimento.
Oggi il Museo del Risorgimento occupa tutto il palazzo.
159. Palazzo Giorgio Centurione
160. Palazzo Alessandro Saluzzo
Sito in Via Lomellini al civico 4, questo edificio fu edificato nel
XVI Secolo, su preesistenti edifici medievali, per volere dei Saluzzo, ricca
famiglia di banchieri.
La facciata, il vero gioiello di questo palazzo, fu affrescata da Luca
Cambiaso tra il 1543 e il 1544 all'età di soli 16 anni con episodi della Guerra
di Troia e della mitologia romana. Questi affreschi furono rinvenuti nel 2004
per caso durante i lavori di restauro della facciata e riportati all'antico
splendore con un sapiente e laborioso lavoro di restauro.
L'edificio conserva inoltre un bel portale marmoreo quattrocentesco.
L'originario atrio voltato alto sette metri con colonne di marmo invece è
stato stravolto per creare le botteghe
su Via Lomellini e un piano ammezzato con appartamenti (proprio all'ammezzato è
ancora visibile parte di una colonna dell'atrio).
Sotto il palazzo vi è ancora l'antica cisterna che forniva di acqua
l'intero edificio.
161. Palazzo del Lascito Canevari
Sito in Via Lomellini al civico 2, questo palazzo fu edificato su un
preesistente isolato medievale, detto "isola di fossatello", tra il
1675 e il 1688 dagli eredi di Demetrio Canevari, per espressa volontà
testamentaria dello stesso per farne sede della preziosa biblioteca costituita
da tutti i libri che il Canevari aveva riunito durante tutta la sua vita.
Il progetto fu affidato all'architetto Matteo Lagomarsino (che già aveva
progettato Palazzo Ridolfo Maria e Gio Francesco I Brignole Sale): il palazzo
presenta il tipico schema dei palazzi genovesi con un atrio loggiato (tamponato
nel 1799 per ricavare alcune botteghe su Via Lomellini) che conduce al cortile
interno e allo scalone marmoreo.
Sito in Piazza Fossatello al civico 2, esso fu edificato nel XV secolo
e rimaneggiato, per volere di Cipriano Pallavicini, nel 1540, il quale volle
dare al palazzo una facciata di gusto romano, simile a quelle progettate dal
Bramante, con un alto zoccolo basamentale; nel contempo vennero abbattute
alcune case davanti al palazzo e nacque così Piazza Fossatello.
Nel 1840 il palazzo, dopo vari passaggi di proprietà, diviene di
Federico Rayper il quale lo sopraeleva e lo divide in appartamenti.
Lo splendido portale cinquecentesco, opera di Michele e Antonio
Carlone, non è più in loco ma
conservato, da più di un secolo, al Victoria and Albert Museum di Londra.
164. Palazzo Cambiaso (Via al Ponte Calvi 6)
Sito in Via al Ponte Calvi al civico 6, questo edificio fu edificato nel XVI Secolo.
Conserva l'originario scalone e la bella loggia che affaccia su Vico di San Marcellino.
Al piano nobile sono conservati pregevoli affreschi.
165. Palazzo Stefano e Felice Pallavicini
Sito in Via al Ponte Calvi al civico 3 e proteso verso la Ripa, questo
palazzo conserva ancora il cinquecentesco atrio e lo scalone monumentale.
Le trasformazioni ottocentesche che portarono alla nascita della
Carrettiera Carlo Alberto si fermarono proprio in corrispondenza di questo
palazzo che oggi costituisce l'inizio dei portici di Sottoripa.
Recenti restauri hanno portato alla luce in un ambiente del piano nobile alcuni splendidi affreschi della seconda metà del Cinquecente da attribuire ad Ottavio Semino.
Recenti restauri hanno portato alla luce in un ambiente del piano nobile alcuni splendidi affreschi della seconda metà del Cinquecente da attribuire ad Ottavio Semino.
166. Palazzo Serra Gerace
"A destra di chi esce s'alza il grandioso Palazzo Serra Gerace,
ricco soggiorno in addietro di questi Patrizi, or deliziosa locanda a
Viaggiatori per le magnifiche sale e per la veduta del mare e dè promontori che
sovrastano al seno", così descriveva questo edificio Federico Alizeri
nella sua Guida Artistica per la città di Genova.
Sito al civico 5 di Via di Sottoripa (in origine l'ingresso era posto
sul retro dell'edificio), questo palazzo si erge sugli archi medievali
dell'antica "Ripa Maris".
Esso conserva ancora alcuni tratti rinascimentali: il bel cortile
loggiato parzialmente tamponato, lo scalone a balaustre e al piano nobile
stucchi e affreschi con le "Storie di Enea", opera di Paolo Gerolamo
Piola.
Nel XVIII Secolo era qui conservata una splendida quadreria in seguito
dispersa.
Come ci racconta l'Alizeri, nel diciannovesimo secolo diviene locanda
e oggi è suddivisa in appartamenti.
167. Palazzo Filippo Spinola
Sito in Vico Morchi al civico 3 ed edificato nel XVI Secolo su preesistenze medievali, questo edificio conserva lo splendido portale marmoreo del XVI Secolo.
Nel XIX Secolo lo scalone viene spostato a levante.
168. Palazzo Nicola Cicala
167. Palazzo Filippo Spinola
Sito in Vico Morchi al civico 3 ed edificato nel XVI Secolo su preesistenze medievali, questo edificio conserva lo splendido portale marmoreo del XVI Secolo.
Nel XIX Secolo lo scalone viene spostato a levante.
168. Palazzo Nicola Cicala
Edificato nel 1542 su progetto di Bernardino Cantone, esso si trova in
Piazza dell'Agnello al civico 6.
La decorazione pittorica della facciata, opera di Lazzaro Calvi con la
collaborazione del fratello Pantaleo, raffigurante figure armate e divinità, è
oggi purtroppo in gran parte perduta; rimane parzialmente visibile un fregio
con putti e personaggi con armi. Splendida e ancora intatta la finestra caposcala al primo piano in marmo con figure scolpite.
Il bel portale marmoreo introduce agli interni che conservano
l'originario impianto con lo splendido scalone loggiato e voltato.
Arrivati in cima allo scalone, superando uno stretto corridoio si giunge alla scala che porta agli ultimi piani: salendo potrete notare, scolpita nel marmo dell'antica balaustra, una testa di donna cinquecentesca (una simile è presente a Palazzo Stella nell'omonima piazza).
Arrivati in cima allo scalone, superando uno stretto corridoio si giunge alla scala che porta agli ultimi piani: salendo potrete notare, scolpita nel marmo dell'antica balaustra, una testa di donna cinquecentesca (una simile è presente a Palazzo Stella nell'omonima piazza).
Una piccola lapide posta alla destra del portale ricorda che
"erano queste le case di Lanfranco Cicala console legista poeta".
Antenato di quel Nicola Cicala che fece edificare questo palazzo, Lanfranco
visse nel XIII secolo: giudice, ambasciatore della Repubblica di Genova alla
Corte di Raimondo Berengario IV di Provenza, compose opere poetiche in
Occitano.
Sito in Piazza Pinelli al civico 2, questo palazzo ha nell'affrescata
facciata cinquecentesca il suo più bel biglietto da visita.
Esso nasce dall'unificazione di due preesistenti palazzi medioevali
della famiglia Cebà, uno dei quali dava sulla Ripa.
Fino al XIX secolo era visibile in un lato del palazzo l'antica torre dei Cebà (la cui descrizione troverete nella pagina dedicata a le TORRI di GENOVA).
Varcato il bel portale cinquecentesco decorato da colonne doriche e l'antico portone in ferro, si giunge all'atrio, coperto da volte impostate su peducci di pietra, dal quale si diparte lo scalone in pietra nera con volte a crociera.
Superata la prima rampa di scale troverete la cosa più particolare di tutto il palazzo: tra i pavimenti bianco e neri alla genovese e le colonne marmoree della loggia rinascimentale ecco a voi splendidi Laggioni, piastrelle policrome di origine moresca (per approfondimenti Vi rimando alla pagina de i RISSEU e i LAGGIONI della SUPERBA), frutto dei rapporti che i Pinelli avevano con la Spagna (a Siviglia gli stessi avevano anche una loro residenza).
La soluzione della loggia interna, con sedili dove potersi sedere ed osservare la strada, è tipica di molti palazzi genovesi (guardare gli altri senza farsi vedere).
Superata la prima rampa di scale troverete la cosa più particolare di tutto il palazzo: tra i pavimenti bianco e neri alla genovese e le colonne marmoree della loggia rinascimentale ecco a voi splendidi Laggioni, piastrelle policrome di origine moresca (per approfondimenti Vi rimando alla pagina de i RISSEU e i LAGGIONI della SUPERBA), frutto dei rapporti che i Pinelli avevano con la Spagna (a Siviglia gli stessi avevano anche una loro residenza).
La soluzione della loggia interna, con sedili dove potersi sedere ed osservare la strada, è tipica di molti palazzi genovesi (guardare gli altri senza farsi vedere).
Quando ero piccino spesso con mio padre mi recavo in questo palazzo al secondo piano dove aveva il proprio laboratorio un famoso restauratore: proprio questi ambienti conservano ancora begli affreschidel XVI Secolo della scuola dei fratelli Calvi.
Ancora presente, all'interno 1, l'antico pozzo che riforniva di acqua l'intero palazzo.
170. Palazzo in Piazza Pinelli 1
Questo edificio, costruito nel Cinquecento, conserva un bel portale marmoreo, un piccolo atrio affrescato e l'antico scalone in pietra nera.
Molto belli gli affreschi in facciata che si vedono molto bene affacciandosi dalla loggia di Palazzo Pinelli.
Molto belli gli affreschi in facciata che si vedono molto bene affacciandosi dalla loggia di Palazzo Pinelli.
171. Palazzo in Piazza Pinelli 3
Questo edificio, anch'esso edificato nel XVI Secolo, conserva un bel portale in pietra nera di promontorio con quattro teste scolpite e all'interno un bel loggiato sospeso intorno ad un cortiletto pensile.
172. Palazzo Spinola di Pellicceria
175. Palazzo Spinola in Via della Maddalena n. 34
Sito in Via della Maddalena al civico 34, questo edificio di proprietà della famiglia Spinola conserva al primo piano nobile un salone splendidamente affrescato da Giovanni e Giovanni Battista Carlone con la "Storia del figliol prodigo" ripartita in cinque riquadri: quello centrale raffigura l'abbraccio del padre al figlio tornato a casa; i quattro riquadri laterali "Il commiato del padre", "Il festino", "La ricerca del lavoro" e " "La guardiani porci".
Ai quattro angoli della volta sono raffigurati altrettanti putti accanto ai quali, in finti oculi, sono raffigurate piccole teste di bimbi.
L'affresco è stato riportato alla luce per puro caso dopo esser stato per molto tempo occultato da una controsoffittatura che lo ha conservato lontano dagli sguardi ma anche al riparo dai danni del tempo.
Ho avuto la possibilità di vederlo ed è stata un'esperienza emozionante. Purtroppo non ho avuto il permesso di pubblicare e diffondere le foto che ho fatto e quindi per il momento dovete accontentarvi delle mie parole.
176. Palazzo Lazzaro Grimaldi
Edificato nel XVI secolo, questo edificio sorge in Piazza Inferiore di Pellicceria: conserva tracce dell'originaria bellezza nell'atrio e nello scalone in pietra nera con colonne in marmo.
Edificato nel XVI secolo, questo edificio sorge in Piazza Inferiore di Pellicceria: conserva tracce dell'originaria bellezza nell'atrio e nello scalone in pietra nera con colonne in marmo.
177. Palazzo Stefano De Mari
Sito in Via San Luca al civico 5, questo palazzo venne edificato nel XVI secolo su preesistenze medievali di proprietà degli Spinola: conserva un bel portale marmoreo e uno splendido scalone loggiato in parte tamponato.
Sito in Via San Luca al civico 5, questo palazzo venne edificato nel XVI secolo su preesistenze medievali di proprietà degli Spinola: conserva un bel portale marmoreo e uno splendido scalone loggiato in parte tamponato.
In un interno è ancora presente un affresco raffigurante "Tobiolo
e l'angelo", opera di Giovanni Battista Carlone.
178. Palazzo Spinola di San Luca-Gentile
Sito in Via San Luca al civico 4, questo edificio è frutto di aggregazioni di più edifici tra i quali il Palazzo di Gioffredo Spinola (già inserito nei Rolli e sito in Vico Serriglio al civico 1) e della Chiesa di San Raffaele che qui sorgeva (a ricordo della quale rimane il vicolo che porta ancora il suo nome).
Nei secoli successivi esso
viene ampliato arrivando ad estendersi fino alla Ripa e inglobando di
conseguenza più unità abitative.
Nonostante il tamponamento ottocentesco del portico e altre
trasformazioni, l'edificio conserva ancora lo splendido scalone marmoreo
voltato.
179. Palazzo Gio Battista Grimaldi (Piazza San Luca)
Sito all'angolo tra Via San Luca e l'omonima Piazza, questo palazzo viene
edificato su preesistenti edifici medievali tamponando i portici che correvano
lungo l'antico "carrubeus maior" (l'attuale Via San Luca).
Il portale secentesco, su Piazza San Luca al civico 2, introduce al
cinquecentesco atrio e allo scalone loggiato.
Recenti restauri hanno lasciato visibili in facciata tre esili colonne corinzie.
Sul retro del palazzo la facciata e il bel portale in pietra nera
risalgono agli edifici medievali sui quali è stato impostato questo edificio.
Sito al civico 2 di Vico San Luca, nella piazzetta antistante
l'omonima Chiesa, questo edificio viene edificato per volere di Robella
Grimaldi nel 1320 e pochi anni dopo parzialmente demolito e ricostruito sulla
piazza che proprio in quegli anni nasceva.
Il palazzo prende il nome di Nicola Grimaldi perché quando è di sua
proprietà viene inserito nella lista dei Rolli.
L'esterno ha mantenuto l'originaria ripartizione in bande bianco e
nere e al pian terreno ancora sopravvive parte della loggia dove si riunivano
gli Spinola di San Luca.
Al primo piano, nel salone che affaccia su Piazza San Luca, ancora
oggi è visibile uno splendido affresco di Lazzaro Tavarone raffigurante Olindo
e Sofronia. Dello stesso autore era conosciuto un altro affresco, oggi andato
perduto, raffigurante "Gregorio Grimaldi che presenta a Filippo di Spagna
le spoglie dei Veneri vinti".
181. Palazzo Gio Battista Grimaldi (Vico San Luca)
Sito in Vico San Luca al civico 4, questo palazzo venne edificato nel
1610 per volere di Gio Batta Grimaldi su quattro preesistenti edifici impostati
sopra un lungo portico detto nel XIII
Secolo "Volte dei Grimaldi".
L'edificio conserva l'originario sistema atrio scalone e splendidi
affreschi di Lorenzo De Ferrari, che fu chiamato a decorare alcune sale del
palazzo dal Doge Giovanni Battista
Grimaldi (omonimo dell'antenato che fede edificare il palazzo). Il De Ferrari
decorò una sala del primo piano con l'Allegoria della Giustizia e un salone al
piano nobile con Aurora che rapisce Cefeo, sullo sfondo della caccia di Diana.
183. Palazzo Nicolò Spinola di San Luca
Costruito nel XVI secolo da Nicolò Spinola su preesistenti edifici
medioevali proprietà dei Centurione e dei Gentile, questo palazzo, inserito tra
i Rolli, si trova in Via San Luca al civico 14.
La cosa che più mi colpisce sono gli affreschi in facciata opera di
Ottavio Semino e Gio Andrea Ansaldo dedicati alle "Storie epiche e allegorie". Il
miglior modo di osservarli è infilarsi nella vicina Via della Maddalena ed
alzare lo sguardo verso l'alto.
Il portale marmoreo con due figure antropomorfe sui lati è forse opera d Giovanni Giacomo Parraca da Valsoldo.
La volta del salone del secondo piano nobile è affrescata con al centro un "banchetto degli dei", ascrivibile alla seconda metà del XVI Secolo, purtroppo danneggiato a seguito dei bombardamenti della Seconda guerra Mondiale.
La volta del salone del secondo piano nobile è affrescata con al centro un "banchetto degli dei", ascrivibile alla seconda metà del XVI Secolo, purtroppo danneggiato a seguito dei bombardamenti della Seconda guerra Mondiale.
184. Palazzo in Via del Campo n. 2
(...continua)
185. Palazzo in Vico San Marcellino n. 3
(...continua)
186. Palazzo in Piazza San Marcellino n. 6
(...continua)
187. Palazzo in Piazza San Marcellino n. 4
(...continua)
188. Palazzo Antonio Doria Invrea
Sito in Via del Campo al civico 9, questo palazzo viene edificato a partire dal 1547, su preesistenti edifici medievali, per volere di Antonio Doria Invrea, ambasciatore presso il Re di Francia Enrico II e il Papa Gregorio XIII, appartenente ad una famiglia che aveva fatto fortuna con il commercio della seta.
Dopo vari passaggi di proprietà, nell'ottocento diviene casa da reddito e viene suddiviso in appartamenti.
Nonostante queste trasformazioni, questo edificio conserva ancora la splendida facciata dipinta, recentemente restaurata e riportata all'antico splendore, un bel portale marmoreo e all'interno lo scalone marmoreo voltato.
188. Palazzo Antonio Doria Invrea
Sito in Via del Campo al civico 9, questo palazzo viene edificato a partire dal 1547, su preesistenti edifici medievali, per volere di Antonio Doria Invrea, ambasciatore presso il Re di Francia Enrico II e il Papa Gregorio XIII, appartenente ad una famiglia che aveva fatto fortuna con il commercio della seta.
Dopo vari passaggi di proprietà, nell'ottocento diviene casa da reddito e viene suddiviso in appartamenti.
Nonostante queste trasformazioni, questo edificio conserva ancora la splendida facciata dipinta, recentemente restaurata e riportata all'antico splendore, un bel portale marmoreo e all'interno lo scalone marmoreo voltato.
Questo palazzo sorge in Via del Campo al civico 10.
Edificato per volere di Bartolomeo Invrea, passa poi in proprietà ai Cybo.
Esso conserva all'interno, sopraelevato, un cortile a esedra con al centro una statua romana di Scipione e alcuni busti nelle nicchie sulle pareti.
Esso conserva all'interno, sopraelevato, un cortile a esedra con al centro una statua romana di Scipione e alcuni busti nelle nicchie sulle pareti.
Splendidamente restaurata negli ultimi anni le facciate su Via del Campo e Via Gramsci: quest'ultima
colpisce lo spettatore che giunge dal mare o che distrattamente passa sulla
Sopraelevata.
Nell'Ottocento, per un periodo, esso diviene hotel con il nome di "Hotel Quattro Nazioni" e ospita nell'estate del 1827 Alessandro Manzoni che con la sua famiglia, in viaggio verso Firenze, soggiornerà per un breve periodo a Genova (trovate questo episodio nel paragrafo dedicato a Manzoni nella pagina dei poeti SANTI scrittori AVVENTURIERI).
Nell'Ottocento, per un periodo, esso diviene hotel con il nome di "Hotel Quattro Nazioni" e ospita nell'estate del 1827 Alessandro Manzoni che con la sua famiglia, in viaggio verso Firenze, soggiornerà per un breve periodo a Genova (trovate questo episodio nel paragrafo dedicato a Manzoni nella pagina dei poeti SANTI scrittori AVVENTURIERI).
190. Palazzo Cesare Durazzo
Sito in Via del Campo al civico 12, prende il nome da Cesare Durazzo (eletto Doge della Repubblica nel 1665) che le fonti attestano quale proprietario e fautore dei primi grandi rinnovamenti dell'immobile nel 1664.
Nel XVIII Secolo, su disegno di Giovanni Battista Storace, viene ristrutturata la facciata lato mare in stile rococò.
La costruzione della Carrettiera Carlo Alberto (l'attuale Via Gramsci) determina l'unione con il palazzo a mare inglobando Via di Sottoripa la Scura, che separava i due edifici, e una consequenziale diversa distribuzione dei volumi interni con lo spostamento dello scalone.
Al piano nobile conserva splendidi affreschi di Domenico Parodi che, attraverso un ciclo pittorico con protagonista il Dio Nettuno, celebra il committente Cesare Durazzo come pacificatore del territorio ligure.
Dopo vari passaggi, oggi è di proprietà della famiglia Cattaneo Adorno.
Sito in Via del Campo al civico 12, prende il nome da Cesare Durazzo (eletto Doge della Repubblica nel 1665) che le fonti attestano quale proprietario e fautore dei primi grandi rinnovamenti dell'immobile nel 1664.
Nel XVIII Secolo, su disegno di Giovanni Battista Storace, viene ristrutturata la facciata lato mare in stile rococò.
La costruzione della Carrettiera Carlo Alberto (l'attuale Via Gramsci) determina l'unione con il palazzo a mare inglobando Via di Sottoripa la Scura, che separava i due edifici, e una consequenziale diversa distribuzione dei volumi interni con lo spostamento dello scalone.
Al piano nobile conserva splendidi affreschi di Domenico Parodi che, attraverso un ciclo pittorico con protagonista il Dio Nettuno, celebra il committente Cesare Durazzo come pacificatore del territorio ligure.
Dopo vari passaggi, oggi è di proprietà della famiglia Cattaneo Adorno.
191. Palazzo Lomellini - Serra
Sito in Via Gramsci al civico 3, questo edificio, edificato nel 1601 dai Lomellini, ingloba in sé la torre a mare di Porta dei Vacca con il vincolo tuttavia di non alterarne la struttura (purtroppo in realtà in corrispondenza dei piani sono state aperte, sulle antiche mura della torre, alcune finestre tuttora presenti).
L'apertura della Carrettiera Carlo Alberto (l'attuale Via Gramsci) determina lo spostamento dell'ingresso da Via del Campo al lato mare, il ribaltamento del vano scale e la costruzione di un atrio circolare.
192. Palazzo Bartolomeo Rebuffo - Serra
Sito in Via Gramsci al civico 3, questo edificio, edificato nel 1601 dai Lomellini, ingloba in sé la torre a mare di Porta dei Vacca con il vincolo tuttavia di non alterarne la struttura (purtroppo in realtà in corrispondenza dei piani sono state aperte, sulle antiche mura della torre, alcune finestre tuttora presenti).
L'apertura della Carrettiera Carlo Alberto (l'attuale Via Gramsci) determina lo spostamento dell'ingresso da Via del Campo al lato mare, il ribaltamento del vano scale e la costruzione di un atrio circolare.
192. Palazzo Bartolomeo Rebuffo - Serra
Sito in Via delle Fontane al civico 2, lungo la cinta muraria
cittadina del 1155, esso fu dapprima edificato per volere di Bartolomeo Rebuffo
e successivamente ampliato nel XVII secolo dal Senatore della Repubblica
Marc'Aurelio Rebuffo fino ad inglobare la torre nord di Porta dei Vacca.
L'aspetto attuale è opera dell'architetto Giovanni Battista Pellegrini
incaricato dal Marchese Giacomo Serra che nel 1779 era divenuto proprietario
del palazzo.
L'interno conserva gli
splendidi affreschi di Carlo Giuseppe Ratti con temi di argomento celebrativo,
"opportuni esempi di gloria ligustica" come sostiene l'Alizeri, tra i quali "La storia del Doge Montaldo
che fa la grazia della vita e del Regno a Lusignano di Cipro"
(quest'ultimo è uno dei prigionieri della Repubblica incatenati in facciata di
Palazzo Ducale: trovate la sua storia e quella degli altri prigionieri nella
pagina de gli EDIFICI pubblici).
Attualmente è sede del Dipartimento Lingue Straniere dell'Università
di Genova e quindi facilmente visitabile.
Eretto per volontà di Gio Francesco De Ferrari alla fine del XVI Secolo,
esso occupa la parte sud di Piazza della Nunziata.
La facciata ed una generale ristrutturazione dell'edificio, voluta dai
Cambiaso nel 1780, i quali nel mentre erano subentrati nella proprietà, è opera
dell'architetto Giovanni Battista Pellegrini che già in quegli anni si stava
occupando del vicino Palazzo Bartolomeno Rebuffo - Serra (di cui trovate la
storia nel precedente paragrafo).
Gli interni conservano magnifici affreschi di Lazzaro Tavarone.
Nell'atrio e nello scalone sono narrate le vicende di Cleopatra ed Antonio: al
piano terreno è raffigurata la regina che esce in mare ad accogliere le navi di
Antonio mentre la volta dello scalone narra l'incontro tra i due.
Il salone del primo piano che affaccia su Piazza della Nunziata
conserva un ciclo pittorico, a parer mio uno dei più straordinari dei vicoli di
Genova, sempre opera del Tavarone, raffigurante il primo viaggio di Cristoforo
Colombo nel Nuovo Mondo: nel riquadro centrale il re e la regina accolgono
Colombo di ritorno dal suo viaggio; intorno sono raffigurati i protagonisti di
questa vicenda e nelle lunette episodi tratti dal diario di bordo di Colombo.
Nel fregio sottostante, quasi seduti ad osservare lo spettatore, ci sono figure
di Indios.
Relativamente al ciclo pittorico del salone del primo piano c'è una
curiosa storia: Francisco de Miranda, colui che pensò ai tre colori giallo, blu
e rosso per la bandiera della Grande Colombia (Stato che diede vita a sua volta
ai tre Stati Colombia, Ecuador e Venezuela che ancora oggi conservano nelle
loro bandiere questi colori) cita tra le sue fonti di ispirazione proprio gli
affreschi di questo salone ed in particolare Cristoforo Colombo che è
raffigurato mentre distende un drappo proprio con quei colori.
Un'iscrizione marmorea in facciata ricorda che qui soggiornò nel 1815
Papa Pio VII, fatto prigioniero da Napoleone mentre era di passaggio a Genova.
Il palazzo è stato donato all'Università di Genova dalla famiglia
Belimbau, ultima proprietaria del palazzo.
194. Palazzo Nicolò Lomellini (Palazzo Lauro)
Sito in Piazza della Nunziata al civico 5, il palazzo venne edificato
alla fine del XVI secolo per volere di Nicolò Lomellini, padre di Giacomo, Doge
della Repubblica.
I bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale lo danneggiarono gravemente. Achille Lauro,
proprietario all'epoca del palazzo, affidò all'architetto Robaldo Morozzo della
Rocca la ricostruzione dell'intero edificio nelle forme attuali.
195. Palazzo Cristoforo Spinola
Sito in Piazza della Nunziata al civico 6, questo palazzo, edificato
per volere di Cristoforo Spinola, viene quasi del tutto ricostruito tra il 1620
e il 1621 per volere di Tomaso Pallavicini.
Nel corso dei secoli successivi il palazzo subisce numerosi
rimaneggiamenti; da ultimo nel 1930 viene aggiunto l'avancorpo con i sottostanti
portici su Via Bensa.
Del tutto perduta l'originaria decorazione a fresco della facciata
sostituita nell'Ottocento da una decorazione monocroma.
Il palazzo oggi è sede delle segreterie amministrative dell'Università
e quindi facimente visitabile.
196. Palazzo Gio. Agostino Balbi
197. Palazzo Gio. Francesco Balbi
Sito in Via Balbi al civico 2,
è il primo palazzo posseduto dalla famiglia Balbi che affaccia su Piazza
della Nunziata.
Gio Francesco Balbi fu l'artefice del suo ampliamento alle dimensione
attuali, dimensioni purtroppo ridotte a seguito dei bombardamenti della seconda
guerra mondiale.
Le decorazioni a stucco degli interni sono opera settecentesca
dell'architetto Gregorio Pettondi.
199. Palazzo Francesco Maria Balbi Piovera (poi Palazzo Raggio)
Edificato tra il 1656 ed il 1674 per volere di Francesco Maria Balbi
su progetto da Pietro Antonio Corradi, architetto di fiducia della famiglia
Balbi, il quale già aveva progettato l'ampliamento a mare del vicino palazzo
Balbi Senarega (civico 4 di Via Balbi), esso si trova in Via Balbi al civico 6.
La proprietà passa dapprima ai Durazzo, poi ai Gropallo ed infine nel
1890 a Edilio Raggio, figura di spicco e noto imprenditore dell'epoca, il quale
intraprende una profonda modificazione dell'intero palazzo affidando il
progetto all'architetto Luigi Rovelli.
Il palazzo viene ampliato fino a ricomprendere l'antico Monastero di
Sant'Antonio che viene inglobato e purtroppo quasi del tutto distrutto (quel
che rimane di questo antico monastero lo trovate descritto nel paragrafo ad
esso dedicato nella pagina di questo sito dedicato a le CHIESE di GENOVA).
Gli interni vengono quasi del tutto rivoluzionati con la costruzione,
tra le altre cose, di uno scenografico scalone sostenuto da archi rampanti e
volte a crociera, decorato lungo le pareti e la volta dal pittore Cesare Viazzi
con allegorie del Risorgimento Italiano a celebrazione della monarchia sabauda.
Sul tetto è stato costruito uno splendido gazebo, visibile dal vicolo
che costeggia il palazzo.
Attualmente questo edificio, ancora di proprietà degli eredi di Edilio
Raggio, è in parte affittato all'Università e quindi facilmente aperto e
visitabile.
200. Palazzo Balbi (Palazzo dell'Ateneo, ex Collegio dei Gesuiti)
Sito in Via Balbi al civico 5, ex Collegio della Compagnia di Gesù e
primo Istituto Universitario della Repubblica, questo edificio, con i suoi
monumentali scaloni che si "arrampicano" sulla collina retrostante, è
forse l'esempio migliore di quella scenografia e magnificenza tipica dei
palazzi barocchi genovesi.
Progettato da Bartolomeo Bianco su un terreno acquistato dalla
Compagnia di Gesù da Stefano Balbi e inaugurato nel 1640, diviene sede
dell'Università degli Studi di Genova nel 1775.
Conserva al suo interno affreschi e decorazioni attribuiti a Giovanni
Andrea Carlone, Domenico Parodi e Sebastiano Galeotti e la Biblioteca della
Compagnia di Gesù.
201. Palazzo Stefano Balbi (Palazzo Reale)
Il primo nucleo di questo palazzo viene edificato tra il 1643 e il 1650 per volere di Stefano Balbi, su progetto degli architetti Pier Francesco Cantone e Michele Moncino. La decorazione delle sale viene affidata ai genovesi Giovan Battista Carlone e Valerio Castello ai quali si affiancano i bolognesi Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli.
L'edificio passa in proprietà ai Durazzo nel 1679: ad Eugenio Durazzo si devono i lavori di ampliamento del palazzo che acquisirà due corpi di fabbrica laterali e la ricostruzione del Teatro del Falcone (andato distrutto da un incendio nel 1702); al nipote Gerolamo Ignazio si devono invece gli ulteriori lavori che porteranno all'aspetto attuale dell'edificio con la costruzione del monumentale scalone e del terrazzo, e l'ampliamento del cortile verso mare.
A questa fase dei lavori risale la realizzazione della magnifica Sala degli Specchi.
Nel 1824 il palazzo passa in proprietà ai Savoia ed inizia una nuova fase di ristrutturazione che coinvolge sopratutto gli spazi interni; tra i tanti artisti che vengono chiamati a lavorare a quest'ultima fase dei lavori del palazzo, ricordiamo tre professori dell'Accademia Linguistica: Michele Canzio, Santo Varni e Michele Isola.
Oggi Palazo Reale è un Museo statale e conserva al suo interno una ricca quadreria con opere di numerosi artisti quali Van Dyck, Tintoretto, Piola, Grechetto, e mobilio genovese del XVII-XVIII Secolo.
Il viaggio nei palazzi privati dei vicoli di Genova non è finito...
(...continua)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Be' che dire..... un lavoro immenso ...
RispondiEliminacomplimenti
Umberto
Meriterebbe un'onorificenza per questo lavoro!! Complimenti!!
RispondiEliminaInteressantissimo lavoro di ricerca e divulgazione. Non appaga ma incuriosisce e spinge ad approfondire. Grazie
RispondiElimina